A poche ore dal primo anniversario del naufragio di Steccato di Cutro, che all’alba del 26 febbraio 2023 costò la vita a circa cento persone, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi si è recato nei luoghi della strage per rendere omaggio alle vittime. Una visita a sorpresa e senza dichiarazioni pubbliche. Prima tappa la prefettura di Crotone, dove ha incontrato le autorità locali, a seguire il «Giardino di Alì», che ricorda una giovane vittima rimasta senza identità, e poi il cimitero di Cutro, dove sono sepolti nove migranti. Piantedosi ha deposto una corona di fiori.

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È UN MINISTRO DIVERSO, almeno nella forma, da quello che il 27 febbraio scorso, mentre ancora si cercavano i corpi in mare, puntava il dito contro le vittime: «La disperazione non può giustificare le condizioni di viaggio che mettono in pericolo la vita dei figli». La seconda gaffe in pochi mesi, dopo che a novembre 2022 aveva definito «carico residuale» i naufraghi bloccati sulle navi Ong davanti alle coste siciliane. Oggi Piantedosi è più attento alla comunicazione: i suoi profili social sfornano quotidianamente card che pubblicizzano l’azione politica o, più di frequente, di polizia. Spesso danno notizia di rimpatri, perfino di singoli individui, o reati commessi da stranieri, con le nazionalità in evidenza.

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CUTRO È STATO UN PUNTO di svolta anche per il ministero, come per tutto il governo costretto a misurare le retoriche anti-migranti e le misure contro il soccorso in mare, il decreto anti-Ong risaliva a un mese e mezzo prima, con 94 bare allineate nel Palasport di Crotone e un odore di morte che era difficile togliersi di dosso. La risposta arrivò in stile Meloni: tutto l’esecutivo riunito nel paesino calabrese il 9 marzo con lei a metterci la faccia per prima, accusare i governi precedenti e lanciare proclami roboanti come «daremo la caccia agli scafisti per tutto il globo terracqueo». Un anno dopo, però, i dati di Arci e Border-Line Europe dicono che tra il 2022 e il 2023, nonostante un amento del 50% degli sbarchi, gli arresti di quel tipo sono calati. Hanno comunque continuato a colpire l’ultimo anello della catena, ovvero chi guida i barconi, spesso per necessità.

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DI CUTRO E DEL CDM resta un decreto poi diventato legge. Con quella misura il governo ha compresso la protezione speciale e cancellato la possibilità di convertirla in un permesso di soggiorno per lavoro. Ha segnato così la sorte dei (pochi) sopravvissuti restati in Italia: tranne uno hanno tutti ricevuto quella tipologia di documento e tra non molto rischieranno la clandestinità. Con quel permesso nessuno ha potuto chiedere il ricongiungimento dei parenti lontani. Era stata una delle principali preoccupazioni avanzate dai familiari delle vittime nell’incontro del 16 marzo a Palazzo Chigi con Meloni, Tajani, Mantovano. Il «massimo impegno per soddisfarne le richieste» è rimasto nel comunicato istituzionale.

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HANNO INVECE AVUTO importanti conseguenze le parole della legge Cutro. Nessuna positiva. Il trattenimento dei richiedenti asilo, introdotto in quell’occasione, è stato sospeso solo dalle decisioni del tribunale di Catania. Se ne riparlerà dopo che la Corte di giustizia Ue stabilirà se la cauzione necessaria a evitare la detenzione rispetta il diritto comunitario o meno. Il sistema di accoglienza, intanto, ha accusato un duro colpo: richiedenti asilo esclusi dai progetti Sai, priorità alle strutture d’emergenza, meno servizi e più deroghe. Hanno cominciato a Cutro e poi sono andati avanti. Come con i Cpr: il prolungamento della detenzione inaugurato a marzo 2023 è stato aumentato ancora fino a 18 mesi nell’ottobre seguente. E già si conta una vittima: Ousmane Sylla.

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IL GOVERNO, dalla sua, ha un numero da sventolare: 4.400. Sono gli sbarchi dal primo gennaio a ieri. Nello stesso periodo erano stati 14.019 l’anno scorso e 5.273 nel 2021. Si vedrà se è un caso o il risultato degli impegni presi con il regime tunisino e le milizie libiche. Intanto, però, non è calato il numero dei morti: 181 vite inghiottite dalla rotta centrale del Mediterraneo, quanto lo scorso anno ma con un terzo degli arrivi.