#ilmanifestodibordo

La Sea-Watch 3 è tornata in mare, diretta verso il Mediterraneo centrale. La nave diventata famosa per lo scontro tra l’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini e la capitana Carola Rackete era stata sottoposta a fermo amministrativo dalle autorità italiane l’8 luglio scorso. Da settembre si trovava nel porto di Burriana. Si è lasciata alle spalle le coste spagnole il 19 febbraio, poche ore dopo che il governo Draghi, con tre ministri della Lega al suo interno, ha ricevuto la fiducia dal Parlamento. Il nostro inviato Giansandro Merli è a bordo per vedere da vicino e raccontarvi in presa diretta quello che accade nel Mediterraneo

La rotta

In mare non ci sono incroci o semafori rossi. La navigazione segue una linea quasi retta, modificata all’occorrenza in base al maltempo o alla profondità delle acque. Il moto è lento e incessante. La velocità media della Sea-Watch 3 è di 7,2 nodi, poco più 13 chilometri orari. Durante questa missione ha percorso in 12 giorni 2.072 miglia nautiche, 3.837 chilometri

Diario di bordo

La Sea-Watch 3 è stata costruita in Giappone nel 1972 come rifornitore offshore e varata l’anno successivo nel porto di Rio de Janeiro. È lunga 51 metri e alimentata da due motori da 813 kw. Nel 2015 ha iniziato a operare come nave di ricerca e soccorso per Medici senza frontiere con il nome di Dignity I. Nel 2017 è stata acquistata da Sea-Watch. Inizialmente batteva bandiera olandese, poi tedesca. È stata detenuta dalle autorità maltesi e italiane in diverse occasioni, ma ogni volta è tornata libera e ha ripreso a solcare il mare (foto di Selene Magnolia)

La Sea-Watch 3 è rimasta ancorata nel porto spagnolo di Burriana dal 22 settembre 2020 al 19 febbraio 2021. Lo ha potuto raggiungere da Palermo con un’«autorizzazione di viaggio singolo» rilasciata dalle autorità italiane, che ne avevano decretato il fermo amministrativo accusandola di alcune carenze. La procedura che ha portato alla detenzione della nave è stata contestata dalla Ong che ha fatto ricorso al Tar. Il Tribunale amministrativo di Palermo ha rimesso gli atti alla Corte di giustizia Ue. Lunedì 15 gennaio, intanto, le autorità spagnole hanno effettuato un «controllo dello Stato di approdo» e dato luce verde per la navigazione. La Sea-watch 3 è stata giudicata a norma anche dallo stato di bandiera, la Germania, e dall’ente di classificazione navale tedesco. Nei mesi precedenti alla partenza, professionisti e volontari si sono alternati per adeguare la nave e renderla ancora più sicura. I 22 membri dell’equipaggio sono solo la punta dell’iceberg delle decine di persone che lavorano a una missione. Prima, durante e dopo. Dietro di loro ci sono le migliaia di sostenitori delle operazioni umanitarie nel Mediterraneo: solo nel 2020 Sea-Watch ha ricevuto donazioni da 16.500 persone. La Ong è attiva dal 2015 ed è stata coinvolta nel soccorso di 37mila persone. A oggi conta di due navi, la Sea-Watch 3 e la Sea-Watch  4, e due aerei di monitoraggio, Moonbird e Seabird

Per chi è andato a dormire la giornata inizia intorno alle 8 con la riunione mattutina. Si fa il punto sulla situazione generale e si ripartono i compiti tra i dipartimenti. A gruppi di due si fanno le pulizie nei diversi pezzi che compongono la nave. Si pranza alle 12 e si cena alle 18. La cucina è vegana, ma chi vuole può aggiungere al piatto formaggi o affettati. La giornata è divisa in sei turni di guardia di quattro ore. Due a testa, ogni giorno, con diverse responsabilità: controllare la rotta, garantire la presenza nella sala macchine, mantenere un presidio sanitario, vigilare sulla sicurezza dei diversi ambienti. La nave non dorme mai

Comandante, capomissione, direttore di macchina, primo e secondo ufficiale di coperta, nostromo, secondo e terzo macchinista, due marinai, cuoca, dottoressa, paramedico, infermiere, piloti dei due gommoni di salvataggio, coordinatore delle operazioni di soccorso, mediatrice culturale, coordinatrice dell’area di recupero, ingegnere informatico, due giornalisti. Sono i 22 membri dell’equipaggio della Sea-Watch 3. Sette donne e quindici uomini. Il più giovane ha 22 anni, la maggior parte meno di 35. Vengono da Germania, Olanda, Francia, Italia, Scozia, Spagna, Austria e Australia. Ognuno di loro ha competenze specifiche nel dipartimento di cui fa parte: ponte di comando, sala macchine, cucina, area medica, ricerca e soccorso, accoglienza, comunicazione. Tutti insieme collaborano per rendere possibile la navigazione.