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Augusta, la lunga attesa dei minori migranti col Covid-19

Augusta, la lunga attesa dei minori migranti col Covid-19I minori stranieri non accompagnati toccano finalmente terra nel porto di Augusta – Selene Magnolia

#ilmanifestodibordo 12 ragazzini senza genitori e un invalido sbarcati solo ieri, dopo 2 notti sulla Sea Wath 3 già attraccata in porto

Pubblicato più di 3 anni faEdizione del 6 marzo 2021
Giansandro MerliSEA-WATCH 3

Non è bastata la Libia, il soccorso d’emergenza nel Mediterraneo e il ritardo nell’assegnazione del porto: per un uomo quasi completamente cieco e 12 minori non accompagnati, tutti positivi al coronavirus, ci sono voluti altri due giorni per toccare terra. I più vulnerabili sono stati sbarcati per ultimi. La Sea-Watch 3 è arrivata ad Augusta mercoledì pomeriggio alle 18. Il trasferimento delle persone soccorse tra venerdì e domenica scorsi è iniziato poco dopo l’attracco. Mercoledì stesso gli adulti sono stati sottoposti a tampone e trasferiti sulla nave quarantena Rhapsody. Ma l’assegnazione del porto in orario pomeridiano e il gran numero di migranti, 363, non hanno consentito di terminare in serata le attività di screening.

SUL PONTE sono rimasti 129 minori, 5 donne incinte con diversi bambini al seguito e la persona non vedente. Giovedì mattina intorno alle 10 due dottori dell’Usmaf (Uffici di sanità marittima, aerea e di frontiera) hanno ripreso i test anti Covid-19 insieme al personale medico di bordo. Sono stati gentili e comprensivi nei confronti di ragazzi che per la prima volta si sottoponevano a questo tipo di esame. Conclusi i tamponi antigenici e trovati 19 positivi i medici sono andati via.

La seconda notte all’aperto sulla Sea-Watch 3 attraccata ad Augusta, foto di Giansandro Merli

Verso le 15 è finalmente iniziato il trasferimento dei minori nelle strutture di accoglienza per la quarantena. Circa tre ore dopo, la nuova sorpresa: dopo aver finito con le donne e i ragazzi negativi il pulmino è scomparso senza che fosse comunicato nulla. Fuori dalla nave è rimasta solo una volante dei carabinieri e un rappresentante di Frontex.

L’EQUIPAGGIO, INCREDULO, ha chiamato la prefettura di Siracusa. La prima volta è stato risposto che non era al corrente della situazione e avrebbe contattato il responsabile del trasporto, il quale ha riferito che per i positivi non c’era un piano per la notte. «Che succede? Se abbiamo una malattia perché non si prendono cura di noi?», chiedevano spaventati i ragazzi all’equipaggio della Sea-Watch 3, in difficoltà perché non era in grado di dare notizie certe né spiegare cosa stesse accadendo. Sudan, Tunisia, Mali, Guinea Conakry e Burkina Faso le nazionalità dei minori.

Alle 20 è arrivata un’ambulanza che ha trasferito a Pozzallo i primi sette ragazzi. Ma ancora nessuna novità per gli altri. I carabinieri presenti sul posto hanno messo in contatto l’equipaggio della nave con la Questura di Siracusa, che ha comunicato che il giorno successivo i minori sarebbero sbarcati. Ancora silenzio sulla sorte della persona non vedente. All’origine del problema ci sarebbe stata la difficoltà di spostare i positivi seguendo le procedure di biocontenimento. Alcuni membri dell’equipaggio, dotati di tutti i dispositivi protettivi, hanno distribuito una cena calda preparata con cura, qualcosa da bere e raccolto messaggi vocali e numeri di telefono per comunicare alle famiglie che i loro figli sono vivi.

IERI MATTINA la prima ambulanza è arrivata alle 11. Gli ultimi sei minori e l’adulto invalido sono scesi dal ponte alle 14. Dall’attracco ad Augusta erano passate 44 ore, dalla prima richiesta del porto di sbarco cinque giorni e mezzo. La legge prevede che dopo un intervento di ricerca e soccorso (Sar) il Place of safety (Pos) sia assegnato il più presto possibile. L’ultimo intervento Sar della nave umanitaria si è concluso intorno alle 5 di lunedì mattina con l’arrivo della Guardia costiera italiana, a 40 miglia nautiche da Lampedusa e 150 dalle coste siciliane.

Gli ultimi minori non accompagnati positivi al coronavirus lasciano la nave, foto di Giansandro Merli

La nave sarebbe potuta entrare in porto tra sei e venti ore dopo e portare tutte le persone sulla terraferma, il luogo dove gli eventi Sar si concludono. Ma le autorità italiane sembrano non considerare il soccorso dei migranti come attività di ricerca e soccorso, ma come eventi migratori. Così invece di Place of safety nella comunicazione ufficiale del porto di sbarco è scritto Port of destination. Può apparire un dettaglio linguistico ma indica l’adozione di diverse procedure e tempistiche. Diverse in base al colore della pelle delle persone soccorse.

TRA I 363 MIGRANTI messi al sicuro sulla Sea-Watch 3 sono risultati positivi al coronavirus in 50 (tutti asintomatici). L’aver prolungato la permanenza a bordo ha esposto sia le persone soccorse che i membri dell’equipaggio a ulteriori rischi sanitari. Andava evitato.

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