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Arriva il passaporto: Sea-Watch oggi sbarca ad Augusta

Arriva il passaporto: Sea-Watch oggi sbarca ad AugustaDistribuzione di tè e barrette energetiche sulla Sulla-Watch 3 – Selene Magnolia

Mediterraneo Migranti stremati. Il porto di destinazione comunicato 72 ore dopo la prima richiesta. L'arrivo previsto verso le 16

Pubblicato più di 3 anni faEdizione del 3 marzo 2021
Giansandro MerliSea-Watch 3

La Sea-Watch 3 sbarcherà oggi nel porto siciliano di Augusta. Dovrebbe giungere a destinazione questo pomeriggio intorno alle 16. La notizia è stata comunicata ieri sera dal centro per il coordinamento marittimo di Roma al ponte di comando, mentre la nave si trovava in acque territoriali italiane non lontano da Porto Empedocle.

A BORDO ci sono 363 migranti soccorsi in cinque diversi interventi tra venerdì e domenica. Uno su tre ha meno di diciotto anni. Hanno vissuto in Libia, per mesi o anni, e raccontato in questi giorni di navigazione le violenze, le vessazioni, le detenzioni subite. Sono sopravvissuti all’attraversamento del Mediterraneo e messi temporaneamente al sicuro sui ponti della nave umanitaria. L’equipaggio ce l’ha messa tutta per garantire cibo e acqua, per provare a offrire assistenza medica e far rispettare le norme anti Covid-19, per stemperare il rischio di tensioni dovute alla stanchezza e alle condizioni sempre più difficili. Ma non è in mare che si concludono gli interventi di soccorso.

QUANDO IERI mattina i cellulari hanno iniziato a ricevere la rete dalle coste siciliane i migranti che avevano un telefono in tasca, protetto con cura da spessi involucri di plastica, hanno provato a chiamare le rispettive famiglie per dare la buona notizia: «Siamo vivi». Qualcuno aveva un po’ di credito, la maggior parte chiedevano ai membri dell’equipaggio di aprire l’hotspot dei propri smartphone per avere accesso alla rete.

SUCCESSIVAMENTE si sono iniziati a scorgere dei lembi di terra: a quel punto è esplosa la gioia. Ma alla domanda, ripetuta decine di volte, se era finalmente arrivato il momento dello sbarco nessuno ha potuto rispondere per tutta la giornata. «Non lo sappiamo, abbiamo chiesto il porto ma non ci hanno ancora fatto sapere niente», diceva l’equipaggio. «Che succede se l’Italia rifiuta di accoglierci?», chiedeva preoccupato un cittadino del Camerun. Anche in questo caso: nessuno aveva la risposta.

LA PRIMA richiesta di Pos è partita dal ponte di comando della nave sabato sera alle 20, diretta a Italia e Malta (che come sempre ha rifiutato). È stata ripetuta altre tre volte, una al giorno. La situazione si è sbloccata soltanto dopo 72 ore. Le ragioni del maggiore ritardo rispetto ai due casi più recenti non sono chiare.

LE ULTIME missioni umanitarie sono state quella di Ocean Viking, che si è conclusa ad Augusta l’8 febbraio con lo sbarco di 343 persone, e quella di Open Arms, che ha fatto scendere a Porto Empedocle 146 persone il 16 febbraio. Il Place of safety (Pos) era arrivato rispettivamente dopo 41 e 16 ore dalla richiesta. L’unica differenza tra le navi sembra essere lo Stato di bandiera. Per la prima è la Norvegia, per la seconda la Spagna. Le due Sea-Watch, invece, battono bandiera tedesca.

TEDESCA è anche la nave Alan Kurdi, della Ong Sea-Eye, che rimane l’unica ancora in stato di fermo amministrativo nel porto di Olbia dopo che ieri il Tar siciliano ha sospeso la stessa misura che bloccava la Sea-Watch 4 al molo di Palermo dal 20 settembre scorso. Il provvedimento era stato disposto dalle autorità italiane sulla base della direttiva comunitaria 2009/16/ce che disciplina i poteri di controllo degli Stati di approdo.

LA SUA INTERPRETAZIONE sarà stabilita dalla Corte di giustizia Ue, ma intanto le argomentazioni esposte dal tribunale amministrativo danno ragione alla Ong: l’Italia pretende che vengano rispettati requisiti per le attività di ricerca e soccorso «sistematiche» che non sono presenti da nessuna parte, né nella sua legislazione, né in quella dello Stato di bandiera dell’imbarcazione. Inoltre, i controlli dello Stato di approdo si devono limitare alla verifica di requisiti e certificazioni e non possono pretendere una riclassificazione della nave; la tutela della vita umana deve prevalere sulle altre ragioni, come la protezione dell’ambiente marino.

HA RIBADITO il Tar nella sua ordinanza: «La navigazione successiva alle operazioni di soccorso dovrebbe essere limitata temporalmente a quanto strettamente necessario ai fini dell’individuazione del cosiddetto luogo sicuro (Place of safety o Pos)». Parole che ieri facevano l’eco alla vicenda della Sea-Watch 3, che vagava ancora senza meta. Al momento nel Mediterraneo centrale non ci sono navi delle Ong. La Ocean Viking ha raggiunto Marsiglia lunedì scorso, dopo il termine della quarantena, e sta preparando una nuova missione. Open Arms ha mollato ieri gli ormeggi da Porto Empedocle, alla fine del periodo di isolamento sanitario, con la prua diretta verso il porto di Barcellona.

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