Nel Mediterraneo un naufragio e 15 morti. Sulla Sea-Watch 363 persone
#ilmanifestodibordo Sulla nave umanitaria due dei tre ponti sono pieni di donne, uomini, bambini, famiglie, minori non accompagnati. L'equipaggio sta lottando da questa mattina, da solo, in un mare abbandonato dalle istituzioni. Almeno sette le imbarcazioni partite oggi: tre sono ancora senza assistenza
#ilmanifestodibordo Sulla nave umanitaria due dei tre ponti sono pieni di donne, uomini, bambini, famiglie, minori non accompagnati. L'equipaggio sta lottando da questa mattina, da solo, in un mare abbandonato dalle istituzioni. Almeno sette le imbarcazioni partite oggi: tre sono ancora senza assistenza
Non c’è giorno di riposo per chi fugge dalla Libia. In questa domenica drammatica almeno sette imbarcazioni hanno lasciato il paese nordafricano: tre sono state soccorse dalla Sea-Watch 3, tre sono state avvistate dall’aereo civile Moonbird e al momento sono in mare, un’altra si è ribaltata a cinque chilometri dalle coste libiche. Trasportava 110 persone e secondo l’Oim, che ha raccolto le testimonianze dei sopravvissuti, almeno 15 sono morte.
Alarm Phone (Ap) aveva lanciato l’Sos nella notte, ma per molte ore è caduto nel vuoto. Quando la cosiddetta «guardia costiera libica» è arrivata sul posto era già troppo tardi per evitare l’ennesima strage. «Avevamo allertato le autorità ma hanno ritardato l’intervento», accusa adesso Ap.
È andata molto meglio alle 214 persone soccorse oggi dalla Sea-Watch 3. Sulla nave umanitaria la giornata è iniziata prestissimo. Il primo intervento è avvenuto nel buio, a partire dalle 3.20 italiane. 73 persone viaggiavano su un gommone grigio partito probabilmente dalle vicinanze di Zawiya e incontrato a circa 29 miglia nautiche a nord della costa. A bordo 16 donne e molti minori. Diversi migranti avevano ustioni causate dallo sversamento di benzina.
Il soccorso notturno, foto di Selene Magnolia
La seconda operazione è iniziata alle 10.50. Un’imbarcazione in legno celeste era stata avvistata dall’aereo civile Moonbird, sempre della Ong Sea-Watch, 40 miglia nautiche a nord della città libica di Zuwarah. Dall’alto sembrava che a bordo ci fossero una quarantina di persone ma quando i due Rhib, i gommoni di salvataggio, si sono avvicinati hanno notato che la linea di galleggiamento era molto bassa.
Le persone, molto agitate, indicavano il fondo della barca. Al suo interno in uno spazio alto circa mezzo metro, insieme alle taniche di benzina, c’erano altre decine di migranti. In totale sono state trasferite sulla nave 98 persone.
Il secondo soccorso, foto di Selene Magnolia
Il terzo soccorso è cominciato alle 13.15: il più difficile dei cinque portati a termine negli ultimi tre giorni. La barca, anche questa in legno celeste e di fattura simile alla precedente, era stata localizzata da Moonbird. Anche stavolta le persone che si vedevano dall’alto erano meno della metà di quelle che effettivamente si trovavano a bordo. Quando i Rhib si sono avvicinati il peso era pericolosamente sbilanciato su un lato.
Il rischio di capovolgimento era altissimo. Per questo le due squadre di soccorso si sono avvicinate contemporaneamente, dai due lati, provando a stabilizzarla con le braccia. Il trasferimento è stato realizzato in condizioni di assoluta emergenza ma è andato a buon fine. Alla fine 45 persone sono state portate in sicurezza a bordo della Sea-Watch 3.
La barca a rischio capovolgimento, foto di Selene Magnolia
Le altre tre imbarcazioni in legno avvistate da Moonbird dovrebbero trasportare 40, 60 e 70 persone. Ma anche in questo caso sono solo stime che potrebbero nascondere numeri molto più alti. Una si trova sicuramente nella zona di Search and Rescue (Sar) maltese e secondo i calcoli sulla rotta anche le altre due vi sarebbero entrate. L’aereo ha avvisato le autorità italiane, maltesi e libiche, ma per il momento nessuno ha preso in carico i casi.
Sulla nave umanitaria, intanto, i migranti sono diventati 363 dopo le operazioni di oggi. Due ponti su tre sono pieni di gente. Donne, uomini, bambini, famiglie, minori non accompagnati. Persone in buona salute e invalidi. Giovani e adulti. Avvolti nelle coperte termiche e in quelle grigie di lana pesante. Tutti attendono di toccare finalmente terra. Nel corso della giornata hanno osservato il via vai dei Rhib, incoraggiando dall’alto le squadre di soccorso. La cucina è a lavoro per offrire cibo ai naufraghi e la distribuzione va avanti a ciclo continuo.
Sulla Sea-Watch 3 ci sono 363 persone, foto di Selene Magnolia
«Ancora una volta l’Europa si volta dall’altra parte mentre le persone annegano e le organizzazioni civili per il soccorso in mare fanno del loro meglio per mettere fine alle morti e ai respingimenti illegali nel Mediterraneo», afferma Hugo Grenier, capomissione della Sea-Watch 3. Ieri sera il capitano della nave ha chiesto un porto sicuro per lo sbarco a Italia e Malta, ma finora non ha ricevuto alcuna risposta.
L’equipaggio sta lottando da stamattina, da solo, con tutte le forze a sua disposizione per salvare vite umane in un Mediterraneo abbandonato dall’Unione Europea e a dai suoi paesi membri, un mare che oggi avrebbe potuto inghiottire decine e decine di esseri umani. La prua è rivolta verso nord. È ora che qualcuno si assuma le responsabilità che gli competono.
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