L’impennata dell’inflazione sta avvenendo contemporaneamente a uno shock energetico e a uno shock in Cina prodotto dalle quarantene decise per bloccare la nuova diffusione del Covid. Insieme al rallentamento e alla disconnessione delle catene globali di approvvigionamento questi eventi stanno colpendo duramente l’economia europea che ha maturato aspettative illusorie in un rimbalzo tecnico dopo il crollo avvenuto nel primo anno della pandemia. E poi ci sono anche i contraccolpi prodotti sul caro energia e beni alimentari dalla guerra russa in Ucraina.

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IN QUESTO CONTESTO la Commissione Europea ieri ha rivisto nuovamente le stime della «ripresa» in questi termini. Il prodotto interno lordo continentale dovrebbe essere del 2,7% nel 2022 e del 2,3% nel 2023. Le previsioni di febbraio indicavano una espansione dell’economia rispettivamente del 4 e del 2,7%. La situazione italiana non è (troppo) dissimile da quella europea. Secondo le previsioni comunitarie, l’economia dovrebbe crescere del 2,4 e dell’1,9% (le stime precedenti parlavano di +4,1 e di +2,3%). Il deficit e il debito «continueranno a calare ma restano alti». Il deficit passerà dal 7,2% dell’anno scorso, al 5,5% nel 2022 per scendere al 4,3% l’anno successivo. Il debito pubblico, dal 150,8% del 2021 calerà al 147,9% quest’anno e al 146,8% nel 2023.

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SE LE FORNITURE DI GAS dalla Russia dovessero essere tagliate, l’economia Ue andrebbe in recessione. L’Italia è, tra gli altri, «uno dei maggiori importatori di gas naturale russo tra i paesi dell’Ue» e «sarebbe gravemente colpita da brusche interruzioni dell’approvvigionamento». Lo ha sostenuto ieri il commissario europeo all’Economia Paolo Gentiloni in una conferenza stampa a Bruxelles dove ha presentato diversi scenari non tutti positivi. «Sicuramente c’è molta attenzione rivolta alla parola stagflazione. Nelle stime riscontriamo altissimi livelli di inflazione, e una delle crescite verso il basso più significative anche se non siamo a livelli negativi. Questo sarebbe possibile se si materializzasse dello scenario più negativo» per l’Europa, ha detto Gentiloni.

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DUE QUESTIONI allora si pongono a questo punto: l’eventuale modifica del «Piano nazionale di ripresa e resilienza» (Pnrr) e lo scostamento di bilancio chiesto in Italia in pratica da tutte le forze politiche che sorreggono il governo Draghi. Il «Pnrr» è stato concepito in tutt’altro scenario economico, ottimistico senza considerare un altro tuffo nella crisi, come sta avvenendo. «Noi ora abbiamo un’economia che rallenta magari aggiustando la mira da qualche parte, ma senza la pretesa di rimettere tutto in discussione – ha detto Gentiloni, – Ci sono alcune cose che con il Pnrr non si possono fare: non si possono fare spese sulla difesa. Certo si possono aggiustare alcuni obiettivi, perché nel frattempo i costi di produzione o di alcune materie prime sono schizzati alle stelle. La Commissione è apertissima a discussioni con i diversi Paesi su questo o quell’aggiustamento mirato». Dunque: prima vengono le spese militari. Poi, si vedrà il resto. Il Welfare? Non pervenuto.

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SECONDO PUNTO: lo scostamento di bilancio. Su questo Gentiloni ha ribadito la posizione del presidente del Consiglio Mario Draghi e del ministro dell’economia Daniele Franco. Le misure di sostegno a certe categorie e a fasce deboli della popolazione non vanno finanziate con l’aumento del debito. Ulteriori politiche di sostegno sono «certamente possibili, ma con prudenza – ha detto Gentiloni – Lo spazio fiscale sia collegato alla capacità che il governo ha dimostrato di legare misure di supporto mirate e temporanee a delle fonti di entrate». Ma, «se queste misure venissero prese con scostamenti di bilancio, la prudenza sarebbe meno considerata».

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SEBBENE in queste settimane di negoziazioni si stia andando verso la proroga della sospensione del «Patto di stabilità» Ue verso il 2023 la distinzione tra «debito buono» e «cattivo fatta da Draghi è un ricordo. Bonus e incentivi sì, grandi visioni no.