Economia

Manovra e certezze: pensionati bancomat

Manovra e certezze: pensionati bancomatUna manifestazione di Spi Cgil e Uilp contro i tagli sulle pensioni – Foto LaPresse

Poco Previdenti Forza Italia spunta l’aumento delle «minime» per i suoi elettori: regalo a chi spesso ha eluso i contributi: artigiani e commercianti. Decine di migliaia di euro sugli assegni di tutti gli altri

Pubblicato 18 minuti faEdizione del 6 ottobre 2024

Nonostante i proclami di Salvini sulla cancellazione della Fornero, il governo Meloni in due manovre di bilancio ha sempre tagliato sulle pensioni. E nel Piano strutturale di Bilancio ha messo nero su bianco la necessità di andare perfino oltre la «Fornero»: aumentare l’età pensionabile per far fronte all’invecchiamento generale.

QUANTO ALLA RIVALUTAZIONE degli assegni rispetto all’inflazione solo il drastico calo dell’indice del costo della vita nel 2024 – si prevede un 1% per una spesa che scenderebbe a soli 600 milioni – ha convinto Giorgetti a non tagliare ulteriormente, ma l’effetto trascinamento dei mancati aumenti avrà comunque effetti pesanti negli anni prossimi.

L’unico contentino arriva sotto la spinta di Forza Italia – che difende artigiani e commercianti che spesso hanno eluso di versare i contributi e per questo hanno assegni bassi – e per tenersi buona almeno la Cisl: Giorgetti ha accettato di aumentare l’assegno sociale (le ex pensioni minime) oltre i 621 euro rispetto ai 614,77 di quest’anno, quindi oltre l’1% di inflazione prevista. Anche in questo caso, il costo irrisorio – poche decine di milioni per i circa 2 milioni di pensionati – ha convinto il Mef a venire incontro alle richieste di Tajani.

AI SINDACATI GIORGETTI ha promesso di tornare «alla legge vigente sulla rivalutazione, salvo indicazioni diverse dal parlamento». Una frase che lascia tutto aperto: se serviranno risorse aggiuntive il taglio delle pensioni è lo strumento più semplice e profondo. Anche per questo Spi Cgil mantiene la mobilitazione annunciata per fine mese con lo slogan «Il potere d’acquisto logora chi non ce l’ha». Il cosiddetto «metodo a scaglioni Prodi», in vigore fino al 2011, prevede il 100% di rivalutazione per importi dei trattamenti pensionistici fino a quattro volte il trattamento minimo Inps, poi del 90% per gli assegni tra quattro e cinque volte, del 75% per le fasce superiori. Dunque neanche in questo caso ci sarebbe piena rivalutazione. E rimarrebbe l’effetto trascinamento dei tagli degli ultimi due anni pari a 10 miliardi. Se poi si considera il complesso dei risparmi che si cumulano per le misure già prese, nel decennio 2023-2032 si arriva addirittura a 61 miliardi lordi (36,8 netti), mentre dal 2011 sono ben 30 i miliardi risparmiati dalla Fornero e usati per ripianare il debito pubblico, non certo per le pensioni dei giovani.
Secondo la Cgil i tagli proiettati sull’aspettativa di vita media possono raggiungere cifre elevate: 8.772 euro per un pensionato con 1.732 euro netti.

E NON È FINITA qui. Rimane l’ipotesi di allungare le finestre d’uscita – passando da tre a sei mesi i mesi di attesa per ottenere il primo assegno. Il governo poi dovrà prendere una decisione sulle tre misure previdenziali in scadenza a fine anno: Quota 103, Ape sociale e Opzione donna. Se la progenitrice del flop Quota 100 ormai non interessa quasi a nessuno, le altre due misure sono gli unici strumenti di flessibilità del sistema, sebbene i paletti siano stati stretti all’inverosimile tanto da ridurre di molto le richieste nell’ultimo anno.

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