Record povertà, salari fermi: Meloni, fine della narrazione
Destra asociale Il rapporto annuale dell’Istat smentisce la realtà parallela costruita dal governo. Il racconto di un paese in bilico dove aumentano le disuguaglianze dopo 30 anni di politiche complici: 5,7 milioni di persone sono in «povertà assoluta» in Italia: per l’Istat è un record dal 2014 quando in tale condizione erano poco più di 4 milioni
Destra asociale Il rapporto annuale dell’Istat smentisce la realtà parallela costruita dal governo. Il racconto di un paese in bilico dove aumentano le disuguaglianze dopo 30 anni di politiche complici: 5,7 milioni di persone sono in «povertà assoluta» in Italia: per l’Istat è un record dal 2014 quando in tale condizione erano poco più di 4 milioni
Record della povertà, salari fermi, crolla il potere di acquisto, cresce il lavoro povero. La realtà parallela che il governo Meloni prova, inutilmente, a costruire da un anno e mezzo ieri è stata smontata dalla pubblicazione del rapporto annuale 2024 dell’Istat. Nel silenzio di quasi tutti gli esponenti dell’esecutivo e della maggioranza, di solito loquaci quando si tratta di equivocare e non capire i dati sull’occupazione, ieri è stato messo nero su bianco che la povertà assoluta ha raggiunto livelli mai visti da dieci anni a questa parte. Cinque milioni e 752 mila persone hanno gravissime difficoltà economiche, sociali, personali e 1,3 milioni di minorenni sono in grave deprivazione materiale e sociale.
La redazione consiglia:
Povertà, l’Ue boccia Meloni: «Aumenterà con le sue politiche»DIECI ANNI FA, nel 2014, erano state calcolate poco più di 4 milioni di persone in questa condizione. I dati non colgono ancora in pieno gli effetti della decisione, presa tra maggio e dicembre 2023, dal governo di restringere l’accesso all’«assegno di inclusione» e al «supporto lavoro e formazione» che hanno sostituito il «reddito di cittadinanza». Per questo, l’anno prossimo, i dati saranno peggiori. E sarà tutta farina del sacco di Meloni & Co.
La redazione consiglia:
Più lavoro povero, meno salari: è subito propagandaNONOSTANTE IL BUON andamento del «mercato del lavoro» che ha registrato tra il 2022 e il 2023 un aumento dell’1,8% in entrambi gli anni, sono cresciuti contemporaneamente i lavoratori poveri («working poors»), quelli che sono in «povertà relativa», soprattutto nei settori «di punta» di un’economia ormai basata su ristorazione, turismo e servizi poveri. In questa cornice l’incidenza della povertà assoluta tra gli occupati è aumentata dal 4,9% nel 2014 al 7,6% del 2023. Non essendo cambiato strutturalmente il mercato del lavoro, e tanto meno il Jobs Act di Renzi e del Pd ( la Cgil si propone di abolire con un referendum), è certo che questa condizione sia cresciuta anche tra chi è stato assunto nell’ultimo anno. In più l’Istat sostiene che è «povero», ad esempio, il 14% degli operai rispetto al 9% registrato nel 2014. Quest’altro numero, tradotto nella realtà, significa che il reddito da lavoro non è più in grado di proteggere le persone e il loro nucleo familiare da un grave disagio economico e sociale. A questo si aggiunge il ricorso al lavoro part-time involontario, le più colpite sono le donne, in particolare quelle più giovani. È un fenomeno macroscopico, soprattutto al Sud. Già nel 2022 era del 57,9 per cento in Italia, il 50,8 in Spagna, il 25,9 in Francia, il 6,1 per cento in Germania.
La redazione consiglia:
Il reddito è di baseLA PAROLA DEFINITIVA è stata messa sulle misure caricaturali del governo Meloni contro la super-inflazione. Non occorrerebbe, dato che lo stesso esecutivo se ne è vergognato e non le ha rinnovate. Ma è utile vedere i dati che arrivano fino a dicembre 2023, quando è scaduto il «carrello tricolore anti-inflazione». Il lavoro si è impoverito ulteriormente perché il potere di acquisto dei salari non è stato sostenuto dai dovuti aumenti contrattuali cospicui e tempestivi. I dati sono impressionanti: le retribuzioni contrattuali orarie, nel biennio 2021-2023, sono aumentate del 4,7% mentre l’indice armonizzato dei prezzi al consumo (Ipca) del 17,3%. Un abisso. Da ottobre 2023 le retribuzioni sono aumentate, ma solo perché l’inflazione è diminuita. Una tendenza confermata nel primo trimestre del 2024. Ciò ha penalizzato le famiglie più povere, le hanno indotte a intaccare i risparmi e a spendere di più per casa, acqua, elettricità, gas, cibo.
La redazione consiglia:
L’invenzione dei «lazzaroni» e l’apologia del lavoro servileALTRA QUESTIONE è la produttività del lavoro. In volume, il Prodotto interno lordo (Pil) per ora lavorata in Italia è cresciuto di solo l’1,3 per cento tra 2007 e 2023, contro il 3,6 per cento in Francia, il 10,5 in Germania e il 15,2 per cento in Spagna. «La stagnazione della produttività del lavoro è uno degli elementi che ha caratterizzato il debole andamento del Pil negli ultimi vent’anni e il conseguente allargamento del divario di crescita con le altre principali economie dell’Ue» ha commentato l’Istat. In 15 anni tale divario è aumentato di oltre 10 punti rispetto alla Spagna, 14 alla Francia, 17 alla Germania. Rispetto al 2019 il Pil nominale è cresciuto del 4,2%, più rapidamente delle maggiori economie Ue ma il divario con la crescita di quello reale resta ampia.
NON TUTTO, ovviamente, è farina del sacco del governo Meloni. Ma come gli altri, dal 1991 a oggi, anch’esso è l’espressione organica di una politica di classe che ha imposto la più violenta repressione salariale nei paesi Ocse. Negli ultimi trent’anni i salari reali in Italia sono rimasti fermi con una crescita simbolica dell’1% a fronte del 32,5% registrato in media nell’area Ocse. Considerata il drastico cambio di congiuntura politico-economica, con l’austerità di ritorno e una procedura di infrazione per deficit eccessivo incombente, Meloni & Co. dimostreranno che la loro esistenza dipende dalla conservazione di questo stato di cose. È il marchio di fabbrica del capitalismo straccione italiano. E lo è della politica che, in mancanza di lotte, si conforma ad esso. La storia, in fondo, sta tutta qui.
I consigli di mema
Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento