L’Ue cambia strada: i fondi coesione dirottati sulla difesa
Svolta a destra Il Financial Times rivela: dei 379 miliardi per ridurre i divari è stato impiegato solo al 5%. Quella posta potrebbe finire in armi
Svolta a destra Il Financial Times rivela: dei 379 miliardi per ridurre i divari è stato impiegato solo al 5%. Quella posta potrebbe finire in armi
L’angolo di attacco per rilanciare la Ue e, al tempo stesso, rispondere all’indifferenza Usa accentuata dalla vittoria di Trump è accelerare sulla difesa comune europea. Ieri all’Eliseo il nuovo segretario della Nato, l’olandese Marc Rutte, ha lanciato un messaggio a Trump, ricordando all’isolazionista che «la guerra della Russia all’Ucraina è una sfida anche per la sicurezza Usa». Mentre a Strasburgo l’estone Kaja Kallas, candidata alla carica di Alta rappresentante per la politica estera e la difesa, ha ripetuto che la Ue deve sostenere l’Ucraina «fino a quando sarà necessario».
NELL’INCONTRO con Rutte, Emmanuel Macron ha insistito sulla necessità non solo di «un’Alleanza forte» ma al suo interno di «una crescita di potenza» della Ue. Oggi al Collège de France, Macron discuterà di competitività europea con Mario Draghi, che nel suo recente Rapporto alla Ue ha dedicato ampio spazio allo sviluppo della difesa, valutando intorno ai 500 miliardi la spesa dal prossimo anno. Il commissario-candidato alla nuova carica sulla Difesa europea, il lituano Andius Kubilius, ha spiegato nella sua audizione di fronte al Parlamento europeo la scorsa settimana che la Ue deve «spendere di più» per la propria difesa, deve «creare un mercato europeo», certo «non per fare la guerra ma per mantenere la pace».
STA DI FATTO che gli europei, che gli americani hanno definito «scrocconi» perché non pagano abbastanza per l’ombrello Usa nella Nato (è stato posto un obiettivo del 2% del Pil ma si tende già ad alzare il livello), devono trovare i finanziamenti per questa politica. Ma i «frugali» frenano sull’eventualità di un nuovo prestito comune, mentre non si è ancora concluso il ciclo del NextGenerationEu, con i suoi 750 miliardi. Il Financial Times rivela che nella Ue è in corso una discussione per utilizzare soldi che non sono stati spesi ma già stanziati: si tratta dei Fondi di coesione, 379 miliardi previsti nel bilancio Ue 2021-27, cioè un terzo del budget dell’Unione (secondo capitolo di spesa dopo la Pac), che sarebbero stati impiegati finora solo al 5%. Anche il commissario-candidato italiano Fitto, nell’audizione di ieri, ha accennato in modo fumoso a un «legame» dei Fondi coesione con le «basi» del prestito del piano di rilancio, sul modello della Frr (cioè lo strumento temporaneo «Facilità ripresa e resilienza»).
L’IDEA che si è poi concretizzata nei Fondi di coesione, cioè di ridurre le ineguaglianze tra le regioni europee, è alla base stessa della costruzione europea dal 1957, mentre la politica dei fondi strutturali economici, sociali e territoriali è nell’Atto unico del 1986. Dal Feder (sviluppo regionale), al Fse (fondo sociale), al fondo speciale per i paesi con un reddito al 90% inferiore alla media Ue, fino al Ftj (Fondo per una Transizione giusta), istituito nel 2021 per far fronte alle conseguenze della transizione ecologica, è una costruzione importante, che funziona in cofinanziamento con gli stati membri e gli enti locali. I Fondi di coesione hanno permesso allo spazio Ue di far diminuire i grossi scarti.
I MAGGIORI BENEFICIARI sono le regioni meno sviluppate, che hanno un Pil per abitante inferiore al 75% della media Ue. Oggi il primo beneficiario è la Polonia, che si è trasformata in una delle zone più attive della Ue (anche politicamente in questo periodo di crisi in Francia e Germania), con 76,5 miliardi. Seguono l’Italia, la Spagna e la Romania. Il reddito pro capite nell’Europa dell’est, grazie a questi fondi, è passato dal 52% della media Ue del 2004 all’80% di oggi. Questi fondi sono stati investiti nei trasporti, nella ricerca, nello sviluppo del digitale, per l’energia, a favore della piccola e media impresa, per la formazione dei lavoratori. Per reagire al Covid, con React-Eu erano stati stanziati 47,5 miliardi.
LO SVILUPPO DELLA DIFESA, anche per quello che riguarda la produzione di armamenti, è considerato adesso un elemento centrale di sviluppo. Secondo l’ultimo rapporto dell’Istituto internazionale di Studi strategici, l’Europa ha insufficienti capacità di difesa, anche se la spesa è aumentata del 50% dopo l’aggressione della Crimea da parte della Russia nel 2014. Gli europei della Nato continuano a privilegiare gli acquisti di armamenti negli Usa (più del 50%, mentre gli acquisti in Europa sono interno al 30%). La Ue, che aveva promesso all’Ucraina di fornire un milione di munizioni, è arrivata a 700mila sfondando i tempi dell’impegno preso.
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