Economia

Manovra, la scuola sciopera, i pensionati in piazza: «Non siamo i bancomat del governo»

Manovra, la scuola sciopera, i pensionati in piazza: «Non siamo i bancomat del governo»

I tagli agli italiani Legge di bilancio, cresce la protesta: il caso delle pensioni minime e dei bassi stipendi dei docenti e del personale nella scuola. L'allarme dei comuni toscani dell'Anci: «Sciagurata la riduzione della spesa sociale». Modifiche alle norme sul gioco di azzardo, Fratoianni (Avs): "C'è un governo di biscazzieri"

Pubblicato 3 giorni faEdizione del 25 ottobre 2024

Prima dei medici che faranno sciopero il 20 novembre, saranno i pensionati a protestare contro la legge di bilancio varata dal governo Meloni. Lunedì 28 e giovedì 31 ottobre manifesteranno in tutto il paese contro l’aumento delle pensioni minime di soli 3 euro (da 614,77 a 617,9 euro) e «l’assenza di risposte sull’allargamento del diritto alla quattordicesima mensilità». «Sono alcuni esempi dei fallimenti della legge di bilancio» sostiene Tania Scacchetti (Spi Cgil).

ANCHE NELLA SCUOLA i docenti e il personale amministrativo si sentono come bancomat che finanziano le ricette fiscali e i tagli voluti dall’esecutivo. Sempre giovedì 31 ottobre sarà il giorno dello sciopero della scuola, dei lavoratori dell’università, degli enti di ricerca, delle accademie e delle scuole non statali. Ci sarà una manifestazione al ministero dell’Istruzione a Roma e sit-in in 40 città.

«LA MANOVRA viene finanziata con i tagli a tutti i settori della conoscenza, un taglio lineare del 5% che significa ridurre il turnover per l’università e per la ricerca – sostiene Gianna Fracassi, segretaria della Flc-Cgil – Per la scuola diventa un taglio secco di 5.660 docenti e 2.174 Ata. Vanno ad aggiungersi alle emergenze della scuola come il precariato: un lavoratore su 4 non ha un contratto stabile. La mancanza di continuità didattica danneggia seriamente gli studenti e le loro famiglie».

I BASSI STIPENDI e gli aumenti previsti dal governo nel prossimo rinnovo contrattuale, questi sono i problemi: «A fronte di un inflazione che in questi tre anni ha raggiunto quasi il 18% . spiega Fracassi – il governo ha messo sul piatto un misero 5,78% che tra l’altro ha distribuito per metà lo scorso anno. Quindi se domani si aprissero le trattative, in busta paga noi potremmo vedere al massimo 35 euro netti medi (chi di più, chi di meno), cioè un terzo di quanto dovuto. Stanno facendo cassa sui nostri stipendi».

LA PROSPETTIVA di oltre 5 miliardi di tagli lineari a ministeri e enti locali nei prossimi anni contenuti nella manovra rappresenta uno scenario cupo per una parte dei sindaci dell’Anci. Susanna Cenni, sindaca di Poggibonsi e presidente di Anci Toscana, ieri ha lanciato un allarme: «Ho visto le prime schede della legge di bilancio – ha detto – Mi preoccupano moltissimo. è una scelta sciagurata perché quando si taglia sulla spesa corrente e sui servizi si taglia il futuro delle città. Confido molto in una posizione trasversale e unita di tutti i sindaci nel reagire. Abbiamo fatto attenzione nel rendere più efficiente la spesa pubblica, non poissiamo chiedere ancora uno sforzo e un sacrificio alle amministrazioni perchè lo chiederemmo ai cittadini».

L’APPELLO non sembra essere stato però raccolto dal presidente dell’Anci Roberto Pella (sindaco di Valdengo e deputato di Forza Italia): «Per i comuni è una manovra positiva – ha sostenuto – Il governo ha dato una mano sulla spesa per il sociale e in particolare per i minori. Ci sarà un accantonamento di 130 milioni di euro che potranno essere usati l’anno successivo in conto capitale a determinate condizioni». Soddisfazione anche per le risorse in più per le città metropolitane (+50 milioni). I tagli ai comuni, province e città metropolitane saranno di 1 miliardo e mezzo fino al 2029, si legge nell’articolo 104 della manovra.

MOLTO PIÙ PREOCCUPATI sono sembrati ieri i sindaci dell’Unione nazionale comuni comunità enti montani (Uncem). Sempre l’articolo 104 taglia più di 500 milioni fino al 2030 ai comuni con meno di mille abitanti. Colpiti gli investimenti sulla messa in sicurezza di scuole e strade e per l’abbattimento delle barriere architettoniche. «Devono essere assolutamente eliminati» ha detto Marco Bussone, presidente dell’Uncem.

LA RICERCA di risorse ha spinto il governo a progare di due anni le concessioni sul gioco di azzardo e ad aumentare le estrazioni di lotto e Superenalotto. «Un governo di biscazzieri, fanno cassa sulla pelle dei più fragili ed esposti alla ludopatia» ha commentato Nicola Fratoianni di Avs.

UN ALTRO FRONTE dei tagli è quello della Rai. Qui i problemi sono due. La manovra punta a tagliare le spese per il personale dal 2% al 4% dal 2026 al 2027. In più c’è il giallo della conferma della riduzione del canone da 90 a 70 euro. Era stata annunciata dal ministro dell’Economia Giorgetti ma nella manovra non sembra esserci traccia. Sulla questione è in corso uno scontro tra Lega che vuole abbassare il canone e alzare il tetto alla pubblicità e Forza Italia che invece sembra temere la penalizzazione di Mediaset.

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