Economia

Legge di bilancio congelata da Bruxelles: avanti tagli e privatizzazioni

Paolo Gentiloni e Giancarlo Giorgetti foto AnsaIl commissario Ue all'Economia Paolo Gentiloni e il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti – Ansa

Il caso Coperta cortissima: Tutto rinviato tra la primavera e fine giugno 2024, in attesa del nuovo patto di stabilità e delle elezioni europee. Per Bruxelles la manovra non è «pienamente in linea» sul deficit e sul debito pubblico. E ha chiesto al governo Meloni adeguarsi. Nel frattempo l’esecutivo procede con la sua «austerità espansiva»

Pubblicato 11 mesi faEdizione del 22 novembre 2023

Sulla legge di bilancio la polvere è stata messa sotto il tappeto in vista delle prossime elezioni europee di giugno. E se ieri la Commissione Europea avesse voluto bocciare il governo Meloni – di cui ha criticato il fatto di non essere in linea sulle prescrizione sul debito e il deficit- comunque non avrebbe potuto farlo. Le decisioni in questo, o in un altro senso, sono state in sostanza rimandate almeno al prossimo anno quando sarà adottato il prossimo patto di stabilità – quello precedente è sospeso dal 2020 a causa della pandemia. Per il nuovo si attende l’esito delle trattative su una bozza presentata dalla Commissione. Il nuovo sacro testo potrebbe entrare in vigore, forse, da gennaio.

PRESENTANDO i giudizi sui documenti programmatici di bilancio degli Stati membri, il commissario Ue all’Economia Paolo Gentiloni ieri ha avvertito: una volta verificati i dati del bilancio di quest’anno, e compresi quali saranno i nuovi parametri per valutare le politiche economiche dei governi, tra le primavera e fine giugno 2024 Bruxelles «intende aprire le procedure per deficit eccessivo». Comunque dopo le elezioni del parlamento europeo che porteranno alla composizione di una nuova commissione. Tutti hanno da perdere in questo momento. Senza contare che le stime sulla crisi economica potrebbero cambiare, mutando così le previsioni macro-economiche. Meglio congelare la situazione.

PER EVITARE EQUIVOCI, generati ieri dai primi titoli su alcuni siti online italiani, a margine della presentazione dei «giudizi» della Commissione, Gentiloni ha precisato che gli inviti ai paesi come l’Italia «non pienamente in linea», presentati nel Semestre europeo, non equivalgono a richieste di «manovre correttive». Nell’oscura neo-lingua tecno-eco-burocratica andrebbero piuttosto intesi come saggi avvertimenti o allusioni trasversali. Per allentare la tensione l’Italia è stata inserita tra nove paesi molto diversi: Belgio, Finlandia, Francia e Croazia, Germania, Lussemburgo; Lettonia e Slovacchia. A tutti sono stati rivolti differenti inviti «a prendere le misure opportune».

CIÒ POTREBBE significate che il governo Meloni dovrà usare le risorse risparmiate dal taglio dei bonus anti-caro energia per diminuire il disavanzo e rispettare il limite dell’aumento della «spesa netta primaria», cioè quella che non tiene conto delle spese per gli interessi sul debito. Così si giudica, in maniera anacronistica, la situazione attuale in base a un parametro decisivo del patto di stabilità riformato che dovrebbe entrare in vigore l’anno prossimo. E il governo italiano lo accetta anche perché non sa ancora se e come dovrà calcolare la spesa del superbonus. Già nel 2023 è superiore dello 0,8% rispetto a quanto raccomandato da Bruxelles.

CIÒ CHE NON CONVINCE la Commissione Ue è che il deficit sarà usato dal governo per fare nuove spese che non assicurano la diminuzione della spesa pubblica. Per esempio il taglio del cuneo fiscale e la revisione degli scaglioni Irpef (15,7 miliardi di deficit) sono state giudicate misure «limitate» che «non affrontano l’erosione della base imponibile». Sono state criticate le altre misure bandiera come i fondi aggiuntivi per la sanità, gli enti locali, le aree colpite dalle inondazioni a maggio o il rinnovo dei contratti pubblici 2022-2024, la proroga al 2024 di alcuni regimi di prepensionamento. Ciò imporrà l’anno prossimo di trovare altri soldi per evitare di tagliare molte delle risorse stanziate quest’anno. Il governo però non si è lasciato sorprendere da queste osservazioni. La sua legge di bilancio modesta e frammentaria ha interiorizzato l’austerità: ci sono i tagli da 2 miliardi tra ministeri e enti locali (600 milioni all’anno per i prossimi tre), le privatizzazioni (20 miliardi nel triennio: la cessione del 25% di Monte Paschi di Siena per 950 milioni lo conferma).

TUTTO RESTA SOSPESO alla capacità di investire i fondi del Pnrr. Da loro dipende la «crescita», in uno scenario anemico, soggetto a rovesci. Gentiloni lo ha ricordato un’altra volta ancora, glissando sulle difficoltà del governo italiano a investirli. La scommessa è farlo tra il 2024 e il 2026, quando tali fondi «scadranno».

LA MUTUA CONVENIENZA tra due impotenze, quelle di Roma e di Bruxelles, ha dato ragione al ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti il quale ieri ha potuto sostenere che la sua linea «realistica» sia servita per evitare una tempesta con Bruxelles e con i «mercati». Il «realismo» di chi pensa che la manovra sia «austera» per lo Stato e «espansiva» per chi usufruirà dell’effimero taglio al cuneo fiscale o di aumenti contrattuali che non recuperano l’inflazione. A Bruxelles, invece, sostengono che tale «espansione» della spesa mette a rischio l’austerità dei conti. Sono i paradossi di cui si nutre l’Ancien Régime europeo.

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