La censura è sempre più invadente e chirurgica dopo appena tre giorni di Coppa del Mondo. Una mania del controllo esercitato sia dalla Fifa che dalle autorità qatariote.

D’altronde, la Fifa aveva lanciato le sue avvisaglie con quella lettera dal sapore minatorio alle 32 federazioni presenti al Mondiali, invitando tutti a pensare solo al calcio, senza lanciare messaggi su diritti civili e attestati di vicinanza alla comunità gay.

Insomma, non va disturbato troppo il manovratore: la Coppa del Mondo qatariota è costata 220 miliardi di dollari ed è il momento di passare all’incasso, sia per la Fifa (7,5 miliardi di dollari di introiti previsti) che per il governo di Doha e per i main sponsor che hanno investito sulla competizione.

La Fifa conta di incassare dai mondiali in Qatar 7,5 miliardi di dollari

Ma gli episodi cominciano a essere tanti: l’ultimo che rivela il controllo quasi maniacale su qualunque richiamo alla questione dei diritti umani si è avuto con il Belgio: Lukaku e compagni sono stati invitati a non indossare la maglia (neppure la prima divisa dei belgi) con la scritta Love all’interno del colletto.

Si tratta di un messaggio non collegato all’ormai celebre fascia di capitano con i colori arcobaleno e la scritta One Love che avrebbero dovuto indossare Manuel Neuer (Germania) e Harry Kane (Inghilterra) e poi i capitani di altre nazionali europee. Un potenziale richiamo alla Fifa, prima che arrivasse la minaccia di punizioni, tipo i cartellini gialli per chi avrebbe sfilato con quella fascia.

Romelu Lukaku, foto Ap
Romelu Lukaku, foto Ap

Tanto è bastato per cambiare idea, si sono spaventati tutti, rivelando così tutta la debolezza dei calciatori in questa partita sui diritti e fornendo così un’arma decisiva per la stessa Fifa e gli organizzatori dei Mondiali di arrivare in fondo alla competizione senza eccessivi patemi per manifestazioni di vicinanza ai migranti deceduti sui cantieri degli stadi e per la comunità Lgbt.

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Il controllo è totale.

A diversi tifosi del Galles, sugli spalti per la partita d’esordio con gli Stati Uniti, sono stati sequestrati dei cappelli con i colori della bandiera arcobaleno.

Tra questi c’era anche Laura McAllister, gay, ex candidata al Consiglio Fifa. Dopo l’accaduto, la federcalcio gallese ha chiesto un incontro urgente con i dirigenti Fifa.

Per questo motivo, la Fifa nel corso di questo incontro, come scrive il quotidiano inglese Daily Mail, avrebbe ricordato alle autorità qatariote che non è vietato indossare o portare oggetti con i colori arcobaleno allo stadio. Un chiarimento che arriva una manciata di ore dopo che al reporter statunitense, Grant Wahl, era stato intimato di sfilare la maglia arcobaleno indossata per andare al lavoro per Usa-Galles. Il cronista si è rifiutato di togliere la maglia, è stato interrogato dalle autorità, prima di tornare poi ad assistere alla partita.

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In ogni caso, la censura domina, almeno fino a quando non ci saranno gesti simbolici, forti, contro il sistema inquisitorio messo in piedi dalla prima istituzione mondiale del calcio.

“La Fifa è frustrante”, ha poi detto Oliver Bierhoff, ex attaccante di Milan e Udinese, ora team director della nazionale tedesca. Che ha dimenticato però di sottolineare il poco coraggio delle federazioni e dei calciatori.