La diciassettesima edizione degli Europei di calcio si presenta come una delle più equilibrate e incerte della storia. È il terzo campionato extra-large, con ben 24 squadre ai nastri di partenza, e il secondo a svolgersi in Germania. Per la verità il precedente, datato 1988, si giocò in quella che ancora per poco sarebbe stata la Germania Ovest, tanto che la finale si disputò all’Olympiastadion di Monaco di Baviera. Questa volta sarà un altro stadio olimpico, quello di Berlino, a ospitare l’atto conclusivo il prossimo 14 luglio. Un impianto, quello della capitale, indissolubilmente legato al ricordo dei Giochi del 1936, con Jesse Owens a stupire il mondo in pedana e Adolf Hitler a presenziare in tribuna.

Per gli italiani l’Olympiastadion berlinese è legato solo a dolci ricordi, dal momento che lì, nell’estate del 2006, gli Azzurri sollevarono per la quarta volta al cielo la Coppa del mondo.

Le 51 partite avranno come cornice 10 arene tra le più moderne e capienti d’Europa. Spiccano l’Allianz Arena, casa del Bayern Monaco, e il Westfalenstadion del Borussia Dortmund, sede del «muro giallo», forse la curva più spettacolare del panorama calcistico planetario. Ma tutti gli stadi sono una testimonianza di quanto, anche grazie ai Mondiali del 2006, l’impiantistica tedesca sia anni luce davanti a quella nostrana – e chissà se in Italia parti cambierà qualcosa, visto che dopo il 2028 (Regno Unito e Irlanda), nel 2032 toccherà a noi, in uno strano partenariato con la Turchia.

Come accennato, tante le squadre indiziate per il successo finale. A partire dai padroni di casa, reduci da anni di magre, ma in risalita negli ultimi mesi e forti di una tradizione vincente agli Europei (due vittorie come Germania Ovest nel 1972 e nel 1980, una da «riunificata» nel 1996). Il potenziale c’è, con campioni del calibro di Havertz e Sané, va solo verificato se l’esuberanza tattica del ct Julian Nagelsmann sarà più un bonus o un malus. Come rosa non ha eguali la Francia, che probabilmente potrebbe schierare 3-4 nazionali in grado di arrivare fino in fondo. Anche qui sta all’allenatore Didier Deschamps trovare un equilibrio tutt’altro che facile, soprattutto in attacco, tra i vari Mbappé, Dembélé, Griezmann, Thuram e Giroud. A proposito di direttori tecnici, l’inglese Gareth Southgate è forse l’incognita maggiore di una nazionale inglese mai così forte, guidata dal trio Foden-Kane-Bellingham. Sullo stesso piano delle tre già citate mettiamo anche la Spagna, orfana della stella del Barcellona Gavi, ma con tanti piedi buoni, in particolare a centrocampo, dove Rodri sarà il perno imprescindibile.

Un gradino sotto spiccano il Portogallo campione nel 2016, con le incognite Leao e Ronaldo e le certezze Bruno Fernandes e Bernardo Silva, e l’Olanda del fortissimo centrocampista atalantino Teun Koopmeiners.

Paradossalmente, sebbene sia campione uscente, l’Italia è una sorta di mina vagante del torneo, che inizierà con un girone abbastanza complesso (Spagna, Croazia e Albania le avversarie). Nel caso degli Azzurri il punto di forza è l’allenatore, quel Luciano Spalletti che ha riportato un gioco di qualità nonostante gli interpreti non siano proprio eccelsi – ma occhio a Scamacca in attacco. Hai visto mai, invece, che l’eterna incompiuta Belgio, visti i precedenti (negativi) dei vari Lukaku e De Bruyne negli ultimi anni tra Europei e Mondiali, possa stupire tutti, anche considerando che questa volta non avrà tanta pressione sul groppone. Tra le altre, vogliamo dare una chance a una delle tante squadre dell’Est iscritte, pescando la Serbia del bomber Dusan Vlahovic, ma più per un buon piazzamento che per una clamorosa affermazione.

A proposito di Est Europa, prima partecipazione assoluta per la Georgia, soprattutto per merito del fenomeno del Napoli Khvicha Kvaratskhelia. Chance di passare il primo turno pochine, perché le avversarie si chiamano Repubblica Ceca, Portogallo e Turchia, ma dal momento che si qualificano anche le quattro migliori terze (su sei) un tentativo si può fare.

Oltre a Kvaratskhelia, ci si aspettano prodezze tecniche da Mbappé, appena ricoperto da decine di milioni di euro dalle Merengues madridiste, dove troverà il prototipo del giocatore moderno, l’inglese Jude Bellingham, a inizio 2023-24 considerato da molti il più forte del Pianeta. Per il definitivo salto di qualità punteremmo qualche euro sui tedeschi Jamal Musiala e Florian Wirtz e sugli spagnoli Pedri e Yamal, mentre se dovessimo scegliere un difensore davvero «fuori-categoria» il nome che ci viene in mente è quello del croato Joško Gvardiol, in forza al Manchester City.

Sarà l’ultimo Europeo per il duo del Real Madrid Tony Kroos e Luka Modric. Piedi sopraffini come quelli di Cristiano Ronaldo, ormai sul viale del tramonto già da mesi nel buen retiro milionario dell’Arabia Saudita. A un passo dall’addio anche Christian Eriksen, l’ex centrocampista dell’Inter che all’Europeo del 2021 fu salvato dal compagno Simon Kjær dopo essere stato colto da un malore nel match contro la Finlandia disputatosi a Copenaghen. Rimaniamo in Scandinavia per menzionare due campioni che la competizione tedesca la vedranno solo in televisione: il capocannoniere della Premier e forse il centravanti puro migliore del globo Erling Haaland e il regista dell’Arsenal Martin Odegaard. Entrambi norvegesi, pagano le carenze tecniche e tattiche dei loro compagni di nazionale.