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Clamoroso a Trapani, la procura: «Archiviate Iuventa e le Ong»

Clamoroso a Trapani, la procura: «Archiviate Iuventa e le Ong»La nave Iuventa bloccata in porto – Selene Magnolia

Buco nell'acqua Colpo di scena nel maxi-processo contro i soccorritori, ma le difese rilanciano: «Otto anni di sprechi per un procedimento infondato». L'avvocata Francesca Cancellaro: «Sono segnali positivi che esplicitano il fallimento dell’impianto accusatorio. Ma noi rivendichiamo la legittimità piena di tutta la condotta». La decisione del giudice per l’udienza preliminare Samuele Corso attesa a metà di aprile

Pubblicato 8 mesi faEdizione del 29 febbraio 2024

«Il fatto non costituisce reato». Le quattro parole risuonano come una bomba nell’aula del tribunale di Trapani dove l’udienza preliminare del maxi-processo contro le Ong sta per finire. Fanno così tanto rumore perché a pronunciarle è l’accusa, per bocca del procuratore aggiunto Maurizio Agnello che chiede anche il dissequestro della Iuventa. La nave umanitaria si trova bloccata nel porto della città siciliana dall’agosto del 2017: prima del sequestro nell’ambito dell’inchiesta penale aveva salvato 23.810 in poco più di un anno, adesso è ridotta a un ferro arrugginito. Non sarà mai più utilizzabile.

IL PROCEDIMENTO di Trapani riguarda la fase dei soccorsi civili nel Mediterraneo del biennio 2016-2017 e ha coinvolto 21 imputati appartenenti a vario titolo alle Ong Iuventa, Medici senza frontiere e Save the Children e alla società armatrice Vroon. A luglio dello scorso anno la Cassazione aveva deciso di spacchettarlo tra diversi tribunali: Palermo, Castrovillari, Ragusa e Vibo Valentia. A Trapani, dove tutto è iniziato, restano alla sbarra una decina di persone rappresentanti di tutte le organizzazioni coinvolte. È quindi la scena principale dell’intera vicenda e gli esiti impatteranno inevitabilmente sulle decisioni degli altri giudici.

Secondo i pm durante i 34 appuntamenti di una lunghissima udienza preliminare, iniziata a maggio del 2022, sono emersi nuovi elementi che fanno cadere le fondamenta su cui era stato costruito il castello di accuse contro Ong e soccorritori: mancano le prove, anche perché i principali testimoni, ex agenti infiltrati sulle navi, sono da considerare inaffidabili. Per tali ragioni la procura ha chiesto il «non luogo a procedere per assenza di dolo». L’avvocatura dello Stato, che difende il Viminale costituitosi parte civile, non ha nemmeno provato ad argomentare la colpevolezza degli imputati rimettendosi alla decisione del giudice.

«SONO SEGNALI POSITIVI che esplicitano il fallimento dell’impianto accusatorio – afferma l’avvocata Francesca Cancellaro, che difende Iuventa – Ma noi rivendichiamo la legittimità piena di tutta la condotta. Sul piano oggettivo non sono stati commessi illeciti e a monte mancavano i presupposti del reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Non c’è stato alcun ingresso irregolare di migranti, ma solo naufraghi salvati nel rispetto del dovere di soccorso». Per le difese tutto questo stava già negli atti, non è stato disvelato durante le udienze. Sarebbe bastato condurre le indagini in maniera obiettiva, mentre la questione aveva assunto una forte connotazione politica con una preoccupante commistione tra poteri e apparati dello Stato.

Complessivamente Iuventa ha stimato che il costo di tutta l’operazione parte da una base di 3 milioni di euro. Soldi pubblici, ovviamente. «La riflessione della procura sul fatto che non c’erano elementi probatori contro gli imputati è tardiva – attacca l’avvocato dell’Ong Nicola Canestrini – Soprattutto va respinta al mittente la motivazione dell’assenza di dolo: non è che sono stati commessi dei reati ma mancava l’elemento soggettivo, la storia è un’altra. Decine di migliaia di pagine di intercettazioni dimostrano una sola cosa: non c’è mai stato un accordo collusivo con i trafficanti, non ci sono mai state consegne concordate». È amaro il commento di Sascha Girke, uno degli imputati, «non avrebbero mai dovuto sequestrare la Iuventa, non avrebbe mai dovuto lasciar morire le persone in mare».

DA QUI A SABATO si terranno altri tre appuntamenti dell’udienza preliminare a cui assistono osservatori di Amnesty International e del Centro europeo per i diritti costituzionali e umani (Ecchr). La Relatrice speciale del Consiglio dei diritti umani dell’Onu sulla situazione dei difensori dei diritti umani, Mary Lawlor, ha anche inviato un membro del suo team per seguire le battute finali del procedimento.

Oggi terranno le arringhe conclusive i legali di Iuventa, domani quelli della società Vroom, sabato tocca a Msf e Save the children. La decisione del Gup Samuele Corso era attesa entro il fine settimana ma è stato comunicato che arriverà più avanti, verosimilmente per la metà di aprile. Una possibile data è il 19 del mese.

SARÀ UN GIORNO STORICO per il soccorso civile nel Mediterraneo centrale e per le campagne di criminalizzazione che hanno contribuito a moltiplicare le vittime delle traversate.

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