La capitaneria di porto di Trapani, in qualità di custode della nave Iuventa, deve «provvedere all’esecuzione, previa acquisizione di preventivi di spesa, di tutte le opere di manutenzione ordinaria e straordinaria necessarie a ripristinare e a mantenere la situazione della nave esistente al momento del sequestro».

Lo ha stabilito il giudice delle indagini preliminari Samuele Corso a seguito di una richiesta avanzata dall’avvocato Leonardo Marino per conto di Jugend Rettet, l’Ong di giovani tedeschi che nel 2016 mise in mare la nave per soccorrere vite nel Mediterraneo centrale.

Marino aveva chiesto un’ispezione a bordo per verificare lo stato del mezzo. È stata realizzata il 27 ottobre scorso da rappresentanti dell’armatore con la supervisione della capitaneria di porto. Il 7 dicembre è arrivata la decisione del giudice.

«In un anno di operazioni abbiamo salvato oltre 14mila persone. Se non ci avessero bloccato ne avremmo aiutate altre migliaia. Chi ha posto sotto sequestro la nostra nave e ha esultato per l’operazione definendola “un successo” si dovrebbe vergognare», afferma Sascha Girke, uno degli indagati.

La Iuventa è stata sequestrata il 2 agosto 2017 nell’ambito dell’inchiesta per associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina che coinvolge 21 membri degli equipaggi della nave tedesca e poi di Medici senza frontiere e Save the children. È l’unico procedimento contro le Ong del Mediterraneo che non è stato archiviato, sebbene non sia stato nemmeno disposto il rinvio a giudizio chiesto dai pm. La prima udienza preliminare si è tenuta il 21 maggio scorso.

Per adesso il dato più significativo è che delle 30mila pagine del fascicolo ne sono state tradotte meno del 3% nelle lingue degli indagati, la maggior parte non italiani. Al momento, quindi, non conoscono ancora il contenuto esatto delle accuse che gli sono mosse. Non solo, nei mesi scorsi per tre volte l’ex capitano della Iuventa Dariush Beigui è volato da Amburgo a Trapani per farsi interrogare senza mai trovare un interprete adeguato.

Per questo le udienze sono in una fase di sostanziale stand-by, tra errori procedurali e incapacità di garantire le condizioni di partecipazione al procedimento delle persone accusate di reati che potrebbero costare fino a 20 anni di prigione. Intanto il 3 dicembre il tribunale ha ammesso la presenza di osservatori internazionali, è la prima volta che accade in sede di udienza preliminare.

La decisione del giudice sul ripristino della Iuventa è una prima vittoria per l’Ong, con tanto di risarcimento danni a carico dello Stato.

La foto è della giornalista investigativa Selene Magnolia che a bordo della nave sotto sequestro ha realizzato un reportage fotografico.