Economia

Urso a cento all’ora contro il Green Deal

L’incontro del ministro Urso a Bruxelles con gli europarlamentari della delegazione italianaL’incontro del ministro Urso a Bruxelles con gli europarlamentari della delegazione italiana – X

Auto Il ministro del Made in Italy a Bruxelles sulla crisi dell’automotive, «prepariamoci, tra poche settimane esploderà la protesta operaia»

Pubblicato un giorno faEdizione del 26 settembre 2024

Sul passaggio all’elettrico dell’auto bisogna essere realisti. Che vuol dire: c’era una volta il Green deal europeo, che al governo Meloni non è mai piaciuto. Il grimaldello per scardinarlo è quello dell’auto, su cui convergono gli enormi interessi dell’industria automobilistica europea, a partire dal gigante tedesco Volkswagen.

Il ragionamento di Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del Made in Italy è che l’auto elettrica va male, tanto che agita lo spauracchio: «Prepariamoci, tra poche settimane esploderà la protesta operaia». Intanto, continua Urso, Bruxelles non ha ancora trovato le risorse per la transizione tecnologica ed energetica in proprio.

IL MOMENTO per spingere contro la transizione green sembra propizio, dato il vento che soffia sul nuovo esecutivo europeo «chiaramente di centrodestra, con 14 commissari Ppe, uno conservatore (Fitto) e un altro espressione del governo sovranista dell’Ungheria», ha sottolineato l’esponente di FdI. Oggi andrà a presentare ufficialmente in sede di Consiglio competitività Ue quanto ampiamente pubblicizzato in questi giorni, ovvero la proposta italiana di anticipare al prossimo anno la revisione dello stop ai motori termici, stop che l’Europa prevede per il 2035.

Già ieri Urso è sbarcato a Bruxelles, dove ha messo a punto l’intesa con il vicecancelliere tedesco e ministro dell’Economia, il verde Robert Habeck, e ha partecipato – unico tra i ministri Ue – a una conferenza su tema automotive organizzata dalla presidenza di turno ungherese, punto di riferimento per i climascettici.

La Germania è evidentemente un alleato preziosissimo per Roma, e il ministro italiano ha rivelato che sono in corso colloqui con i suoi omologhi di Spagna, Repubblica ceca e Austria in vista della formulazione di un «non paper», ovvero una proposta da sottoporre a Consiglio e Commissione.

SULLA RICHIESTA del governo Meloni lancia l’allarme invece la campagna Sbilanciamoci, di cui fanno parte diverse associazioni come Filt Cgil, Kyoto Club e Legambiente: «Indebolire la normativa per fare spazio ai biofuels di Eni, non solo rallenta la lotta alle emissioni climalteranti», scrivono in una nota congiunta, «ma determinano confusione e incertezza nel settore automotive», con gravi conseguenze su competitività industriale e di conseguenza sui lavoratori.

Indebolire la normativa per fare spazio ai biofuels di Eni, non solo rallenta la lotta alle emissioni, ma determina confusione e incertezza Campagna Sbilanciamoci

«La necessità di un cambio di rotta di tutti gli Stati membri sulla transizione energetica, per raggiungere i target di riduzione dei tassi di inquinamento, non è un vezzo di qualche associazione ambientalista ortodossa, ma l’unica strada possibile per salvare il pianeta», interviene il Pd Antonio Decaro, presidente della commissione ambiente dell’Eurocamera dopo l’incontro di ieri pomeriggio a Bruxelles tra Urso e gli eurodeputati italiani.

AMPLIANDO lo sguardo, bisogna dire che non c’è solo l’automotive tra i dossier ambientali dell’Ue nel mirino dell’Italia, ma anche da tempo la riforma della politica agricola comune (Pac) dettata da una parte delle lobby dell’agrifood. Su questo tema, brandito dai sovranisti che hanno cavalcato le rivolte dei trattori da inizio 2024, è tornato il ministro delle politiche agricole Francesco Lollobrigida. «L’attuale modello necessita di aggiustamenti importanti», ha dichiarato lunedì dal Consiglio Agricoltura a Bruxelles. «È necessario proseguire il processo di semplificazione in modo che gli agricoltori possano concentrarsi più sul lavoro che sulla burocrazia». Alle richieste del mondo rurale si sono mostrati disponibili la maggior parte dei governi europei, oltre che gli stessi vertici dell’Ue, facendo ampie concessioni in deroga alle regole ambientali. Che evidentemente ancora non bastano.

Però è tornando all’auto che l’Italia, impegnata nella demolizione della strategia ambientale europea, trova ancora una volta singolari allineamenti.

Riguardo alla disputa sui dazi alle auto elettriche cinesi, il ministro Urso ha dichiarato di favorire la «soluzione negoziale» rispetto al muro contro muro.

L’Ungheria si è espressa già a viso aperto contro i dazi. E anche stavolta, le lobby europee dell’automotive non potranno che ringraziare.

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