Da oggi i dazi europei sulle auto elettriche cinesi
Automotive «Approccio protezionista». Pechino minaccia ritorsioni
Automotive «Approccio protezionista». Pechino minaccia ritorsioni
Oggi entrano in vigore gli aumenti dei diritti doganali sull’import di auto elettriche cinesi nella Ue, in vigore per 5 anni, e ieri, appena pubblicato il Regolamento sulle nuove tariffe, che stabilisce la nuova sovrattassa al di là del 10% in vigore finora, Pechino ha reagito condannando l’«approccio protezionista» di Bruxelles. Confermando le minacce di ritorsioni, sulla carne di maiale, i latticini e l’acquavite (che colpisce soprattutto il cognac francese).
CINA E UE SI ACCUSANO a vicenda di non rispettare le regole dell’Organizzazione mondiale del commercio (Wto), di abusare di sovvenzioni pubbliche, di concorrenza sleale. La Ue è arrivata divisa e in difficoltà alla decisione di aumentare le tariffe doganali sulle auto a batteria della Cina, che ormai hanno conquistato la leadership mondiale.
La redazione consiglia:
Lacrime e silenzio alla Toyota. L’ad: vicini ai nostri ragazziLa Germania, che sta attraversando una forte crisi del settore auto ed era leader nell’export di grosse cilindrate termiche in Cina, si è opposta all’aumento delle tariffe doganali, ma non è riuscita a costruire una minoranza di blocco, hanno votato contro anche Ungheria, Slovacchia, Slovenia, Malta, che si sono posti a difesa di un settore che dà lavoro nella Ue a più di 14 milioni di persone. A favore delle tariffe c’è stato un blocco di dieci paesi, tra cui Francia, Italia e Polonia, decisi a difendere la propria industria, mentre dodici si sono astenuti (tra cui Spagna e Svezia).
L’AUMENTO DELLE TARIFFE Ue va inserito nel contesto di un più ampio scontro tra occidente e Cina, con la Ue che rischia di prendere colpi da tutte le parti: in seguito all’aumento delle tariffe Usa sull’auto elettrica cinese, Pechino ha raddoppiato l’export in Europa, per compensare. Ma il problema è il ritardo che il settore auto europeo ha preso sullo sviluppo dell’auto elettrica (la produzione di batterie è emigrata in Cina da tempo), il prezzo delle macchine cinesi è molto inferiore a quello delle europee. Alcuni paesi sperano di poter aprire le braccia a investimenti cinesi per produrre nelle Ue e così sfuggire alle tariffe.
Gli aumenti doganali arrivano fino a più 35,3% per le case automobilistiche, come la Saic, che «non hanno collaborato». Il sistema di tariffe adottato dalle Ue varia in funzione delle sovvenzioni pubbliche cinesi: si va da un più 7,8% per la Tesla prodotta a Shanghai, a più 17% per il gigante BYD, 18,8% per Geely (che ha comprato la svedese Volvo), fino a più 35,3% per Saic. All’ultimo salone dell’auto di Pechino lo scorso maggio, la Cina ha presentato 278 modelli, più del 50% elettrici, di cui 117 nuovi.
L’ANDAMENTO DEGLI SCAMBI tra Cina e Ue parla da solo: le auto straniere vendute in Cina sono ormai sotto il 50% ed erano al 57% solo due anni fa, mentre l’export di auto elettriche cinesi nel mondo è aumentato dell’80% dal 2023, secondo i dati Aie (Agenzia internazionale dell’energia). Nella Ue, si è passati da una parte di mercato del 2% nel 2020 per le auto elettriche cinesi, al 14% nel terzo trimestre di quest’anno. Dal punto di vista ambientale, secondo l’Aie, in dieci anni la svolta verso l’auto elettrica potrebbe permettere una riduzione di 10 milioni di barili al giorno. La Cina ha anche approfittato delle sanzioni contro la Russia in seguito all’aggressione dell’Ucraina, aumentando l’export del 500% dal 2022.
UFFICIALMENTE, il dialogo tra Ue e Cina “continua”, il ministro del Commercio Wang Wentao spera di arrivare a una sospensione degli aumenti, sfruttando le divisioni europee. La lobby dell’auto tedesca ieri denuncia il rischio di un «conflitto commerciale» a danno dell’Europa.
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