Economia

Elkann non va alla camera e (solo ora) tutti lo criticano

Elkann non va alla camera e (solo ora) tutti lo criticanoIl presidente di Stellantis John Elkann – Foto LaPresse

Autostop Tutta la politica e perfino Meloni in subbuglio: mancanza di rispetto verso il parlamento. I sindacati: convocatelo a palazzo Chigi con noi

Pubblicato circa 14 ore faEdizione del 31 ottobre 2024

In principio fu Carlos Tavares, ieri è toccato a John Elkann. Se il 11 ottobre l’intero arco parlamentare se la prese con l’ad di Stellantis per la sua audizione parlamentare in cui chiese altri soldi, ieri è toccato al presidente di Stellantis e nuovo capostipite in malora della decadente famiglia Agnelli. Elkann ha annunciato che non andrà in Parlamento perché non ha «nulla da aggiungere rispetto a quanto illustrato dall’amministratore delegato Carlos Tavares».

Apriti cielo. Anche da governo e maggioranza che difesero Marchionne – colui che ha iniziato la «dismissione dell’auto in Italia» ora scoperta da tutti – e da un anno e mezzo promettevano un accordo con Stellantis per produrre un milione di auto l’anno mentre il 2024 chiuderà con 300 mila veicoli prodotti nelle ex fabbriche Fiat.

Giorgia Meloni invece che rispondere alla richiesta dei sinidacati di convocare a palazzo Chigi Stellantis si scaglia contro Elkann: «Ha mancato di rispetto al Parlamento. Gli sfuggono dei fondamentali, le Camere sono diverse dal governo», rasentando il ridicolo quando sostiene che quello con Stellantis «è un dialogo che continueremo a fare senza sudditanza e senza condizionamenti».

Non nasconde l’irritazione anche l’ineffabile ministro Adolfo Urso proprio perché in attesa dell’audizione ha rinviato la convocazione del tavolo Stellantis. Ma i sindacati non lo considerano più l’interlocutore e vogliono che il confronto si sposti a Palazzo Chigi. «La questione non è più da Mimit ma da presidenza del Consiglio, come Scholz si occupa della questione Volkswagen Meloni si deve occupare della questione Stellantis», osserva il leader della Fiom Michele De Palma. Anche per il numero uno della Fim Cisl Ferdinando Uliano «la presidenza del consiglio è la sede adeguata per uno scambio virtuoso». Gianluca Ficco, segretario nazionale Uilm, aggiunge che quello aperto al ministero si è rivelato improduttivo e addirittura controproducente».

«Faccio presente che la Fiat non c’è più da tanti anni e la famiglia Agnelli non comanda più – fa presente Maurizio Landini – Nessuno se n’e’ accorto, dove sono stati in questi anni tutti quelli che oggi dicono che c’è un problema e intanto tagliano 4,6 miliardi del fondo per l’auto e lo dirottano alla produzione di armi?».

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