Sbatti le europee in prima pagina 1994-2024
Dall'archivio. Seconda parte Un viaggio nel tempo attraverso l'archivio del manifesto. Le nostre prime pagine sulle elezioni europee, dal 1994 al 2024
Dall'archivio. Seconda parte Un viaggio nel tempo attraverso l'archivio del manifesto. Le nostre prime pagine sulle elezioni europee, dal 1994 al 2024
Un viaggio nel tempo attraverso l’archivio del manifesto. Le nostre prime pagine sulle elezioni europee, dal 1994 al 2024.
Le europee del giugno 1994 segnano il trionfo di Silvio Berlusconi e di Forza Italia. Ma quel successo tanto clamoroso in realtà non ha la forza di durare. Come se una crescita troppo veloce avesse fatto collassare l’impalcatura della nuova destra nata dopo Tangentopoli.
Leggi anche la prima parte, dal 1979 al 1994.
Lo scontro tra il Cavaliere e Bossi si acuisce fino alla caduta del governo. E dopo la parentesi di un governo tecnico guidato da Lamberto Dini dedicato alla riforma delle pensioni e al risanamento di bilancio, alle europee del 1999 ci arriva una coalizione di centrosinistra imperniata sull’Ulivo guidato da Romano Prodi.
La seconda metà degli anni Novanta è caotica, con le convulsioni del neoliberismo dopo il crollo del sistema sovietico e il ritorno della guerra anche in Europa. Prima nella ex Yugoslavia e poi in Kosovo e Serbia, dove entra in azione per la prima volta nella storia addirittura la Nato.
A guidare il governo italiano in quel momento c’è il primo e unico presidente del consiglio post-comunista: Massimo D’Alema. Nel 1999 un agente del Kgb totalmente sconosciuto viene portato al vertice del Cremlino dopo l’addio di Boris Eltsin, si chiama Vladimir Putin.
L’Italia è passata alla cosiddetta Seconda Repubblica, imperniata sul sistema elettorale maggioritario e l’alternanza tra due grandi e caotiche coalizioni di centrodestra e centrosinistra.
13 giugno 1999, a Palazzo Chigi c’è D’Alema
Le elezioni europee del 1999 per eleggere i 626 membri dell’europarlamento si sono svolte in 15 stati dell’Ue. Per la prima volta hanno partecipato insieme agli altri stati anche Austria, Finlandia e Svezia, entrate nell’Unione nel 1995. Vince di gran lunba il Ppe con 232 seggi, contro i 180 del Pse.
In Italia le elezioni vanno male per la sinistra, reduce dalla caduta del governo Prodi e dalla nascita del governo D’Alema il 21 ottobre 1998. I Ds precipitano al 17%. Il titolo del manifesto è drammatico: Bandiere rotte.
Il voto è un piccolo terremoto politico: si dimettono Bossi (Lega), Fini (An), Marini (Ppi) e Manconi (Verdi). Ma i primi due resteranno in sella ai rispettivi partiti per altri lustri. Anche le amministrative vanno male per la sinistra.
L’analisi di Luigi Pintor è tanto spietata e lucida quanto inascoltata. Punto e capo, scrive.
“La verità è che il centro-sinistra è nato e cresciuto, dai tempi di Dini fino a Cossiga, come operazione trasformista, malgrado il voto del 21 aprile, ed è diventato con D’Alema un modello di asocialità e di insincerità che una volta si sarebbe detta «dorotea» non disgiunto da una punta di megalomania. Lui e Veltroni si lasciano alle spalle (poiché dovrebbero andarsene) un partito del 17% che Occhetto giudicò, in un’occasione simile, poco più che «regionale». E una maggioranza litigiosa di spezzoni tra cui a malapena ruggisce un asino”.
13 giugno 2004, il bipolarismo ha il fiato corto
L’Europa si è allargata a Est, dalla grande Polonia fino alla piccole repubbliche baltiche, sotto la guida della Commissione presieduta da Romano Prodi e ormai conta 25 paesi. Con 342 milioni di elettori è il secondo bacino elettorale al mondo dopo l’India. L’affluenza tuttavia è bassissima nel continente: 45,4%. Vince il Ppe con 268 seggi, secondo il Pse con 200 seggi. Per la prima volta gli euroscettici hanno una presenza consistente.
Nel 2003 Bush junior, Blair e Berlusconi invadono l’Iraq (per la seconda volta).
In Italia, Silvio Berlusconi è in forte affanno. Rompe il silenzio elettorale in televisione e invia un SMS al cellulare di tutti i cittadini firmato PresdelCons tra mille polemiche. Il manifesto fiuta il sangue e titola: “Fuori gioco“. Con il sommarione che riassume tutto:
“Nel giorno del silenzio elettorale il presidente del consiglio fa l’ennesimo comizio. A urne aperte lancia un appello agli elettori. Sempre lo stesso: non votate per la sinistra, non votate per i partiti piccoli. Cioè votate per me. L’opposizione protesta: violata la legge, mai successo nella storia re- pubblicana. Ma la verità è che Berlusconi ha paura. Stasera i primi risultati. In tutta Europa paga pegno il partito della guerra, l’astro del cavaliere è in fase calante”.
Scrive Gabriele Polo nel suo editoriale Domani accadrà:
“Sul lungo periodo Berlusconi ha già perso. I suoi sogni modernisti hanno prima illuso e poi deluso milioni di persone; i suoi deliri di potenza hanno gettato l’Italia nell’incubo di una guerra inedita e incontrollabile; il suo aziendalismo accentratore ha distrutto la divisione tra i poteri istituzionali senza determinare stabilità sociale e politica, alienandogli così persino le simpatie dei poteri forti. Pagherà per questo il conto nelle urne”.
Critico anche con il centrosinistra in cerca di rivincite, in quel periodo il manifesto punta tutto o quasi sui movimenti fuori dal parlamento e i partiti di sinistra (all’epoca Prc, Verdi e Pdci). Scrive ancora Polo:
“Fuori da questo «bipolarismo» resta un vuoto da colmare. In via provvisoria votando i partiti che si sono opposti radicalmente alla guerra e alle violenze liberiste: sarà un bene se il voto li premierà.
Potrebbe essere la premessa – non sufficiente, ma utile – per dare visibilità a quell’altra politica che i movimenti costruiscono in pratiche frammentate ma palpabili, contrastando il berlusconismo e mantenendo vivo l’esercizio della democrazia. Che non può più essere ridotta al voto o alla pratica del potere, ma su cui si misurerà da domani la possibilità di ridare un senso alla parola «sinistra»”.
Il voto punisce Silvio Berlusconi e premia il centrosinistra soprattutto alle comunali, dove sono molte le vittorie dei sindaci.
il manifesto riassume con molta efficacia nei titoli i risultati nei due giorni successivi al voto.
Scrive ancora Polo: “Forse non ci sarà stata una rivoluzione elettorale ma quello di ieri è un buon voto, colpisce duramente il populismo autoritario, non si entusiasma per il moderatismo riformista e impone la necessità di ricostruire a sinistra”.
Berlusconi ha perso ma Fassino non ha vinto. Un voto inutile ma intelligente.Jena, 14 giugno 2004
Rossana Rossanda, in Spazio aperto, allarga lo sguardo all’Europa, denunciando anche il “drammatico astensionismo” dei paesi dell’Est appena entrati nell’Ue:
“L’Italia non si fa ridurre al bipolarismo: questo è il primo problema che si presenta alle due coalizioni, rimaste testa a testa ma i cui leader, che ne sarebbero i garanti, Berlusconi e Prodi, hanno subito una fiera delusione.
L’Europa della Commissione, della Bce e della Carta è contestata a destra dal sovranismo degli euroscettici e a sinistra dal mondo del lavoro dipendente che non è stato né ascoltato né interpellato”.
“Tutti i nodi vengono al pettine. La sconfitta di Berlusconi li ha felicemente gettati sulla scena”Rossana Rossanda, 15 giugno 2004
7 giugno 2009, tutti divisi, vince Silvio
L’Europa è a 27: sono entrati anche Romania e Bulgaria. Possono votare quasi 500 milioni di persone ma l’affluenza si ferma al 43%. Il 1 dicembre 2009 entra in vigore il Trattato di Lisbona, che rammenda l’architettura dell’Unione dopo la bocciatura francese della proposta di Costituzione europea in un referendum. Vince ancora una volta il Ppe con 265 seggi. Secondo il Pse con 184 seggi.
Il mondo è in preda alla grande recessione, iniziata nel 2008 con il crollo di Lehman Brothers e delle banche di Wall Street.
In Italia il 14 ottobre 2007, con la fusione di Ds, Margherita e altri partiti più piccoli, nasce il Pd, guidato da Walter Veltroni. Il Pd alle europee però è guidato da Dario Franceschini, ed è indeciso sulla collocazione nei gruppi parlamentari di Strasburgo. In questa tornata elettorale, per la prima volta, si affaccia la soglia di sbarramento per i piccoli partiti al 4%.
Le elezioni le vince Silvio Berlusconi con il suo Popolo delle libertà (in cui sono confluiti Forza Italia e An) con il 35% dei voti, secondo il Pd con il 26%.
il manifesto sotto a una grande vignetta di Vauro prima del voto lancia l’allarme:
“Oggi e domani l’Europa al voto. Ma in Italia la sfida è tutta «nazionale». Così la vuole Berlusconi, che punta al 40% e alza il tiro. Accusa il governatore Draghi di dire bugie sull’occupazione, annuncia querele per i giornali che hanno pubblicato le foto delle feste di villa Certosa, minaccia di abolire la par condicio. Un Pd alla prova del fuoco e una sinistra in lotta per la sopravvivenza provano a fermarlo”.
Nel suo editoriale, Valentino Parlato invita ad andare a votare contro l’astensione: “La presa della destra in Italia è amplificata dalla inconsistenza delle opposizioni. (…) Di fronte a una malattia la prima cosa da fare, lo insegnano i medici, ma anche gli storici, è la diagnosi”.
Dopo questo voto, il manifesto si impegnerà in un lavoro di tessitura e unità a sinistra, che poi non avrà un esito elettorale definito.
25 maggio 2014, Renzi batte Grillo e vola al 40%
L’Unione europea è al massimo storico per il numero di stati membri. Sono ben 28 dopo l’ingresso della Croazia. Il continente però è in grave crisi. Nell’eurozona soffrono i partiti del sud, soprattutto la Grecia ma anche l’Italia e i paesi della penisola iberica. Crisi dei debiti sovrani, giro di vite sui conti pubblici, memorandum di risanamento imposti con le buone o le cattive hanno lasciato il segno un po’ ovunque.
Non è certo una delle pagine migliori dell’Europa. L’austerità crea un vuoto di consenso in tutto il continente. Solo quattro dei 28 paesi hanno un giudizio prevalentemente positivo delle istituzioni di Bruxelles. A sinistra e a destra prosperano partiti euroscettici. Per la prima volta c’è un dibattito televisivo continentale tra i candidati alla presidenza della Commissione. Vince come negli ultimi anni il Ppe con 221 seggi, secondo il Pse con 191 seggi. Al terzo posto i conservatori con 70 seggi scalzano i liberali (67).
In Italia a Palazzo Chigi siede Matteo Renzi, giovane segretario del Pd e giovane presidente del consiglio dopo Enrico Letta. L’ex sindaco di Firenze è all’apice del consenso.
Con l’aiuto degli 80 euro in busta paga, si batte contro i 5 Stelle di Grillo e Casaleggio e il Pd vola al 40,8%, il miglior risultato in percentuale mai raggiunto dal partito.
I 5 Stelle sono secondi al 21,1%. Forza Italia fuori dai giochi con il 16,8%.
Prima del voto, Norma Rangeri scrive nel suo editoriale:
La redazione consiglia:
Niente scherzi“Funziona, purtroppo. Anche per le elezioni del 25 maggio, nell’elettore di sinistra, ancora incerto se e chi votare, suona la sirena del “voto utile”. L’allarme populismo, il pericolo della coppia Grillo-Casaleggio pigliatutto è scattato, alimentato dalla (intelligente) propaganda del Pd: per frenare l’ondata grillina, la diga è Renzi, solo lui ci salverà”.
il manifesto ha deciso di puntare tutte le sue carte su un giovanissimo leader della sinistra greca, Alexis Tsipras, segretario di Syriza. La Grecia è stato l’esempio di tutto ciò che l’Europa non doveva essere: sofferenza, punizione, isolamento, tagli alla spesa pubblica e sociale, difesa delle banche.
In Italia c’è addirittura una lista che porta il suo nome, di cui Luciana Castellina – tra gli altri – è instancabile alfiera.
La notte del voto, Andrea Fabozzi, certifica la vittoria di Matteo Renzi:
“Stavolta non sembrano esserci dubbi su chi sia il vincitore, in Italia. È senz’altro il presidente del Consiglio, che a palazzo Chigi c’era arrivato senza passare dalle elezioni ma che alla prima occasione ha portato il suo partito su una vetta storica. Vetta percentuale, attenzione, perché ogni analisi deve partire dalla crescita dell’astensione”.
La redazione consiglia:
Un vincitore, tanti astenutiE il manifesto, che sostanzialmente perde in Italia, si consola di rimbalzo con la vittoria di Syriza in Grecia e l’arrivo di Tsipras alla guida del governo di Atene.
Scrive Norma Rangeri il 27 maggio 2014 a risultati ormai consolidati:
“Ha la febbre alta il paese che, dopo Berlusconi, dopo Grillo conferma l’anomalia italiana affidandosi al leader vincente, alla stabilità di governo. (…) Il populismo di governo ha pagato più del populismo di opposizione”.
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Una sfida per tutti26 maggio 2019, vince Salvini. Amen
Sono elezioni curiose. Per esempio partecipa ancora la Gran Bretagna (per l’ultima volta), perché ha votato la Brexit ma non l’ha ancora attuata dopo 3 anni dal referendum. Londra lascerà l’Unione il 23 gennaio 2020 e i suoi eurodeputati, eletti a termine, siedono a Straburgo fino a quella data.
Ppe e Pse quasi equivalgono: 182 seggi per il primo, 152 per il secondo. Terzi con 108 seggi i liberali e quarto gruppo i Verdi (74). L’Europa sembra svoltare verso l’ambiente e l’innovazione. Ma tutti i buoni propositi naufragheranno poi per l’invasione russa dell’Ucraina, che è storia di questi giorni.
In Italia le elezioni vedono il trionfo della Lega di Matteo Salvini.
E’ il timore di Norma Rangeri prima del voto: “Oggi si vota, con lo spettro della Lega primo partito in Italia e in Europa, affiancato a Le Pen e perno dell’asse nazionalista nel Mediterraneo”.
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A Sinistra per l’EuropaIl manifesto sintetizza così: L’Europa non si astiene, sale l’affluenza e la frammentazione del Parlamento che perde la sua vecchia maggioranza Ppe-S&D. Volano i verdi e crescono i liberali, il Psoe frena la discesa dei socialisti. L’estrema destra vince in Italia, Francia, e Ungheria. Incoronato Salvini, guadagna Fdi, Fi sotto il 10. Crollano i 5Stelle, mentre il Pd risale la china. Male la sinistra
Il voto ha un vincitore chiaro. Matteo Salvini.
La Lega vola al 34,2%, il Pd crolla al 22,7%, 5 Stelle terzi al 17%. La Sinistra non raggiunge nemmeno il 2% (1,7%). Male anche i Verdi (2,3%).
A conti fatti, Norma Rangeri, non nasconde l’autocritica per il tonfo elettorale della sinistra:
“Nel secondo terremoto politico in un anno, la sinistra è finita sotto le macerie. Il responso delle urne punisce severamente la lista a sinistra del Pd, che abbiamo sostenuto con convinzione e scarse speranze. Non bisognava essere facili profeti per temere di sbattere contro il muro del 4%, ma a quel muro non ci si è nemmeno avvicinati”.
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Errare è umano perseverare è diabolico8-9 giugno 2024
Lunedì 10 giugno 2024 il manifesto ha diffuso sul sito e via email a tutti i 400mila utenti della propria community il pdf dell’edizione straordinaria digitale sulle europee.
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Le elezioni europee del giugno 2024 sono uno shock per tutto il continente. Le destre avanzano in tutti i paesi. L’epicentro del terremoto elettorale è il cuore dell’Europa: la Francia e la Germania. In Francia, il partito di Marine Le Pen (Rassemblement National) supera il 35% e il presidente Emmanuel Macron a sorpresa scioglie l’Assemblea nazionale poche ore dopo la chisura delle urne, convocando le elezioni anticipate per il 30 giugno e il 7 luglio. A Berlino, il partito del cancelliere Scholz, la Spd, precipita al terzo posto dopo Cdu e l’estrema destra di Alternative fur Deutschland. Vincono le destre anche in Austria e Olanda.
In Italia, il partito di Giorgia Meloni resta al primo posto ma, a sorpresa, il Pd guidato da Elly Schlein avanza e si registra un exploit della sinistra di Avs, che nelle principali città arriva addirittura a doppia cifra. Fuori dall’europarlamento perché sotto la soglia del 4% i partitini personali di Renzi e Calenda, insieme ai radicali di Emma Bonino. Crollano la Lega e il Movimento 5 Stelle.
Il manifesto titola “Cuore di tenebra” con una grande foto notturna dell’Europa e riassume così la giornata: “Nell’Europa in guerra è il momento delle destre estreme. In tutti i paesi soffia forte il vento della reazione, a Bruxelles traballa l’alleanza tra popolari, socialisti e liberali. Cresce l’astensione, nelle urne la valanga dei neonazisti in Germania e dei lepenisti in Francia”.
Andrea Fabozzi, nel suo editoriale (L’argine saltato) scrive: ” Per quanti sforzi facciano popolari e socialisti a fornire una versione edulcorata della cronaca, la vittoria delle destre estreme è un risultato clamoroso di fronte alla storia. Partiti xenofobi e razzisti, in molti casi apertamente nostalgici e neo fascisti superano di slancio e travolgono formazioni che sono state l’architrave dell’Europa per ottant’anni. È un D-day – celebrato appena l’altro giorno – ma al contrario”.
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L’argine saltato“La vittoria delle destre estreme è un risultato clamoroso di fronte alla storia. Partiti xenofobi e razzisti, in molti casi apertamente nostalgici e neo fascisti superano di slancio e travolgono formazioni che sono state l’architrave dell’Europa per ottant’anni”Andrea Fabozzi, 10 giugno 2024
Leggi anche la prima parte, dal 1979 al 1994.
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