Europa

Debutta Ela, nuovo partito europeo di sinistra: «Serve una voce forte»

Debutta Ela, nuovo partito europeo di sinistra: «Serve una voce forte»Manon Aubry, co-presidente del gruppo The Left – foto Ap

The Left si fa in due, tensione nel gruppo. Il presidente di Pel: «Quello che sta accadendo non facilita i rapporti»

Pubblicato circa un mese faEdizione del 16 ottobre 2024

Ucraina e Medio Oriente: i due conflitti ai confini dell’Europa fanno discutere il mondo politico e attraversano in profondità lo schieramento della sinistra Ue. Chiede l’embargo delle armi verso Israele la capogruppo dei socialisti (S&D) Iratxe Garcia Perez nel corso di un convegno a cui ha partecipato il capo (uscente) della diplomazia Ue, Josep Borrell. Sul piatto anche l’accordo di partenariato tra Bruxelles e Tel Aviv. Spagna e Irlanda ne vorrebbero da tempo la revoca, e Borrell ha deciso che è arrivato il momento di procedere alla valutazione del rispetto delle clausole dei diritti umani, fino ad ora ignorata.

Posizioni mai così dure, da parte dei socialisti, ma non è tanto il Medio Oriente il problema. In questione è invece l’atteggiamento rispetto all’altro conflitto, quello ucraino, che scuote sia i progressisti S&D che i Left. Tra questi ultimi, si è consumata nelle scorse settimane una frattura. Non riguarda il gruppo parlamentare, che rimane unico, bensì la famiglia politica che ad esso si riferisce.

L’«Alleanza della sinistra europea per i popoli e il pianeta» (Ela, con l’acronimo inglese), presentata ieri in conferenza stampa all’Eurocamera, affianca ora il già esistente Partito della Sinistra europea (Pel). Del primo fanno parte al momento sette partiti nazionali: France Insoumise, Podemos, Bloco de Esquerda (portoghese), insieme a tre formazioni della sinistra scandinava e al polacco Razem. Nel secondo rimangono molte formazioni legate alle radici comuniste, i tedeschi della Linke e il greco Syriza.

«Vogliamo una sinistra che abbia una voce forte», spiega al manifesto Catarina Martins, eurodeputata portoghese del Bloco de Esquerda e co-presidente dell’Alleanza, «che sappia includere i movimenti femministi, ecologisti e verdi». Tra le righe Catarina Martins critica la scarsa capacità di incidere della vecchia famiglia politica. «Si tratta di un nuovo partito, non di una reazione al Partito della Sinistra europea», precisa, ricordando come il nuovo partito si richiami all’esperienza Now the People, creata nel 2018 per volontà di Jean-Luc Mélenchon e Pablo Iglesias, con l’adesione anche di Sinistra Italiana. Raggiunto dal manifesto, il presidente di Pel Walter Baier accusa: «Quello che sta accadendo non facilita i rapporti nel gruppo parlamentare» negando comunque che Pel, fondato vent’anni fa da Fausto Bertinotti, si possa sciogliere.

Il punto è che proprio sul tema Ucraina non mancano le contraddizioni della nascente Alleanza, che fa del pacifismo un pilastro della propria proposta politica. I partiti della sinistra slava e scandinava, che esprimono l’altra co-presidenza di Ela con l’eurodeputata svedese Malin Björk, hanno posizioni distanti da quelle di Insoumise e degli iberici sul tema degli aiuti militari all’Ucraina. Come si è visto dalla mozione votata lo scorso settembre all’Eurocamera, i nordici si schierano in favore delle forniture belliche europee verso Kiev (posizioni in realtà espresse anche da Carola Rackete, una dei tre eurodeputati Linke nel gruppo Left).

Nel frattempo, il Movimento 5 Stelle al Parlamento europeo – siamo di nuovo dentro il gruppo Left – ha avviato ufficialmente l’iter per la costituzione di un intergruppo «per la pace, la democrazia e il dialogo multilaterale». All’iniziativa, guidata dal pentastellato Danilo Della Valle, aderiscono Marco Tarquinio (S&D), Leoluca Orlando (Greens) e l’Irlandese Michael McNamara (Renew). Ennesima frattura e riaggregazione nella sinistra europea, stesso leitmotiv: vedi alla voce Ucraina.

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