Un alleato insospettabile nella battaglia per ricordare con una targa il luogo in cui morì Antonio Gramsci il 27 aprile 1937. In nome di una falsa par condicio, il ministro Gennaro Sangiuliano ha risposto alla sollecitazione del professor Fabio Fabbri, primo firmatario dell’appello rilanciato da il manifesto con oltre 2.500 sottoscrizioni di intellettuali, lettori e semplici cittadini.

Il 2 gennaio Sangiuliano ha scritto alla «direzione della casa di cura Quisisana» – dove Gramsci era rinchiuso e controllato a vista dalla polizia fascista dal 24 agosto 1935 – chiedendo «la disponibilità a collocare una targa commemorativa all’interno della vostra prestigiosa» clinica.

Da notare che nella missiva la parola «antifascista» è censurata e Gramsci è definito «una delle più grandi personalità intellettuali e politiche dell’Italia del Novecento», «celebre filosofo, politico e giornalista» (sic). Censurato anche il regime carcerario fascista a cui era sottoposto, definito invece «ricovero doloroso e in regime di libertà condizionata».

Sangiuliano, che da tempo si professa «profondo estimatore» di Gramsci e che già nelle settimane scorse ha promesso una mostra per «parificare» quella su Tolkien, però vuole essere buono con la Quisisana e dunque promette che «il ministero è pronto a farsi carico degli oneri economici», come fosse questo il problema.

In realtà la proprietà della famiglia Ciarrapico – notoriamente destrorsa – ha spiegato a il manifesto come il diniego sia collegato al fatto che la targa a Gramsci darebbe la stura a troppe richieste del genere «per le tante personalità del campo politico, imprenditoriale, nazionale ed internazionale, e, comunque, di personaggi noti deceduti nella clinica». La proprietà non le ha mai rese note, trincerandosi dietro la privacy, ma sarebbero limitate allo stesso Ciarrapico, Ruggero Orlando e Paolo Emilio Taviani.

La clinica Quisisana di Roma

Vedremo ora se Eurosanità, la società che ha acquistato la clinica nel 1983, verrà convinta e cambierà idea rispetto al fermo diniego più volte ribadito.

Nel frattempo si era mosso il Comune di Roma. Ieri il sindaco Roberto Gualtieri ha espresso «profondo apprezzamento e piena condivisione per l’iniziativa del ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano», ricordano come Gramsci «ha fornito le basi teoriche e concettuali alla base dell’originalità del comunismo italiano».

Gli unici a citare il manifesto sono i consiglieri del Pd Roma che, grazie all’ordine del giorno presentato da Erica Battaglia il 16 dicembre, avevano rilanciato l’appello. «Bene ha fatto il ministro Sangiuliano a sostenere le ragioni di quanti, sottoscrivendo un appello del quotidiano il manifesto, stanno chiedendo l’apposizione di una targa alla memoria di Antonio Gramsci nella clinica ai Parioli dove morì. Lo abbiamo fatto settimane fa anche noi, depositando una mozione del Pd che, a questo punto, speriamo venga votata all’unanimità. Crediamo infatti che la memoria sia un ingranaggio collettivo e che quanti hanno permesso la nascita del pensiero democratico, con il loro sapere e le loro scelte politiche, debbano essere ricordati», conclude la nota.