Parigi, 9 giugno. La data e il luogo che addetti ai lavori e appassionati si erano segnati sull’agenda poco dopo il sorteggio del tabellone del Roland Garros. Il giorno del possibile duello generazionale tra Carlos Alcaraz e Novak Djokovic. Un pronostico prevedibile anche in virtù degli ostacoli non impossibili che avrebbero dovuto affrontare per arrivare a questa semifinale tanto attesa. E infatti, puntualmente, i due giocatori sono scesi l’uno contro l’altro sul Philippe-Chatrier, per il loro primo incrocio a livello di tornei Slam. Finora si erano affrontati una sola volta nel 2022 al Master 1000 di Madrid, sempre nel penultimo atto, e fu un’autentica battaglia vinta dall’allora diciannovenne spagnolo.
Se per il numero uno nato a Murcia si trattava di replicare quello che aveva combinato nella prima parte della stagione, qualche lieve perplessità aveva accompagnato in Francia il tennista serbo, la leggenda vivente, il vincitore cinque mesi fa a Melbourne del ventiduesimo Slam (record condiviso con Rafael Nadal) ma poi appiedato ancora da questioni legate al vaccino anti Covid (motivo per il quale ha saltato l’intera trasferta statunitense) e rallentato da qualche problema fisico che aveva allarmato il suo clan, soprattutto, dopo le inusuali sconfitte a Montecarlo e Roma, per mano di Lorenzo Musetti e Holger Rune.

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A volte ritornano, violenza e fantasia al Roland GarrosAlla prova dei fatti, Djokovic pur con qualche sofferenza contro il russo Karen Khachanov, si è presentato all’appuntamento con Alcaraz, forse leggermente sfavorito ma con tutti i colpi a disposizione per tentare l’ennesima impresa a trentasei anni.

AL CONTRARIO di quanto accaduto nei quarti, quando lo spagnolo aveva fatto letteralmente quello che voleva, in particolar modo sul lato sinistro, contro uno spento Stefanos Tsitsipas, e il nativo di Belgrado si era trovato in difficoltà di fronte ai colpi potenti del già citato Khachanov, qui la situazione si ribaltava, con Djokovic capace di variare in ogni singolo scambio, trovando la profondità e attaccando a rete quando necessario, mentre Alcaraz annaspava frustrato dai continui errori dettati da un’inspiegabile fretta, quasi volesse liberarsi dell’avversario in tempi brevi, dimostrando per una volta di essere un ragazzo di vent’anni alle prime grandi esperienze. Dall’altra parte delle rete, Djokovic dominante sulla diagonale di rovescio, con relativa facilità si aggiudicava il primo set, 6-3.

NEL SECONDO PARZIALE, l’esuberanza talvolta dannosa di Alcaraz non calava, ma Djokovic era costretto a spendere molto di più che nella prima ora di gioco. Il serbo doveva muoversi lateralmente per arginare su entrambe le diagonali la potenza dello spagnolo che, poi, all’improvviso posava la sciabola e prendeva il fioretto per effettuare uno dei colpi che meglio sa fare e che usa con una disinvoltura unica, la smorzata. Una fase apparentemente decisiva della partita.
Il 7-5 a favore di Alcaraz, poneva il leader della classifica mondiale in enorme vantaggio. Perché oltre al fisico e all’atletismo, alla forza e alla corsa, lo spagnolo mette tanto tennis, come nemmeno alcuni dei suoi illustri predecessori erano in grado di fare alla sua stessa età. E qui, però, accadeva il colpo di scena che cambiava la storia di un match che a quel punto sembrava procedere in altra direzione.

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Novak Djokovic contro Wimbledon: «Lo sport non c’entra con la guerra»All’inizio del terzo set, Alcaraz accusava prima i crampi a una mano, poi a un polpaccio. Praticamente immobile e con solo a disposizione due brevi e inutili interventi del fisioterapista, lo spagnolo doveva consegnare gratuitamente un game e, di fatto, i due parziali con un doppio 6-1.
Un epilogo che ovviamente cancella tutte le aspettative che avevano preceduto questo incontro. Nessun passaggio di consegna, nessuna impresa della leggenda. Semplicemente una cattiva alimentazione, o un’imprevista disidratazione, o la tensione o qualcosa d’altro, a tradire lo sfidante che aspirava a conquistare il trono sconfiggendo sul campo uno dei vecchi sovrani.
Così, per il secondo anno, la prima semifinale a Parigi si interrompe sul più bello. Nella passata edizione, in modo ancor più grave, fu Alexander Zverev a doversi arrendere per un grave infortunio alla caviglia mentre fronteggiava Nadal. A questo proposito, sarà proprio il redivivo tedesco o il sottovalutato norvegese Casper Ruud (il finalista del 2022) a cercare di impedire a Djokovic di vincere il suo ventitreesimo Slam e arricchire una bacheca senza eguali.