L’articolo 106 della bozza di manovra circolata in questi giorni tratta l’«Ampliamento della rete dei centri di permanenza per il rimpatrio (Cpr)». Per il prossimo triennio stanzia 42 milioni di euro per «costruzione, acquisizione, completamento, adeguamento e ristrutturazione di immobili e infrastrutture destinati a centri di trattenimento e accoglienza». Nei Cpr, però, di accoglienza non c’è nulla. Sono luoghi di detenzione amministrativa, cioè di privazione della libertà personale di chi non ha commesso alcun reato. La loro storia affonda nel decreto Dini del 1995 e nella legge Turco-Napolitano del 1998 (governo Prodi). Nel corso del tempo hanno cambiato nomi e...