Il centro liberale immaginato da Renzi e Calenda rischia di non entrare in Europa. Il derby infinito tra i due ego (ai quali si è aggiunto il terzo, quello di Emma Bonino) sembra andare nella notte a vantaggio di Azione ma la lotta sui decimali non serve comunque a entrambi a superare il quorum del 4%. Alle due e trenta di notte la proiezione di Swg per La7 vede la formazione di Calenda e Stati Uniti d’Europa appaiate al 3,7%. Nessun seggo nel parlamento Ue.

Se fosse confermato sarebbe una débâcle: l’elettorato moderato ha preferito continuare a scrivere Berlusconi sulla scheda elettorale, schivando i suoi emuli che si neutralizzavano a vicenda. Sue e Azione non sono state penalizzate solo dalla polarizzazione del dibattito elettorale ma anche dagli scontri, ai limiti dell’insulto, tra i due ex alleati che si sono sovrapposti alla missione elettorale. L’ex presidente del Consiglio e l’ex ministro, entrambi twittatori compulsivi, nella notte tacciono.

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L’ultimo messaggio, cauto, di Renzi è di qualche minuto prima della chiusura dei seggi: “penso che il dato degli altri Paesi confermi una volta di più che aver dato vita alla lista Stati Uniti d’Europa sia stata una scelta politicamente coraggiosa e culturalmente sfidante – ha scritto il leader di Sue sui social – vedremo nelle prossime ore se i cittadini avranno premiato la nostra scelta consentendoci di rappresentarli a Strasburgo. Abbiamo scelto la costruzione di una lista generosa, aperta e senza veti, abbiamo rinunciato ai cognomi sui simboli, abbiamo detto che chi viene eletto andrà davvero a Strasburgo.

Ora non ci resta che aspettare il verdetto del popolo sovrano con il sorriso di chi sa di aver fatto una scelta nell’interesse dei propri figli”.

Tutto si gioca sul filo del rasoio ma il peso politico della sconfitta è diverso: il 2014, quando il Pd di Renzi prese il 40% alle europee è lontano anni luce, neanche la somma di sigle ha portato vantaggi. Neanche Bonino ha aggiunto nulla. Ma lontana è anche la sicurezza con la quale, solo due giorni fa, Renzi dichiarava «Le previsioni del voto sono buone e mi toccherà lasciare Roma. Le europee sono strane, si decide molto del futuro delle persone. Sulla percentuale penso che faremo sopra il 5%”.

Inevitabile che il Pd lo faccia notare. mentre i leader di centro tacciono, gli ex compagni di partito accusano. “Gli elettori premiano la chiarezza: o si sta da una parte o si sta dall’altra. Lo dico agli amici Renzi e Calenda”, dichiara Chiara Gribaudo e anche la vice presidente del Senato Licia Ronzulli, Forza Italia, ha buon gioco nel notare “credo che sul risultato di Azione e Stati Uniti d’Europa abbia influito anche l’esito del ‘cartello elettorale’ che avevano creato per farsi eleggere, salvo poi divorziare pochissimo tempo dopo. – ha detto l’esponente berlusconiana – c’e’ stato un periodo in cui Renzi copiava esattamente i nostri claim e dicevano che erano loro il centro”