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Conte più che doppiato dal Pd. «Siamo per l’alternativa alla destra»

Conte più che doppiato dal Pd. «Siamo per l’alternativa alla destra»Giuseppe Conte – LaPresse

Cuore di tenebra Il Movimento 5 Stelle al di sotto delle aspettative

Pubblicato 5 mesi faEdizione del 10 giugno 2024

Non si attendevano grandi numeri, ma sicuramente si sperava in qualcosa di più. Lo scenario più cupo prevedeva che il Partito democratico avrebbe doppiato il Movimento 5 Stelle ma nessuno pensava che si sarebbe andati anche oltre. Per questo, in via Campo Marzio, a fine serata, regna ancora il silenzio: nessun commento al voto. Per le prime dichiarazioni, spiegano dal partito, «si attende una copertura più ampia del campione» con dati più certi rispetto alle prime proiezioni che danno i pentastellati tra il 10 e l’11%.

SULLE PRIME non c’è traccia di Giuseppe Conte ma si intravedono Francesco Silvestri (capogruppo alla camera) insieme al vicepresidente Riccardo Ricciardi e ad Alessandra Maiorino. E poi ci sono i reduci del M5S della prima ora (e unici della vecchia guardia recuperati nello staff parlamentare): l’ex vicepresidente del senato e attuale responsabile dei territori Paola Taverna e Vito Crimi, che fu reggente quando Luigi Di Maio decise di fare un passo indietro.

QUANDO LE 2 di notte sono passate, il leader si presenta davanti ai microfoni. «I giudizi dei cittadini sono inappellabili – dice Conte – Prendiamo atti di un risultato sicuramente deludente. Potevamo sicuramente fare meglio, cercheremo di approfondire le ragioni e faremo una riflessione interna per capire le ragioni di un risultato che non è quello che ci aspettavamo. I nostri europarlamentari saranno assolutamente coerenti rispetto agli impegni presi in campagna elettorale».

A QUESTO PUNTO al M5S, insomma, toccherà la più classica delle analisi della sconfitta. Mancano soprattutto i voti del sud, storico serbatoio di consensi pentastellati. Ha pesato l’astensione, come testimonia la vicepresidente del Senato Mariolina Castellone quando prova a scaricare le colpe sul governo. «Abbiamo un sud che ha deciso di non partecipare alle elezioni e io una domanda se fossi al governo me la farei – dice Castellone – Il sud non si sente rappresentato da un governo che lo ha portato verso l’autonomia differenziata e gli ha sottratto 20 miliardi di Pnrr». Si spera che i 5 Stelle proveranno a comprendere i motivi per cui i percettori di reddito di cittadinanza non hanno consegnato a Conte e i suoi il dissenso verso il governo Meloni, che in questi due anni non ha esitato a prendersela contro i più poveri.

IL M5S HA PROVATO a condurre una campagna elettorale tutta incentrata sulla figura del leader: è Conte che ha fatto da frontman, è lui è andato per il paese portando in giro uno «spettacolo» (sic) in sale cinematografiche e teatri e che ha provato a trascinare la figura dei candidati a partire dalla sua immagine di uomo di governo.

NE È VENUTO fuori il peggior risultato degli ultimi dieci anni, da quando i 5 Stelle concorrono alle europee. In un partito che negli ultimi anni è stato costruito ad arte attorno alla figura dell’ex presidente del consiglio tutto ciò potrebbe scatenare un terremoto. Non è un caso che l’ex sindaca di Roma Virginia Raggi l’altro giorno ha annunciato che dopo essere andata alle urne si è unita ad un appuntamento dell’associazione Schierarsi, fondata dall’ex parlamentare Alessandro Di Battista che incombe su tutto il M5S. Difficile pensare che davvero il soggetto che Conte si è costruito attorno possa cambiare linea politica da un giorno all’altro. Ma se nelle ultime settimane i 5 Stelle davano per fattibile l’alleanza in Europa con i rossobruni tedeschi di Sarah Wagenknecht (che si batte per i diritti dei lavoratori ma al tempo stesso rivendica la restrizione di quelli dei migranti) si capisce quanto ci si muova sul filo del rasoio. Conte porterà a Bruxelles tra gli otto e i dieci europarlamentari. Nella scorsa legislatura erano 14 ma si ridussero fino a un terzo. Erano parte della maggioranza Ursula. Proverà ad alzare i toni per correggere la rotta? A botta calda prova a tenere la linea: «Nel complesso le forze progressiste hanno tenuto bene – dice – Ma c’è da interrogarsi su un asse politico Germania-Francia che cambia. Cercheremo su un equilibrio difficile tra forze progressiste e conservatrici di far valere il nostro peso a favore di un’Europa progressista». Anche sul piano interno non sembra offrire spazi a mutamenti di rotta: «Il nostro impegno non marca nessuna battuta d’arresto – sottolinea – Il dialogo con le forze progressiste non dipende da un appuntamento elettorale, sarà sempre più intenso man mano che dovremo assumerci la responsabilità di offrire l’alternativa questo governo».

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