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Luca Mercalli: «Ora è tardi, non si interviene nei momenti di emergenza»

Luca Mercalli: «Ora è tardi, non si interviene nei momenti di emergenza»Il fiume Po ai minimi a Boretto in provincia di Reggio Emilia – LaPresse

Intervista «Bisogna lavorare sulle infrastrutture: canali, dighe, tubazioni e tanto altro, sono lavori che richiedono anni e che andavano fatti tempo fa. Sentiamo da tanto tempo che bisogna riparare gli acquedotti perché circa il 40% dell’acqua potabile viene disperso per le perdite delle reti idriche. Qualcosa è stato fatto? No»

Pubblicato più di 2 anni faEdizione del 9 luglio 2022
Luca Mercalli

Luca Mercalli, presidente dell’Istituto di meteorologia e divulgatore, partiamo dalla domanda che in molti si stanno facendo in questi giorni: era prevedibile la siccità che ha colpito diverse regioni d’Italia, in particolare quelle del Nord?

La siccità è un fenomeno lento, cumulativo, che comincia all’inizio senza grandi preoccupazioni e poi via via diventa un’emergenza.

I primi segnali si sono avuti nel tardo inverno, quando non ci sono state piogge per diverso tempo tra dicembre e marzo. Però nel Nord Italia normalmente le piogge più intense dell’anno sono attese tra aprile e maggio, quindi fino a marzo abbiamo tutti sperato che la primavera potesse compensare questo deficit di acqua ma purtroppo non è avvenuto. Inoltre da maggio sono iniziate delle temperature estive e questo ha portato un ulteriore stress all’agricoltura.

Alla fine di maggio è diventato palese che la siccità sarebbe diventata grave perché le possibilità di pioggia si erano ridotte drasticamente con l’estate. Quindi direi che è difficile dire “era prevedibile”.

E da un punto di vista di previsione nel lungo periodo invece, quello che potremmo definire di scenario?

Quello sì, lo sappiamo da trent’anni. Tutti gli scenari di cambiamento climatico ci dicono che la temperatura aumenta, gli eventi estremi aumentano e quindi anche le siccità erano contenute in questa sorta di elenco di criticità climatica a cui saremmo andati incontro.

Ce ne sono sempre state di siccità, anche nel passato, però questa è particolarmente lunga e soprattutto si è accoppiata con le temperature elevate. Se mettiamo insieme caldo e siccità, questo è un caso assolutamente inedito, eccezionale.

Come possiamo fare per porre rimedio o almeno creare delle soluzioni che possano farci superare questi momenti di crisi?

Ora non si può fare nulla, non si interviene nei momenti di emergenza ma in quelli che potrei definire di “pace”. Bisogna lavorare sulle infrastrutture: canali, dighe, tubazioni e tanto altro, sono lavori che richiedono anni e che andavano fatti tempo fa.

Sentiamo da tanto tempo che bisogna riparare gli acquedotti perché circa il 40% dell’acqua potabile viene disperso per le perdite delle reti idriche. Qualcosa è stato fatto? No. In questi anni non ho mai sentito parlare i politici di acqua e di risoluzione dei problemi legati a essa ma sicuramente a ottobre, quando l’emergenza sarà passata, diranno che è tutto risolto.

E sarà davvero tutto risolto?

No, perché basta andare nel vostro archivio per vedere gli articoli e le interviste del 2017: dicevamo esattamente le stesse cose in riferimento alla siccità del lago di Bracciano e alle altre situazioni critiche, solo che in quel caso l’emergenza non è partita a fine luglio ma da giugno e abbiamo davanti a noi altri tre mesi di poche piogge e tanto caldo. Sarà lunga e sarà più dura del 2017.

Il Pnrr sta portando molti soldi in Italia e si parla di migliaia di progetti già approvati e altri in via di approvazione. Per i cambiamenti climatici si sta facendo qualcosa?

Io non vedo un disegno preciso e organizzato e questo mi preoccupa. È stato deciso tutto di fretta perché bisognava ottemperare alle scadenze e l’impressione è che sia un gran calderone di progetti, molti tirati fuori dai cassetti dove erano già lì, quindi non concepiti con una visione complessiva nazionale di rete tra i diversi sottosettori che devono dialogare tra loro se si vuole fare la transizione ecologica.

Ho l’impressione che ci siano tanti progetti raffazzonati e messi uno in fila all’altro, spesso con l’etichetta verde, anche quando verdi non sono, perché ci sono un sacco di grandi opere che purtroppo non possiamo considerare sostenibili. Saranno grandi cantieri, cemento, acciaio e dipingerli di verde è una forzatura. Ci saranno anche dei soldi per la riparazione delle reti idriche, quindi speriamo che almeno una piccola fetta dei finanziamenti vada nel posto giusto. Ma certamente non c’è stato un disegno, una concertazione che renda i progetti efficaci con una strategia di sistema.

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