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La disperazione dei sindaci: «Ora bisogna evitare l’emergenza sanitaria»

La disperazione dei sindaci: «Ora bisogna evitare l’emergenza sanitaria»Le strade allagate di Catarroja, Valencia foto Epa

Tragedia climatica Da Cullera a Catarroja, senza mezzi, acqua potabile e luce

Pubblicato 2 giorni faEdizione del 3 novembre 2024

Jordi Mayor, socialista, è il sindaco di Cullera, un comune in provincia di Valencia, in cui la Dana ha provocato solo danni materiali. È appena rientrato dal comune di Algemesí, uno dei più colpiti dalla furia dell’alluvione. Ci dice che lì «la situazione è di catastrofe, l’acqua è arrivata fino a due metri di altezza, distruggendo tutto ciò che trovava lungo il cammino». Sono arrivati i volontari ad aiutare, «adesso ci sono anche i militari, i pompieri, i servizi di emergenza e la polizia locale».
A Cullera «siamo stati fortunati, perché l’acqua ha deviato prima di entrare nel territorio comunale finendo nei campi di riso che soffrivano la siccità. Abbiamo così avuto tempo per monitorare la piena ed evacuare alcune zone».

«Noi abbiamo un nostro sistema di emergenza – spiega – un misuratore che permette di conoscere la portata del fiume Xúquer quando ancora mancano ore prima che entri in paese. Alle 20 di martedì vediamo che la sua portata supera già i 2.000 metri cubici per secondo e decido di elevare l’allerta al livello uno per rischio di inondazioni. La piena non arriva in paese fino alle tre del mattino, stiamo nella parte più bassa, l’acqua va sempre più allargando la sua capacità, ammortizzandola e l’inondazione è lenta. Perciò possiamo controllarla». A Cullera ora stanno bene e cercano di aiutare con persone e mezzi le zone limitrofe più disastrate.

Martí Raga, di Compromís, è il vicesindaco del comune di Catarroja, una delle zone maggiormente colpite dalla Dana. Ritorna la parola “catastrofe” nel suo racconto per descrivere la situazione del municipio: «Abbiamo una popolazione di 30.000 abitanti e la gran parte delle case è senza luce e acqua. Abbiamo sofferto 15 perdite umane, ma pensiamo sia una cifra lontana dalla definitiva perché ci sono quartieri dove ancora non si sono svuotati garage e cantine. E i dispersi sono alcune decine». Perciò, ci dice, «Abbiamo bisogno che le amministrazioni siano all’altezza della situazione. Nel nostro comune non c’è nessuno che non abbia patito danni per l’alluvione. Abbiamo un bilancio di 20 milioni di euro e non disponiamo di mezzi adeguati. Cerchiamo protezione nella Generalitat valenciana e nello Stato. E la Generalitat non ha dato la risposta che doveva. I primi che sono venuti ad aiutare non erano funzionari pubblici ma gente sconosciuta. Grazie a questi volontari molte persone hanno trovato assistenza».

«L’allarme è arrivato tardissimo – denuncia Raga – Come assessore all’Urbanistica alle 18 di martedì non avevo alcun avviso del rischio per la popolazione. E il comune non può ordinare la chiusura del commercio o delle installazioni pubbliche. Personalmente ricevetti l’avviso della Generalitat sul cellulare alle 20.30 di martedì, quando a casa mia già c’era un metro e mezzo d’acqua e i veicoli galleggiavano per la strada».

Pedro Sánchez ieri ha fatto un appello all’unità delle istituzioni. Il sindaco Mayor è d’accordo: «Si deve smettere di politicizzare tutto. C’è fame, umidità, ci sono cadaveri di animali, il numero delle vittime mortali cresce, sono passati diversi giorni col rischio di problemi per la salute pubblica. Quando tutto finirà allora si vedrà cosa non ha funzionato e di chi sono le responsabilità». Anche per il vicesindaco Raga la priorità è un’altra in questo momento: «È occuparsi delle persone per evitare effetti come quelli di un’emergenza sanitaria, perché la temperatura è di oltre 20 gradi. Le persone devono avere luce e acqua potabile. Poi potremo parlare di responsabilità, perché c’era chi ne aveva e non le ha esercitate».

Sono persone che hanno la responsabilità del governo più vicino alla popolazione e si trovano a gestire un’emergenza che non avrebbero mai immaginato: «Pensavamo che la pandemia fosse il massimo che avremmo dovuto gestire come responsabili pubblici e invece…», riflette Raga. «Arrivo a casa molto tardi, mi metto a letto, mi alzo, ma non so se ho dormito, se ho sognato, se sto vivendo un incubo… – riconosce Mayor – Ho molti amici sindaci e non so come potranno cavarsela in municipi che sono stati rasi al suolo». «Mi sento distrutto da un punto di vista animico – ammette Raga – L’odore del fango ci è entrato nella testa».

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