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Dal Brasile fino a Vasto, i diritti delle onde

Dal Brasile fino a Vasto, i diritti delle onde

Ecosistemi Surfisti e ambientalisti contro la scogliera di Vignola: le barriere trasformano il mare in una vasca chiusa, rendendo l'acqua stagnante. Così proliferano alghe e batteri

Pubblicato 2 giorni faEdizione del 3 novembre 2024

Anche le onde hanno dei diritti. Ad affermarlo, per la prima volta con una norma, è stato il comune di Linhares in Brasile. Il suo esempio ha ispirato la città di Vasto in Abruzzo, dove si sta lottando contro un controverso progetto di difesa dall’erosione costiera che ucciderà l’ecosistema locale, compresa un’onda unica in Italia. Linhares ha riconosciuto una protezione speciale alle onde della foce del fiume Doce. Si tratta di una zona molto frequentata dai surfisti, grazie ai suoi cavalloni perfetti; ma nel 2015 tutto è stato compromesso dal crollo della diga mineraria di Fundão.

Il disastro è avvenuto a 600 chilometri di distanza, ma ha provocato un enorme sversamento di fanghi tossici che sono arrivati fino all’oceano Atlantico. Una sorta di tsunami di sostanze inquinanti proveniente dall’entroterra, che ha provocato la morte di 19 persone, distrutto interi villaggi ed ecosistemi, ucciso pesci e piante con veleni che il mare impiegherà più di 100 anni per smaltire.

Il comune di Linhares, che dalle acque del fiume e dalla comunità di surfisti traeva il suo sostentamento, è partito da questa tragedia per elaborare una norma, approvata poche settimane fa, che rappresenta un raro esempio di tutela della biodiversità intesa in senso ampio. La legge riconosce il diritto delle onde a continuare a frangersi alla foce del fiume Doce ed equipara l’oceano a un essere vivente soggetto a tutti i diritti intrinseci all’esistenza. Quindi rafforza le misure di conservazione dei fattori chimici e fisici responsabili della qualità delle onde locali e del ciclo ecologico interconnesso che le rende uniche al mondo.

L’esempio di Linhares è arrivato a 9 mila chilometri di distanza, a Vignola, frazione di Vasto. Siamo nella splendida Costa dei Trabocchi, dove il comune ha approvato la costruzione di 400 metri di scogliere per proteggere dall’erosione un tratto di spiaggia in concessione a un campeggio e alcune case per turisti. Ma il progetto – finanziato con 3,5 milioni di euro – comprometterà l’equilibrio di una zona molto delicata dal punto di vista ambientale.

Qui c’è la celebre onda della Grotta del Saraceno, un lungo cavallone che si forma grazie al particolare fondale. Nulla di paragonabile a quelli dell’oceano, ma abbastanza rilevante per essere citato nelle guide surfistiche internazionali e attirare tanti appassionati. «Se sarà realizzato il progetto l’onda scomparirà», afferma Giuseppe Di Marco di Legambiente Abruzzo. Il comitato locale Litorale Vivo ha fatto ricorso al Tar per bloccare la realizzazione dell’opera: nonostante sia un’entità meno tangibile, si ritiene l’onda meritevole di protezione quanto le case, il campeggio e la spiaggia.

La scogliera prevista a Vignola è l’ennesima della lunga serie di barriere artificiali che caratterizza l’Abruzzo. Secondo l’Ispra, 82 dei 125 chilometri di costa regionale sono in grave erosione. «Negli ultimi 20 anni in Abruzzo sono stati spesi 150 milioni di euro per le scogliere», calcola Michele Manigrasso dell’università di Pescara, direttore dell’Osservatorio paesaggi costieri. Per far riallungare la spiaggia davanti a sé, queste strutture trattengono la sabbia portata dalle correnti e scatenano l’erosione nel tratto di spiaggia limitrofo, dove prima non c’era.

Di questo passo in Abruzzo si sono costruite scogliere lungo quasi la metà della sua costa e si sta continuando a farlo. «Il problema è che si tratta di interventi spot attuati dai singoli comuni, senza una visione ampia», sostiene Di Marco. «Il modello abruzzese delle scogliere non risolve il problema dell’erosione, anzi ne crea altri». Le scogliere hanno anche l’effetto di alterare l’ecosistema marittimo. Trasformato in una vasca chiusa, il mare diventa torbido e stagnante, facendo proliferare alghe e batteri, a scapito della fauna marina e della salute umana. L’utilità delle scogliere è dunque molto controversa; e riconoscere i diritti delle onde è un gesto politico locale da cui partire.

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