Europa

Valencia, la Regione accetta di gestire la crisi con il governo

Pompieri in azione ad Alfafar, Valencia foto ApPompieri in azione ad Alfafar, in basso volontari a Benetusser – Ap

Spagna Il premier Pedro Sánchez invita all’unità e manda 5mila soldati. Il governatore Mazón, sotto accusa, sarà al comando delle operazioni. Mentre il conteggio dei morti sale a 211, sui dispersi non c’è ancora una stima ufficiale

Pubblicato 2 giorni faEdizione del 3 novembre 2024

Una donna è stata trovata viva nell’abitacolo di una macchina, travolta dal fango e da altre automobili, a distanza di tre giorni dall’alluvione. Tra tutte le notizie drammatiche che arrivano dal sud della Spagna, questa è di certo la più simbolica. Non solo perché, visto il tempo trascorso dalla sopravvissuta tra i rottami, ha del miracoloso, ma soprattutto perché ribadisce con forza un fatto fondamentale: l’emergenza è lontana dall’essere conclusa.

Il conteggio ufficiale dei morti sale a 211. Sui dispersi non c’è ancora una stima ufficiale. Il quotidiano online el diario aveva diffuso nella notte di giovedì il verbale di una riunione del comitato di emergenza che parlava di 1.900 persone ancora irreperibili – una cifra apocalittica. Questo dato non ha ricevuto conferme ufficiali, e sembra probabile che il numero reale sia significativamente più basso. Ma il solo fatto che si possa parlare di proporzioni simili dà l’idea di come il flusso di notizie tragiche non sia destinato a interrompersi presto.

C’È UN POSTO che rappresenta a pieno l’entità di quanto ancora debba essere scoperto: il centro commerciale di Bonarie ad Aldaia. Nel suo parcheggio sotterraneo inondato giacciono sicuramente decine di automobili. La paura dei soccorritori è che dentro quelle macchine ci siano altri cadaveri.

LA CATASTROFE non è terminata nemmeno per i vivi. Per questo Valencia e i suoi dintorni si sono riempiti di volontari – 10.000 secondo la giunta autonomica – e da tutta la Spagna arrivano cibo e vestiti. Diciannove di loro sono rimasti intossicati dai gas di un macchinario danneggiato all’interno di un seminterrato allagato a Chiva, la cittadina di cui molto si parlò nelle prime ore dell’emergenza perché lì si era registrata la maggior quantità di pioggia.

Ieri è stata anche la giornata delle conferenze stampa. In mattinata ha parlato Pedro Sánchez, presidente del governo. L’annuncio principale è stato quello relativo alla «mobilitazione militare più grande di sempre in tempo di pace». 5.000 soldati e altrettanti poliziotti messi a disposizione dei soccorsi. Il governo non ha voluto assumere a sé il controllo delle operazioni: la linea rimane quella della collaborazione con la (criticatissima) giunta valenciana. «Le autorità locali conoscono il territorio meglio di chiunque altro» ha detto Sánchez «se necessitano di maggiore aiuto, basta che lo chiedano». Una scelta di dialogo che non convince tutti: in parlamento è Podemos, ad esempio, a chiedere all’esecutivo di «prendere in mano la situazione». Il presidente ha parlato anche di «errori commessi», ma la priorità – questo è il messaggio – è gestire la crisi.

IN SERATA, DOPO una lunga attesa, è stata la volta di Carlos Mazón, presidente della Generalitat valenciana ed esponente del Partito Popolare. «Stiamo attraversando il momento peggiore della nostra storia. Un momento la cui gravità nessuno poteva prevedere». Frasi scontate in queste circostanze, ma che hanno anche il sapore dell’autodifesa. Benché l’agenzia meteorologica spagnola avesse dichiarato l’allerta rossa fin dalla mattina del giorno dell’alluvione, la giunta presieduta da Mazón ha inviato ai propri cittadini il primo sms di allarme solo dopo le 20:00.

Poi, è arrivato l’annuncio più atteso: le autorità autonomiche creeranno cinque gruppi di risposta rapida – su sanità, trasporti e infrastrutture, case e servizi sociali, lavoro e imprese, interni, il governatore ha chiesto che dentro questi gruppi vi siano anche alcuni ministri del governo Sánchez. Di fatto, si chiede a Madrid di mettere mano nella gestione di quanto sta accadendo. Una proposta subito accettata dall’esecutivo centrale, che non ha però specificato quale dicasteri intenda coinvolgere.

ZOOMANDO ALL’INDIETRO, e allontanandoci dalla cronaca puntuale delle ultime ore, rimane l’immagine di territori resi fragili dalla mano umana ed esposti a eventi sempre più estremi per via della crisi climatica. Secondo El Paìs, che cita dati del ministero della Transizione Ecologica, quasi tre milioni di persone in Spagna vivono in territori ad alto rischio idrogeologico.

Il World Weather Attribution, un centro studi specializzato nell’analizzare le eventuali correlazioni tra eventi meteorologici estremi e riscaldamento globale, ha pubblicato la prima ricerca su questo Dana – così si chiama il fenomeno meteorologico che ha colpito la comunità valenciana. Il risultato è ancora da confermare, ma non inatteso: l’aumento delle temperature medie globali ha duplicato la possibilità che la tempesta arrivasse, e ha aumentato del 12% le piogge.

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