«Scendere in piazza forse non è sufficiente, ma sono contento che a farlo siano finalmente gli studenti». Luca Mercalli è stato in piazza, nella sua Torino: «Aspetto, però, a cantare vittoria: gli effetti di questa manifestazione si vedranno dopo, sarà importante capire se non s’è trattato di un nuovo fuoco di paglia. Di appelli nei abbiamo già visti» dice.

Mercalli – che è meteorologo, divulgatore scientifico e climatologo, nonché presidente della Società metereologica italiana e tra i massimi esperti di ghiacciai nel nostro Paese – elenca tutte le denunce che hanno fatto scalpore, per poi cadere rapidamente nel dimenticatoio: Leonardo Di Caprio, con il suo documentario Before the Flood. Punto di non ritorno (2016), Papa Francesco che ha firmato l’enciclica Laudato Si’ (2015), e anche l’ex vicepresidente Usa Al Gore, con la sua Scomoda verità.

«Il Global Climate Strike deve sapersi trasformare in una mobilitazione capace di indirizzare un cambiamento reale e immediato nella politica dei governi» sottolinea Mercalli, il cui ultimo libro, uscito nel 2018 per Einaudi, ha un titolo eloquente, Non c’è più tempo. Come reagire agli allarmi ambientali. È questo lo spirito con cui Mercalli ha partecipato all’appuntamento di Torino: c’è urgenza di agire. Nel capoluogo piemontese, gli studenti si sono incontrati alle 9.30 in piazza Albarello, per manifestare insieme fino a piazza Castello. Dopo aver attraversato le strade della città, Mercalli ha risposto alle domande dei giovani. «Da almeno 25 anni parlo nelle scuole di questi temi, e credo che questa mobilitazione sia qualcosa che ho contribuito a stimolare. È per questo che oggi sono stato orgogliosamente alla testa del corteo» spiega.

Crede che l’Italia saprà cogliere il messaggio di questo Global Climate Strike? Chiediamo. «Il nostro è il Paese delle contraddizioni: in ambito ambientale abbiamo senz’altro delle eccellenze, ma siamo riconosciuti anche per pratiche molto negative, e le prime non riusciamo a trasformarle in prassi. – risponde – Adesso viviamo un paradosso, quello dei costruttori che scendono in piazza per chiedere grandi opere e affermano di farlo in nome della lotta al cambiamento climatico. A loro io dico: voi siete il problema, e potrete rappresentare una soluzione solo nel momento in cui parlerete di intervenire ed investire sulla riqualificazione del patrimonio edilizio, contro il dissesto idrogeologico. Tutte le grandi opere, comprese autostrade e tunnel, sono il problema. Purtroppo siamo politicamente schiavi di queste contraddizioni: abbiamo senz’altro un ottimo ministro dell’Ambiente in carica, ma la narrazione e la politica declinano ancora un’idea di sviluppo e crescita che hanno bisogno di cemento».

Con quali piazze dialoga la manifestazione di ieri? «Lo vedremo poi. – ci dice- Questa è una manifestazione degli studenti, ed ho combattuto fortemente perché restasse una mobilitazione esclusivamente di studenti. Le intersezioni verranno. Oggi è nostro compito difendere a banda larga questo seme che guarda al futuro».