Economia

Landini: «Sacrifici dalle banche? Non so se Giorgetti era sobrio»

Il segretario della Cgil Landini dal palco della manifestazione nazionale Salario Salute Diritti Occupazione a Roma foto Cgil NazionaleIl segretario della Cgil Landini dal palco della manifestazione nazionale Salario Salute Diritti Occupazione a Roma – Cgil Nazionale

La cambiale Meloni rispiegherà martedì gli annunci sulla legge di bilancio in una conferenza stampa. Cgil e Uil in piazza a Roma per i salari del pubblico impiego criticano l'austerità voluta dalle destre postfasciste e leghiste subalterne all'Europa neoliberale. La denuncia: hanno voluto altri sette anni di tagli, attacco ai servizi pubblici e agli enti locali e salari bassi

Pubblicato 22 giorni faEdizione del 20 ottobre 2024

Due mondi paralleli che mai si incontreranno: il governo e la sua maggioranza da una parte, dall’altra parte Cgil e Uil ieri in Piazza del popolo a Roma. I primi ieri si sono svegliati di buon umore. A loro avviso le agenzie Standards & Poor’s e Fitch hanno votato la fiducia a Meloni perché hanno confermato un giudizio sul «rating» oppure lo hanno migliorato.

Di tutt’altro avviso è sembrato Maurizio Landini, segretario della Cgil. Indifferente alla commedia dei «rating» stabiliti da agenzie americane considerate la terza camera della finanza che condiziona le altre due parlamentari. Senza peli sulla lingua Landini ha attaccato una delle misure cardine della «manovra» che non esiste ancora in formato cartaceo ma solo in quella degli annunci. In attesa che il governo si decida a mettere nero su bianco i suoi orientamenti, i contenuti del testo saranno rispiegati in una conferenza stampa dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni e dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti martedì dalle 9,30.

«Quando ho sentito che il ministro Giorgetti a nome del governo ha detto che nella legge di bilancio la grande novità sarebbe che i sacrifici li faranno le banche e non le persone, io mi sono chiesto se fosse sobrio – ha detto Landini – Perché io vorrei capire quale sarebbe il sacrificio richiesto dalla banche. Da quello che abbiamo letto e sentito non c’é nessuna tassazione in più sui profitti né per le banche, né per coloro che hanno aumentato i profitti in questi anni».

Il trucco contabile sulle banche si inserisce, a parere di Landini in «una legge di bilancio balorda perché è figlia di un’altra scelta che è stata fatta. Questo governo che fa il sovranista ha votato le politiche europee che ripropongono l’austerità». L’osservazione è pertinente perché coglie la subalternità delle destre post-fasciste e leghiste al comando dell’Europa neoliberale, oltre che della finanza. Landini ha inoltre sottolineato che il sindacato ha già espresso la sua contrarietà rispetto al ritorno dell’austerità in Europa manifestando a Bruxelles contro il patto di stabilità. Invece le destre che cianciavano anni fa contro l’Europa «matrigna» oggi sono i suoi alleati. «L’Italia ha un debito altissimo ma quali impegni si è preso per ridurre il debito? – ha proseguito Landini – Ogni anno deve ridurre il deficit di 13 miliardi: su 7 anni stiamo parlando di 90 miliardi. Ma aumentare le entrate in un Paese che ha 90 miliardi di evasione fiscale vuol dire andare a prendere i soldi lì per le riforme necessarie».

Sostenendo le ragioni della pubblica amministrazione, e della sanità, ieri a Roma i sindacati hanno evidenziato come questi settori – come tutti gli enti locali e ministeri – saranno colpiti dai tagli del governo Meloni (4 miliardi complessivi in 3 anni). Risultato: aumenteranno le diseguaglianze prodotte dal precedente ciclo dell’austerità.

Alla base della critica dei sindacati avviati a un nuovo sciopero generale c’è l’esigenza di rafforzare la lotta all’evasione fiscale e cambiare il sistema di tassazione, a cominciare dai grandi patrimoni e dalle imprese che hanno realizzato profitti speculativi dalla pandemia a oggi. I salari bassi e il lavoro povero sono problemi dello stesso lavoro pubblico. L’esiguità delle risorse previste dal governo per il rinnovo dei contratti non risolve la questione di fondo che è stato posta in piazza ieri: il pieno recupero del potere d’acquisto perduto negli anni della mega-inflazione.

Per l’Istat il 16,5% delle famiglie operaie si trova già in condizioni di povertà assoluta. La corsa verso il basso continua.

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