Il governo si riprende il Tfr e lo privatizza
Legge di Bilancio Due proposte per un altro semestre di silenzio-assenso per dare il "fine rapporto" ai fondi. Mentre si attende il gettito della proroga del concordato, risolta la norma «salva Milano»
Legge di Bilancio Due proposte per un altro semestre di silenzio-assenso per dare il "fine rapporto" ai fondi. Mentre si attende il gettito della proroga del concordato, risolta la norma «salva Milano»
Uscito dalla porta, ritorna dalla finestra. L’idea di privatizzare le pensioni dei lavoratori italiani torna a farsi breccia nella maggioranza del governo Meloni. La commissione Bilancio della Camera ha riammesso gli emendamenti alla manovra a firma Rizzetto (Fdi) e Nisini (Lega) che prevedono la riapertura di un semestre di silenzio assenso per il Tfr. L’emendamento, giudicato domenica inammissibile, dà il via alla riapertura del termine di sei mesi per il conferimento del trattamento di fine rapporto a forme pensionistiche complementari e prevede, in assenza di una manifestazione esplicita di volontà, che il Tfr si intenda tacitamente destinato alla previdenza complementare. Lo avevano già proposto sia la ministra Elvira Calderone che il suo vice leghista Claudio Durigon (Lega) ma poi nel testo della manovra arrivata in parlamento la norma era stranamente sparita.
UN FAVORE AI FONDI privati che gestiranno miliardi di euro di salario differito giovani e precari che sanno già che l’avranno da fame visto che la pensione contributiva di garanzia (pubblica) continua ad essere bandito dall’agenda politica. La riforma del 2006 aveva già un semestre di silenzio assenso ma l’adesione è sempre rimasta sotto le aspettative: un lavoratore italiano su tre (36,9%) ha un fondo pensione, ma solamente uno su quattro (26,7%) ha versato contributi nel corso del 2023, a testimonianza del fatto che molti sono precari.
Per il resto il cammino della legge di Bilancio prosegue lento. Ieri la discussione si è spostata sui fondi a disposizione delle modifiche parlamentari: solo 120 milioni quest’anno per ragioni di austerità. La partita riguarda anche l’opposizione e già domani potrebbe tenersi una riunione sugli emendamenti segnalati e super-segnalati mentre il centrosinistra potrebbe concentrarsi su un unico tema, come avvenne l’anno scorso per sostenere i centri anti-violenza sulle donne.
Nel frattempo gli occhi restano puntati sul gettito del concordato: da capire se sia possibile destinarla al taglio dell’Irpef come previsto nel decreto fiscale ma la maggioranza sul punto è sempre più cauta. L’obiettivo – sottolinea il responsabile Economia di Fdi Marco Osnato – è di «portare al 33% l’aliquota del 35% fino a 60 mila euro, siamo contenti che Forza Italia abbia fatto un emendamento ma attendiamo la completa attuazione del concordato per appurate le coperture e procedere con un emendamento del governo». Più no che sì, dunque.
La palla è, in ogni caso, al Parlamento come ha ricordato anche il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti: «il governo ha fatto la sua parte, ci sono tantissimi emendamenti, anche della maggioranza ma per fine anno sarà approvata».
INTANTO ALLA CAMERA si sblocca la norma «salva-Milano», la misura interpretativa della legge sull’urbanistica che consentirebbe di far ripartire una serie di cantieri. Le commissioni Ambiente e Attività produttive della Camera dovrebbero infatti dare l’ok al provvedimento sulla rigenerazione urbana che approderebbe in Aula in settimana.
Errata Corrige
Il governo si riprende il Tfr e lo privatizza. Due proposte per un altro semestre di silenzio-assenso per dare il “fine rapporto” ai fondi. Mentre si attende il gettito della proroga del concordato, risolta la norma «salva Milano»
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