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La Slovenia travolta dall’alluvione prova a rialzarsi

La Slovenia travolta dall’alluvione prova a rialzarsiInondazioni in Slovenia – Ap

Balcani Sei morti, danni per miliardi: il governo stanzia 520 milioni. Ma Greenpeace ammonisce: «Bisogna liberarsi del fossile»

Pubblicato circa un anno faEdizione del 11 agosto 2023

La Slovenia è un piccolo Paese, ventimila chilometri quadrati e due milioni di abitanti in un territorio verde di boschi e pianure coltivate. Montagnosa in gran parte, condivide con l’Austria le regioni storiche della Carniola, della Stiria e della Carinzia, poi la pianura pannonica verso l’Ungheria e la zona carsica al confine con l’Italia. La verde Slovenia che presta attenzione alla natura ma che gli eventi estremi di questa estate non hanno risparmiato mettendola in ginocchio con un nubifragio di portata storica.

TANTA PIOGGIA in 24 ore pari a quella di un mese e tanta violenza da inondare due terzi del Paese; interrotte strade e ferrovie, ponti crollati, frane e fango dovunque, case industrie e campi coltivati attraversati dalla furia dei fiumi esondati, Drava, Sava e Mura a portarsi via tutto.

Devastanti gli incendi l’anno scorso, poi questa estate i nubifragi al confine con l’Italia e una tromba d’aria che ha scoperchiato i tetti di Ilijrska Bistrica fino a questo 4 agosto con il Paese tagliato in due: interrotta l’autostrada da Lubiana, i danni maggiori si contano dal centro al nord e lungo tutto il confine con l’Austria. Colpita brutalmente l’Alta Carniola a cominciare da Kamnik, la cittadina medioevale con tre castelli e 10.000 volumi nella biblioteca francescana, gli incunaboli e la Bibbia voluta da Primož Trubar – «l’inventore» dell’alfabeto sloveno – che la fece tradurre, nel complicato periodo della Controriforma, dal suo allievo Jurij Dalmatin nel 1584.

Devastata anche la più popolosa Kranj alla confluenza del fiume Kokra nella Sava, reduce dall’aver ottenuto dalla Ue il riconoscimento come «destinazione d’eccellenza per il 2023». Kranj, miscuglio di antico e moderno con le sue case del 1500 e poi l’architettura austroungarica e gli edifici post seconda guerra mondiale, il mercato di street food e il bus elettrico gratuito che l’attraversa da parte a parte.

Kranj e Kamnik, a neanche trenta chilometri dalla capitale Lubiana, solo marginalmente colpita forse proprio grazie ai lavori di controllo idrogeologico recentemente eseguiti, e poi tutto il Paese a nord e a est, uno spettacolo di fango e case crollate con ancora oggi qualche luogo isolato senza elettricità e acqua potabile. Quattromila persone state allontanate dalla parte storica di Celje, città millenaria vicina alla confluenza di quattro fiumi, nella Stiria slovena con le sterminate coltivazioni di luppolo.

«Il governo di Lubiana deve condurre il Paese verso il phase-out dai combustibili fossili e incrementare la produzione di energia da fonti rinnovabili: la Slovenia è l’unico Paese dell’Ue ancora privo di parchi eolici. È inoltre fondamentale agire sull’adattamento e sulla resilienza degli ecosistemi ai cambiamenti climatici, a partire dalla protezione e dal ripristino di foreste e aree naturali», ammonisce Greenpeace.

SOCCORSI IMMEDIATI con la mobilitazione di Protezione Civile, Vigili del Fuoco ed Esercito per pompare via l’acqua, accedere alle zone isolate e riaprire le strade, rimuovere alberi caduti e detriti, fornire alla popolazione l’allacciamento a telecomunicazioni ed elettricità. Tanti i paesi evacuati e un via vai di gommoni ed elicotteri per trasportare persone, materiali, viveri. Un disastro che è costato sei vittime, un danno all’economia di almeno 400 milioni, 10.000 lavoratori a rischio e una stima dei danni di svariati miliardi.

Quasi inaspettata l’ampiezza della solidarietà: più di 22.000 iscrizioni in due giorni sul portale dove segnalare la propria disponibilità all’aiuto e non solo di singoli, ma anche aziende, imprenditori e gruppi e tutti vengono indirizzati subito nel luogo, nella data e con chi intervenire. «Dobbiamo affrontare gli aiuti in modo organizzato, mirato e diretto.

Questo è l’unico modo in cui possiamo fare in una settimana ciò che altrimenti faremmo in un mese intero» dichiara il Coordinatore degli interventi Sandi Curk, «Si è concluso il periodo più difficile, quello della tutela della vita e dei beni. Ora abbiamo bisogno principalmente di materiali da costruzione e di ausili tecnici per la ristrutturazione degli edifici, servono artigiani e professionisti. Prima dobbiamo ricostruire le strade, riattivare case e scuole, poi ci porremo il problema di cosa metterci dentro».

E IL GOVERNO? Mercoledì voto unanime del Parlamento con le prime misure che spaziano dalla tutela della salute ai calendari scolastici più un nutrito numero di interventi economici per aiutare, nell’immediato se pur ancora parzialmente, chi ha perso la casa o l’attività. Ieri è stata approvata una correzione del bilancio per il 2023 con lo stanziamento di 520 milioni di euro per l’alluvione: 300 milioni verranno sottratti al programma per la gestione degli investimenti finanziari, 220 saranno dal bilancio dello Stato.

Si è pensato soprattutto ai lavoratori impossibilitati a lavorare per i danni alle strutture o per l’inagibilità delle strade o anche per il dover accudire i figli viste le tante scuole e asili forzatamente chiusi: in Slovenia esiste l’istituto del salario minimo e questo viene garantito così come 1.200 euro mensili per i lavoratori autonomi. Il 14 agosto sarà «giornata della solidarietà» perché tutti possano affiancarsi ai volontari ai quali sono già stati garantiti sette giorni di ferie straordinarie retribuite. Solidale anche l’Europa che con Von der Leyen ha dichiarato «straziante» la situazione dopo aver visitato la Slovenia martedì, ha stanziato in suo favore 400 milioni di euro.

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