Euro Balkan Film Festival, oltre i ponti di Sarajevo
Cinema A Roma, organizzato dall’associazione italo-balcanica Occhio Blu - Anna Cenerini Bova e diretto da Mario Bove, fino al al 12 novembre
Cinema A Roma, organizzato dall’associazione italo-balcanica Occhio Blu - Anna Cenerini Bova e diretto da Mario Bove, fino al al 12 novembre
Lo schermo cinematografico è una tela bianca in cui affiorano racconti provenienti dal passato e storie straordinarie che mettono in luce gli elementi che caratterizzano una comunità e la sua cultura. Immagini e memoria che scandiscono la capacità di trasformazione di una popolazione come quella dei paesi balcanici che durante l’arco del XX secolo hanno subito cambiamenti importanti sia da un punto di vista geopolitico sia sociale.
Per questo l’Euro Balkan Film Festival, organizzato dall’associazione italo-balcanica Occhio Blu – Anna Cenerini Bova e diretto da Mario Bove, porta a Roma fino al al 12 novembre le opere cinematografiche di un’area poco conosciuta e spesso associata solo ai conflitti degli anni Novanta, promuovendo così il dialogo culturale e l’integrazione europea.
La rassegna approfondisce, grazie alla sezione fuori concorso, fatti storici cruciali dell’area balcanica e dei rapporti con l’Italia come racconta l’adattamento cinematografico dell’omonimo e pluripremiato testo teatrale Italianesi di Saverio La Ruina che racconta dei figli di italiani impegnati nella ricostruzione dell’Albania dopo la seconda guerra mondiale, internati nei campi di prigionia della «Siberia» albanese, o come nel focus Bosnia Erzegovina che celebra il decennale del film collettivo I ponti di Sarajevo che esplora i fantasmi e le speranze che hanno segnato l’Europa, dalla Grande Guerra in poi con Sarajevo al centro della narrazione, ripercorrendo il ruolo strategico della città in circa un secolo di storia europea.
Così il cinema si conferma uno strumento fondamentale per raccontare la storia dell’ex Jugoslavia grazie ad autori che trovano riconoscimento a livello mondiale come confermano le nomine per il miglior film straniero agli Oscar 2024, dove appaiono ben tredici titoli provenienti dall’Europa sud orientale e che l’Euro Balkan Film Festival porta in questi giorni a Roma. Tra i dieci film in concorso spicca lo straordinario Do Not Expect Too Much From The End Of The World di Radu Jude (Premio speciale della giuria al Festival di Locarno), nominato dai Cahiers du Cinéma tra i più bei film del 2023. L’opera di Jude è una critica tagliente e stratificata alla società moderna, dove la società capitalista è sull’orlo del disastro: la protagonista Angela si muove nel traffico nevrotico di Bucarest alla ricerca di testimonianze di incidenti per la realizzazione di un video sulla sicurezza sul lavoro commissionato da una multinazionale. La prima parte del film è girata con un bianco e nero sporco e alterna le vicende di Angela, sottopagata ed esausta, con le immagini del film Angela merge mai departe di Lucian Bratu, un’altra visione cinematografica di Bucarest a colori le cui scene di una donna alla guida di un taxi sono giustapposte agli estenuanti giri in auto di Angela; così il regista apre un confronto tra la Romania di Ceausescu e il mondo attuale. La seconda parte del film è un unica inquadratura fissa surreale e grottesca in cui Ovidiu, scelto come testimonial per la campagna video, cerca di raccontare la verità sul suo incidente incontrando la negazione da parte della troupe che scegliere di utilizzare dei cartelli da modificare in post produzione mistificando la testimonianza di Ovidiu.
La regista bosniaca Una Gunjak racconta nella sua opera prima La gita scolastica, (ora in sala) il rapporto e le aspettative delle nuove generazioni nella società di Sarajevo: Iman, ragazza ribelle dall’aspetto androgino, durante una partita ad «obbligo o verità» inventa di aver perso la verginità per sembrare più interessante ai compagni di classe, avviando una catena di menzogne che mette a repentaglio non solo la gita di fine anno ma anche la propria quotidianità all’interno della comunità. Quando la bolla di bugie di Iman esplode, la ragazza comprende di dover confrontarsi e difendere la propria femminilità da una società che giudica esclusivamente sulla base dell’apparire, del rispetto delle regole e del decoro.
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