Ha causato un vero terremoto annunciato la notizia della decisione ormai presa dalla Corte suprema, più che mai intenzionata a cancellare Roe vs Wade, la storica sentenza che da 49 anni garantisce a livello federale il diritto all’aborto.

A diffonderla è stato Politico che alle 21 di lunedì sera ha pubblicato un documento interno di Scotus, ottenuto da un informatore ovviamente anonimo, una bozza scritta dal giudice conservatore Samuel Alito sul parere della maggioranza dei giudici, che in sostanza ripudiano in modo «totale e fermo» la sentenza del 1973.

UN BALZO INDIETRO in tema di diritti che ha immediatamente mobilitato il Paese: venti minuti dopo lo scoop di Politico la Corte suprema era già transennata, in tempo per l’arrivo degli attivisti di Washington DC che si sono ritrovati lì per manifestare.

La bozza di 98 pagine era stata redatta a febbraio: i quattro giudici nominati dai repubblicani (Clarence Thomas, Neil Gorsuch, Brett Kavanaugh e Amy Coney Barrett) hanno votato con Alito, nominato nel 2005 da George W. Bush, mentre i tre giudici democratici Stephen Breyer, Sonia Sotomayor ed Elena Kagan stanno lavorando a una contro-bozza.

Non è ancora chiaro come si schiererà il presidente di Scotus, John Roberts, anche lui nominato da Bush nel 2006, considerato un moderato, ma che spesso vota con i liberal viste le posizioni estreme degli attuali giudici di destra.

LA NOTIZIA non è un fulmine a ciel sereno, da un paio d’anni i conservatori si preparano a eseguire ciò che sembrava inimmaginabile, usando una strategia semplice: promuovere leggi restrittive negli Stati Gop che, un appello dopo l’altro, sarebbero prima o poi arrivate a Scotus, ora a maggioranza ultra conservatrice.

Il caso su cui a fine giugno si dovrà esprimere la Corte suprema riguarda la richiesta dello Stato del Mississippi di riconoscere la costituzionalità della loro legge sull’aborto, che vieta le interruzioni di gravidanza dopo 15 settimane di gestazione, anche per i casi di stupro e di incesto.

Il leak di Politico ha però anticipato i tempi, forse anche nella speranza di spingere la Corte suprema nella direzione opposta o di sollecitare mobilitazioni di piazza che possano portare il Congresso ad azioni in difesa del diritto all’aborto.

SE LE SPERANZE che Scotus cambi idea sono poche, le mobilitazioni, invece, sono già cominciate. Mentre scriviamo sono in corso comizi e cortei nelle maggiori città Usa e il presidente Biden ha rilasciato una dichiarazione in risposta alla bozza divulgata da Politico, in cui ha difeso il diritto di scelta delle donne e assicurato che quando ci sarà il verdetto ufficiale la sua amministrazione farà proposte legali in difesa di questo diritto.

Biden ha poi concluso appellandosi agli elettori, in vista del midterm di novembre: «Spetterà agli elettori eleggere politici pro-choice questo novembre. A livello federale avremo bisogno di più senatori pro-choice e una maggioranza pro-choice alla Camera per fare una legge che codifichi Roe».

Prima della Casa bianca a esprimersi sono stati i Dem al Congresso cominciando da Bernie Sanders ed Elizabeth Warren, i primi a puntare il dito su uno dei problemi che questa prossima sentenza evidenzia: la necessità di arginare i poteri del filibuster, la pratica di ostruzionismo che per essere interrotta necessità di 60 voti, tetto a cui i democratici al Senato non si avvicinano neanche.

DA MESI l’ala liberal chiede di abbassare la soglia a 50 in modo da far passare le misure bloccate al Senato dall’opposizione Gop, ma la Casa bianca tentenna, temendo sia un’arma a doppio taglio che ora penalizzerebbe i repubblicani ma che danneggerebbe i Dem dovessero finire all’opposizione.

Se le piazze sono già mobilitate e il Congresso è in fermento: il leak di Politico ha creato scompiglio anche alla Corte suprema, da cui non provengono mai soffiate e leak alla stampa.

Il presidente della Corte ha dichiarato che la bozza trapelata è autentica ma non definitiva, e di stare aprendo un’indagine sulla sua diffusione: «Se questo tradimento delle confidenze della Corte era inteso a minare l’integrità delle nostre operazioni, non avrà successo. Il lavoro della Corte non ne risentirà in alcun modo».