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Economia

La Cina approva il primo vaccino spray contro il Covid

Salute Grazie all’immunità della mucosa gli scienziati sperano di fermare non solo in sintomi della malattia ma anche il contagio. Nel paese ci sono attualmente 33 città e milioni di persone in lockdown

Pubblicato circa 2 anni faEdizione del 7 settembre 2022

La Cina ha approvato un vaccino anti-Covid che non si inietta con una siringa ma si inala come un aerosol. Sarà usato come richiamo e lo ha messo a punto la società farmaceutica cinese CanSino.

I vaccini spray rappresentano una grande speranza per la comunità scientifica: a differenza di quelli esistenti, infatti, potrebbero prevenire il contagio e non solo lo sviluppo di sintomi gravi.

È sostanzialmente il primo vaccino al mondo di questo tipo. Gli unici precedenti riguardano un vaccino approvato in Iran e da assumere in tre dosi, l’ultima delle quali per via nasale, e la versione inalabile del vaccino russo Sputnik V, registrato a Mosca ma non ancora disponibile sul mercato.

QUELLO CINESE SI CHIAMA Convidecia Air e consiste in un vaccino a vettore virale. Una volta inalati, degli adenovirus portano nelle cellule umane l’informazione genetica necessaria a produrre le proteine del coronavirus e stimolare la risposta immunitaria.

Il metodo è lo stesso usato con i vaccini AstraZeneca e Johnson&Johnson. Il vaccino CanSino è già utilizzato come iniezione intramuscolare e nella nuova versione viene nebulizzato e assunto per bocca. Il vaccino «induce una protezione immunitaria completa dopo una sola inalazione» fa sapere l’azienda in una nota. L’aerosol provoca la reazione immunitaria direttamente nelle vie aeree dove inizia il contagio.

L’immunità della mucosa dovrebbe dunque impedire al virus di infettare l’organismo, a differenza dei vaccini attuali. Anche quelli che vengono inoculati per via intramuscolare stimolano la produzione di anticorpi nell’organismo. Ma nel tempo impiegato dagli anticorpi per raggiungere le vie aeree, il virus può replicarsi e dare vita a un’infezione seppur leggera. Il virus così si propaga anche nella popolazione vaccinata, provocando le ondate a cui abbiamo assistito negli ultimi mesi: un’altissima circolazione virale con un numero di ricoveri e decessi tutto sommato ridotto.

IL PROBLEMA È CHE durante queste ondate il virus inevitabilmente va incontro a mutazioni e dà vita a varianti sempre più contagiose, in grado di aggirare le difese immunitarie e che possono anche rivelarsi più gravi per l’organismo.

Questo scenario può essere contrastato solo con vaccinazioni stagionali, magari con vaccini aggiornati alle varianti in circolazione come avviene anche per l’influenza. Se i vaccini spray si dimostrassero in grado di arrestare o rallentare il contagio, anche le ondate pandemiche e lo sviluppo di nuovi ceppi potrebbe essere ridotti al minimo.

LE INCOGNITE PERÒ sono numerose. Per ora, gli scienziati della CanSino hanno dimostrato solo che il vaccino spray stimola una produzione di anticorpi paragonabile o superiore a quella dei vaccini intramuscolari, e questo è stato sufficiente per l’approvazione da parte dell’Agenzia cinese per i prodotti farmaceutici.

Gli scienziati non hanno potuto misurare la sufficiente presenza di anticorpi nelle mucose respiratori – manca un termine di paragone affidabile – né l’efficacia del vaccino nello sterilizzare il contagio.

Gli studi sugli animali (topi e macachi) forniscono però indicazioni incoraggianti sull’immunità sterilizzante.

PERCIÒ AI VACCINI anti-Covid da inalare oggi credono in molti. Ce ne sono circa un centinaio in fase di sviluppo e una ventina già allo stadio della sperimentazione umana. Cina, India, Cuba e Iran sono i più vicini all’utilizzo su larga scala. Le società farmaceutiche di Usa e Regno Unito sono più indietro. «Oggi non c’è la stessa urgenza» rispetto all’inizio della pandemia, ha detto alla rivista Nature Louise Blair, analista della società di consulenza farmaceutica Airfinity. «Finanziamenti e risorse sono molto più limitati e non credo che lo sviluppo avverrà con la stessa rapidità».

IL GOVERNO più interessato a ridurre la possibilità di propagazione dei focolai è proprio quello cinese. Pechino finora ha puntato molto sui vaccini nazionali, che si sono rivelati meno efficaci di quelli utilizzati in Europa e Usa. Anche questo ha spinto Xi Jinping a mantenere una strategia anti-Covid molto rigida, che conduce a periodiche – e sempre più sgradite – chiusure di intere città.

Secondo la testata cinese Caixin, ci sono attualmente 33 città in lockdown totale o parziale, tra le quali il capoluogo del Sichuan Chengdu con i suoi 21 milioni di abitanti. Solo dalla fine di agosto ad oggi, le chiusure hanno riguardato 313 milioni di cinesi.

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