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Pechino investe in Africa 50 miliardi di dollari

Foto di gruppo al summit Africa-CinaFoto di gruppo al summit Africa-Cina – Ap

Asia Forum fra Cina e rappresentanti dei paesi africani. In cantiere anche la ferrovia Tanzania-Zambia, progetto di Mao Zedong

Pubblicato circa un mese faEdizione del 6 settembre 2024

«Hai visto che bella giornata? Ci sarà la visita di qualche amico dall’Africa». Fino a poco meno di una decina d’anni fa, non era raro sentirselo dire dai tassisti di Pechino. Una battuta che alludeva alle voci di «controllo atmosferico» operato dal governo cinese in occasione di importanti eventi diplomatici, come il forum triennale sulla cooperazione Cina-Africa. Come accaduto l’ultima volta nel 2018, ieri la grande sala del popolo ha accolto leader e rappresentanti di 53 paesi africani. Rispetto ad allora, l’inquinamento si è drasticamente ridotto e non sorprende certo vedere il sole splendere sui capi di stato africani che sfilano su piazza Tiananmen. E i tassisti preferiscono ora parlare di un altro tipo di nuvole, quelle che aleggiano sopra l’economia cinese.

I TEMPI sono cambiati, ma non è cambiato l’interesse della Cina per l’Africa. «I veri amici si sentono sempre vicini, indipendentemente dalla distanza che li separa», dice Xi Jinping durante il brindisi di benvenuto di mercoledì sera, utilizzando una delle sue citazioni preferite da un’antica poesia cinese. Ad alzare i bicchieri tanti presidenti e alti diplomatici di tutti i paesi africani. Manca solo eSwatini, l’unico a mantenere legami diplomatici ufficiali con Taiwan.

Ieri, l’atteso discorso programmatico del presidente cinese in apertura del forum. Xi annuncia finanziamenti per 50 miliardi di dollari nei prossimi tre anni, un po’ meno dei 60 promessi nel 2018. Una parte servirà a realizzare 30 progetti infrastrutturali, spesso in ambito Belt and Road, che dovrebbero creare un milione di posti di lavoro. Tra i progetti approvati, la rivitalizzazione della ferrovia Tanzania-Zambia. La firma dell’accordo ha ricevuto particolare attenzione, anche perché il piano originario risale a Mao Zedong. Rilanciarlo significa mostrare la continuità dell’impegno cinese in Africa. Lo Zambia, secondo produttore di rame del continente e senza sbocco sul mare, potrà esportare il metallo attraverso la Tanzania, primo approdo dello storico viaggio con cui nel 1965 l’allora premier Zhou Enlai aprì la stagione della cooperazione sino-africana.

IL DISCORSO di Xi conferma che l’approccio cinese ha subito modifiche. Meno progetti magniloquenti e iper costosi, più spazio a piani «piccoli e belli». Pechino tenta di ridurre i rischi, che in passato hanno portato a grandi esposizioni debitorie dei paesi africani e a investimenti a perdere per la Cina, costretta a complicate trattative per la rinegoziazione del debito mentre veniva accusata di atteggiamento predatorio. Maggiore enfasi allora sulla tecnologia, con accademie e laboratori, ma soprattutto tecnologie di sorveglianza, infrastrutture di rete e televisioni satellitari. Con tanto di distribuzione di contenuti con caratteristiche cinesi per rafforzare il soft power. Ecco, soprattutto, l’industria tecnologica verde. Xi ha annunciato 30 progetti legati all’energia pulita, compreso lo sviluppo del nucleare. Auto elettriche, pannelli solari e turbine eoliche sono tre pilastri del mantra di Xi, quelle «nuove forze produttive» su cui si conta di riorientare la crescita.

L’Africa rappresenta un mercato importante, anche per ridurre l’impatto delle crescenti restrizioni e tariffe occidentali. In cambio, la Cina ottiene peraltro accesso privilegiato alle enormi risorse minerarie del continente. Rame, cobalto e litio, tutti elementi cruciali allo sviluppo green tech.

I PAESI AFRICANI, però, iniziano a chiedere conto alla Cina di una bilancia commerciale sbilanciata. Vero che prestiti e investimenti si sono rialzati nel 2023 dopo anni di caduta libera causa Covid, ma i 4,6 miliardi di dollari dell’anno scorso sono parecchio lontani dai 28,8 miliardi di dollari del solo 2016. Vero che l’interscambio ha raggiunto il record di 282 miliardi di dollari, ma Sudafrica e tanti altri chiedono un aumento delle importazioni cinesi in Africa. Ecco perché, nel secondo punto del suo discorso, Xi ha menzionato la politica «zero tariffe» per i prodotti dei 33 paesi emergenti africani.

SPAZIO ANCHE alla sicurezza. La Cina addestrerà seimila militari e mille agenti di polizia africani, aprendo ulteriormente le porte delle proprie accademie agli ufficiali del continente. In passato, decine di leader africani hanno studiato nelle scuole del Partito comunista, che ora finanzia anche istituti africani come quello intitolato a Julius Nyerere, in Tanzania. «La modernizzazione è un diritto inalienabile. Ma l’approccio dell’occidente ha inflitto immense sofferenze ai paesi in via di sviluppo», dice Xi nel passaggio più politico del suo discorso. «Cina e Africa daranno il via a un’ondata di modernizzazione, che aprirà un nuovo capitolo nel cammino verso una comunità dal futuro condiviso», aggiunge, esplicitando l’ambizione di leadership del cosiddetto Sud globale.

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