In Cina c’è un forum a cui partecipano russi e ucraini
A Xiangshan Si discute di sicurezza globale. Usa sul banco degli imputati
A Xiangshan Si discute di sicurezza globale. Usa sul banco degli imputati
«I paesi più importanti devono assumere un ruolo guida nella salvaguardia della sicurezza globale, abbandonare una mentalità a somma zero e astenersi dal bullizzare i piccoli e i deboli».
A parlare è Dong Jun, il ministro della Difesa cinese, nel suo discorso programmatico allo Xiangshan forum, il massimo evento di sicurezza organizzato da Pechino. Ad ascoltarlo, anche Michael Chase, il vice assistente segretario al Pentagono e titolare del dossier su Cina, Taiwan e Mongolia. È la prima volta che l’amministrazione Biden manda un ufficiale così alto in grado al vertice che la Cina immagina come una risposta allo Shangri-La Dialogue di Singapore, il summit sulla difesa dell’Asia-Pacifico che Pechino percepisce come sempre più ostile e allineato alla prospettiva degli Stati uniti.
ALLA PRESENZA DI OLTRE 90 delegazioni straniere, il forum si dipana in una serie di plenarie sotto l’etichetta della «promozione della pace per un futuro condiviso». Lessico perfettamente in linea con la retorica del presidente Xi Jinping, che ha mandato una lettera di congratulazioni in cui auspica un «miglioramento della governance della sicurezza globale».
Che cosa si intende? Implicitamente, Pechino persegue la realizzazione di una sorta di G2 con Washington, con le due grandi potenze in grado di parlarsi tra pari e portatrici di «rispetto reciproco» verso il proprio modello di sviluppo e soprattutto verso i loro interessi strategici. Per capire questa visione, la frase chiave è quella pronunciata dal ministro degli Esteri Wang Yi al consigliere sulla sicurezza nazionale americano Jake Sullivan in uno dei loro primi incontri. Parafrasando: «Non siete più nella posizione di rapportarvi con la Cina da una posizione di vantaggio».
ALLO XIANGSHAN, Dong presenta una sorta di manifesto che conferma l’ambizione della Cina di essere percepita come una potenza responsabile e garante di stabilità. «Per risolvere la crisi in Ucraina e il conflitto tra Israele e Palestina, i colloqui di pace e la soluzione politica sono l’unica strada», ha detto il ministro della Difesa, ribadendo rispettivamente l’appoggio a un negoziato riconosciuto sia da Mosca sia da Kiev, così come quello alla soluzione dei due stati.
Pechino continua a negare le accuse, soprattutto americane, di sostegno allo sforzo bellico russo in Ucraina. E, anzi, accusa l’occidente di fomentare il conflitto spedendo armi a Kiev senza invece lavorare a un accordo.
Nelle prossime settimane, Xi potrebbe assumere un ruolo di protagonista. Giovedì, al termine di un incontro fra il capo della diplomazia cinese Wang e Vladimir Putin, è arrivata la conferma che il segretario generale del Partito comunista sarà a Kazan in ottobre per il summit dei Brics, nel suo secondo viaggio in Russia dopo il 24 febbraio 2022. E dallo Xiangshan, il viceministro della Difesa russo Aleksandr Fomin, ha parlato di oltre cento progetti bilaterali sinorussi sulla sicurezza per il 2024.
Ma al forum è presente anche una delegazione ucraina. Oleksandr Chalyi, ex vice ministro degli Esteri, ha dichiarato in una delle sessioni di apertura che dopo la recente visita di Dmytro Kuleba la diplomazia con Pechino è migliorata e che il mese prossimo potrebbe esserci un primo incontro tra Xi e Volodymyr Zelensky. Non è chiaro dove e quando ciò potrebbe accadere, ma il leader cinese vorrebbe provare a spingere una seconda conferenza di pace in concomitanza del summit del G20 in Brasile, in programma a novembre.
LA PRESENZA DI CHASE a Pechino conferma che il dialogo va avanti anche con gli Usa. Tanto più che due settimane fa, Sullivan ha incontrato il potente vicepresidente della Commissione militare cinese, Zhang Youxia. E nei prossimi giorni il generale Wu Yanan, comandante del teatro meridionale dell’Esercito popolare di liberazione, parteciperà a una conferenza sulla difesa ospitata alle Hawaii dall’ammiraglio Samuel Paparo, capo del Comando Indo-Pacifico americano. Le divergenze restano, da Taiwan al mar Cinese meridionale, ma sottotraccia si muove qualcosa.
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