In giorni non lontani, un compatto schieramento istituzionale – dal governo Meloni alla Suprema Corte di Cassazione – ha respinto ogni tentativo di disapplicare il regime di detenzione definito dal 41 bis ad Alfredo Cospito, già debilitato dallo sciopero della fame in atto, con motivazioni di principio soprattutto legate all’autorità dello Stato e meno attinenti alla ratio di quella norma che ha lo scopo specifico di impedire collegamenti criminosi dal carcere. L’argomento tornerà all’ordine del giorno, anche se il ricorso in atto alla Cort europea dei diritti dell’uomo potrebbe attenuarlo. Mi sono tornate in mente le durissime parole con cui...