Ancora bombe a Kramatorsk. Stanotte alle 21 due forti boati hanno allarmato i residenti e la notte, ancora una volta, è stata all’insegna dell’apprensione. Tra quelli che ancora non si sono decisi a evacuare o a trasferirsi sottoterra, sono in molti qui in Donbass a dormire con una borsa pronta vicino alla porta. «La cosa più importante è trovare la benzina» spiega Alex, un operaio di un paesino a una ventina di chilometri dalla città, «così se devi scappare puoi filare dritto senza fermarti». Eppure, anche fare rifornimento è diventato un problema.

Ne avevamo scritto una settimana fa, in molte regioni dell’Ucraina era iniziato il razionamento del carburante perché le scorte ancora disponibili servivano all’esercito.

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GLI ATTACCHI RUSSI hanno iniziato a colpire sistematicamente i depositi di idrocarburi da oltre un mese e il sistema di approvvigionamento ucraino inizia a risentirne.

La maggior parte delle pompe di benzina, infatti, sono chiuse, si nota dal fatto che sulle colonne a bordo strada i prezzi non sono indicati o sono sbarrati. Alcune hanno ancora i negozi aperti, del resto anche i generi di prima necessità, il cibo e l’acqua, sono di difficile reperimento. I distributori aperti, invece, erogano solo 5 o 10 litri per automobile e le file in alcuni casi sono chilometriche.

Non capita di rado di incontrare persone che si mettono in fila dalla mattina presto, nonostante le stazioni aprano alle otto o alle nove. Venerdì scorso Yulia Svyrydenko, vice-primo ministro ucraino, aveva spiegato che «c’è una carenza significativa di carburante alle stazioni di rifornimento in alcune regioni dell’Ucraina a causa degli attacchi devastanti dei russi alle infrastrutture del Paese».

Tuttavia, secondo Svyrydenko, il problema sarebbe stato risolto «entro una settimana» grazie agli accordi con gli stati Occidentali. Ad oggi non sembra che la situazione sia migliorata ma, del resto, con una guerra in corso risulta difficile credere che si possa tornare alla normalità in tempi brevi.

Ad ogni modo, l’abbiamo detto e lo conferma anche il Pentagono oggi, «l’avanzata russa procede a rilento».

Militare ucraino a Irpin – Foto Diego Herrera/Ap

NELL’OBLAST DI LUGANSK la situazione è più critica ma le conquiste territoriali di Mosca sono ancora esigue rispetto a ciò che ci si aspettava. In quello di Kharkiv la vittoria più significativa è Izyum, sia per l’importante posizione strategica sia per il morale delle truppe russe.

Tuttavia, secondo fonti ucraine, confermate da indiscrezioni e dichiarazioni equivoche russe, i combattimenti in città non si sono interrotti. Sembra che nella zona sud siano ancora in corso scontri casa per casa, nonostante sull’asta dell’edificio comunale i russi abbiano già issato i propri colori.

Più a nord è il momento della controffensiva ucraina per liberare i villaggi dell’oblast di Kharkiv, si parla di decine di centri liberati, tra cui Oleksandrivka, FEdorivka, Ukrainka, Shestakove, Peremoha e altri ma attendiamo che le operazioni militari si concludano per disegnare precisamente il nuovo tratto sulla mappa. A Donetsk, invece, gli schieramenti sembrano entrati in una fase di stallo.

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LYMAN NON È STATA PRESA, Avdiivka non è caduta, Pisy nemmeno, Sloviansk neanche, Severodonetsk resiste, Kramatorsk è ferita ma affatto intenzionata a consegnarsi al nemico. Insomma, in altri termini, a parte Rubizhne e Kreminna i successi russi qui si contano sulle dita di una mano.

È indubbio che i bombardamenti incessanti stanno devastando il morale della popolazione civile e stanno costringendo i soldati a turni sfiancanti, tuttavia, ciononostante, lo sfondamento non è avvenuto.

QUESTO NON VUOL DIRE che, come molti dicono, i russi non sappiano cosa fare, che siano allo sbando o che, addirittura, stiano perdendo. Ci limitiamo a registrare la situazione sul campo. È comunque possibile che domani uno dei centri poc’anzi menzionati sia conquistato, ma ciò, allo stato attuale, non cambierebbe di molto la sostanza.

SEMBRA ALTAMENTE improbabile che entro il 9 maggio il Cremlino riesca a ottenere dei risultati eclatanti qui nell’est. Forse Mariupol cadrà definitivamente, forse qualche altro villaggio o cittadina sarà occupata, ma qualcosa di prossimo a una “vittoria”, anche solo in senso propagandistico, non sembra minimamente vicino. Il che ci fa pensare che la pace sia ancora lontana.

Anche al sud le cose non vanno meglio per Mosca, anzi, oggi la temibile flotta del Mar Nero ha subito una nuova perdita importante.

La fregata «Ammiglio Grigorovich» della marina russa è stata avvistata in fiamme nei pressi dell’isola di Zmiiny. Numerosi velivoli e navi russe sono state inviate in soccorso del natante ma sembra che la dinamica sia molto simile a quella del «Moskva». Forse si tratta di nuovo di un attacco lanciato dalla costa di Odessa con i missili «Neptunes» forniti dalla Gran Bretagna.

Al momento non ci sono conferme in merito ma attendiamo di conoscere il destino di quest’altro gigante dei mari che al momento sembra in una situazione critica.

SULLO STESSO FRONTE, a Kherson, una dichiarazione del senatore russo, nonché segretario del partito «Russia Unita», Andrey Turchak, ha chiarito le intenzioni di Mosca in questa zona. «Non ci sarà nessun ritorno al passato», ha dichiarato Turchak, «la Russia è arrivata a Kherson per restare per sempre».

Ricordiamo che le autorità occupanti hanno limitato estremamente l’assistenza umanitaria proveniente dall’Ucraina, hanno tagliato le consegne di contanti alle filiali delle banche cittadine, sostituito la TV ucraina con i canali statali russi e imposto un rigido coprifuoco. Inoltre, nella giornata di oggi, alcuni dei villaggi che sono strati riconquistati dalle forze armate ucraine nei giorni scorsi sarebbero stati bombardati proprio da Kherson.