Si sono incatenati davanti alla sede romana dell’Agenzia Italiana del Farmaco i genitori e gli adolescenti dell’associazione «Affetti oltre il genere». La simbolica e pacifica protesta era diretta contro il tavolo tecnico istituito dai ministeri della salute e della famiglia per rivedere le linee guida sul trattamento dell’incongruenza di genere, il grave disagio psicologico causato dalla mancata coincidenza tra sesso biologico e genere. Proprio alla sede dell’Aifa si teneva il primo incontro del tavolo, che ha il compito di rendere ancora più restrittivi i criteri di accesso alle terapie farmacologiche nei minori.

A Roma adolescenti e famiglie hanno puntato il dito contro l’iniziativa del governo che non tiene conto delle evidenze scientifiche e che ha escluso dai 29 posti al tavolo – di cui 24 assegnati a maschi – proprio le associazioni che rappresentano identità trans e minori con incongruenza di genere. L’esclusione è piuttosto sorprendente, perché da tempo le associazioni di pazienti – soprattutto se sponsorizzate dalle aziende farmaceutiche – sono ammesse ai tavoli in cui gli esperti discutono le linee guida terapeutiche.

Invece non potranno dire la loro ragazze e ragazzi (e relative famiglie) che oggi rischiano di non accedere ai farmaci che bloccano la pubertà, prima fra tutte la triptorelina. Il rallentamento dello sviluppo puberale permette agli e alle adolescenti di convivere senza autolesionismi con un corpo in cui non si riconoscono fino alla maggiore età, in cui è possibile operare in autonomia scelte irreversibili.

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Contro questa possibilità il ministero della salute guidato da Orazio Schillaci ha avviato una campagna che investe la transessualità a tutti i livelli, dapprima avviando indagini ispettive contro l’ospedale di Careggi in cui vengono somministrate le terapie farmacologiche, poi negando la rimborsabilità dei farmaci assunti dagli adulti trans e infine promuovendo linee guida più restrittive sulla triptorelina.

«Siamo qui per dire che questo non è un tema su cui fare ideologia e propaganda, si tratta di salute e benessere delle persone» ha spiegato Silvia Messina, fondatrice e presidente di «Affetti oltre il genere» che riunisce oltre cento famiglie. Messina spiega al manifesto che il clima per gli adolescenti in terapia è già cambiato in peggio. L’attenzione del governo e dei settori più integralisti sta già rendendo più difficile proseguire le terapie, per di più in assenza di reali alternative. «In qualche caso – spiega Messina – i medici hanno già modificato i piani terapeutici sostituendo la triptorelina con altri farmaci che non hanno la stessa efficacia». Il mancato accesso alle cure ora fa tremare i genitori. «Un adolescente che si è visto negare la triptorelina che assumeva da tempo – racconta Messina – ha detto: se mi vengono le mestruazioni mi ammazzo. Ma l’ospedale non hanno saputo fare altro che consigliare alla famiglia il pronto soccorso psichiatrico».

Neanche all’Agenzia del Farmaco qualcuno ha aperto le porte alle associazioni, che tuttavia non demordono. «Credo e spero che quella di oggi sarà solo la prima di tante manifestazioni perché le famiglie non possono certo arrendersi alle scelte della politica operate sulla nostra testa» dice Messina, che lancia un avvertimento alla politica tutta. «Su questa maggioranza di governo non ci siamo mai fatti illusioni. Ci stupisce semmai il mancato sostegno dell’opposizione. Rappresentiamo un problema scomodo».