Il giro di vite sulle cure farmacologiche per la disforia di genere è iniziato. I ministri Eugenia Roccella (famiglia) e Orazio Schillaci (salute) hanno nominato i membri del «tavolo tecnico di approfondimento in materia di trattamento della disforia di genere». Saranno 24 uomini e solo 5 donne a occuparsi di rivedere le linee guida che prevedono l’uso dei farmaci nei minori con disforia di genere e negli adulti che intraprendono la transizione. Tra loro figurano tecnici dei due ministeri, medici, esperti di bioetica, psicologi ma nemmeno un rappresentante delle associazioni di persone transgender.

«È uno dei più barbari atti di sovradeterminazione dei corpi trans» dice Roberta Parigiani, portavoce del Movimento Identità Trans. «Non siamo considerate abbastanza espertə dei nostri corpi».

D’altronde già a fine marzo il ministro aveva chiarito l’obiettivo del tavolo tecnico al momento di annunciarne l’istituzione: «riesaminare la questione dell’uso della triptorelina nei casi di disforia di genere dei minori», cioè ridurre il ricorso ai farmaci che bloccano la pubertà negli adolescenti con disforia di genere prima di assumere decisioni definitive possibili solo una volta raggiunta la maggiore età. L’offensiva però non riguarda solo ragazze e ragazzi e punta a rendere più difficoltoso il percorso per tutte le identità transgender. Contrastare tali politiche – condivise anche da una parte dell’opposizione – sarà l’obiettivo al centro della manifestazione nazionale «per l’autodeterminazione delle persone trans, intersex e non binarie contro la violenza istituzionale» prevista a Roma sabato 18 maggio.

Nel perseguire l’obiettivo politico, la maggioranza di governo ha piegato le (assai malleabili) istituzioni scientifiche. Anche l’Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa) infatti si è allineata ai voleri della maggioranza, prima sotto la presidenza di Giorgio Palù e poi con il suo successore, il farmacologo Robert Nisticò. In materia di disforia di genere negli adolescenti, l’Agenzia aveva emanato le sue linee guida solo quattro anni fa di concerto con il comitato nazionale di bioetica.

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Nisticò ora si dice disposto a rivedere tutto. «Aifa, ha spiegato martedì in audizione alla Commissione Affari sociali della Camera – avvierà una discussione e una rivalutazione sull’inclusione della triptorelina nell’elenco dei medicinali istituiti ai sensi della legge 648 del 1996», che vengono somministrati a carico del Servizio sanitario nazionale (Ssn) e non a spese del paziente. È la stessa strada già seguita per il farmaco Sandrena a base di estradiolo, il più utilizzato per la terapia ormonale delle donne transgender: a marzo, Aifa e ministero della salute lo hanno declassato dalla fascia A alla fascia C, quella dei farmaci interamente pagati dai pazienti e non rimborsati dal Ssn. In farmacia il prezzo del medicinale è passato da 7 a 18 euro a confezione.

Per completare la campagna transfobica il ministro Schillaci ha inviato un’ispezione all’Ospedale di Careggi di Firenze – il principale centro per la presa in carico degli adolescenti con disforia di genere – dopo una denuncia del senatore Maurizio Gasparri (Fi). Ma sono stati gli stessi ispettori a suggerire un rafforzamento del servizio, e non uno stop.

Nell’audizione, Nisticò ha candidamente affermato la subalternità dell’agenzia indipendente agli organi di governo. Il farmacologo ha infatti chiarito che «la valutazione delle nuove evidenze verrebbe portata all’attenzione della Commissione Scientifico Economica di AIFA, congiuntamente e solo dopo aver acquisito l’esito delle valutazioni dello specifico tavolo in via di istituzione presso il Ministero della Salute dedicato all’argomento», con un curioso ribaltamento di ruoli tra scienza e politica.

Alla Camera Nisticò ha ripetuto un altro mantra caro alla destra: altri Paesi stanno operando la stessa inversione di marcia. Il presidente dell’Aifa ha citato il caso dell’Inghilterra, dimenticando però di dire che la realtà è assai diversa: al Tavistock’s Gender Identity Development Services (Gids) di Londra, il più grande centro al mondo per il trattamento della disforia di genere, migliaia di adolescenti hanno ricevuto il farmaco che blocca la pubertà. Nisticò ha riferito di soli 25 casi trattati nel 2023 in Italia, dove la triptorelina è utilizzata come ultima istanza dopo il fallimento dell’approccio psicoterapeutico. Per giunta, come ha ammesso lui stesso, «è possibile che questi casi siano sovrastimati per possibili casi di duplicazione». Il fenomeno ha dunque dimensioni limitatissime ed è tutt’altro che fuori controllo.

«Occorre affrontare questo delicato tema con metodo scientifico rigoroso evidence-based», ha concluso il farmacologo, con una verità apparentemente inoppugnabile. Ma è un terreno scivoloso, perché lo stesso Nisticò, da scienziato, si è dimostrato piuttosto disinvolto riguardo le evidenze scientifiche.

Dopo la prima inchiesta del manifesto, sono infatti salite a dodici le pubblicazioni scientifiche firmate dal presidente dell’Agenzia del farmaco in cui, secondo la massima esperta mondiali di frodi scientifiche Elisabeth Bik, compaiono evidenti anomalie, come figure riciclate più volte per illustrare esperimenti diversi. Uno dei casi è stato già ammesso dagli autori, che lo hanno derubricato a errore materiale che sarà corretto. Sugli altri, si attendono le valutazioni delle riviste scientifiche per stabilire se si tratta di frodi o di leggerezze. Se la cura per le evidenze scientifiche è la stessa che Nisticò dimostra nel suo lavoro di ricerca, la salute delle persone trans è davvero a rischio.