Dopo quasi tre mesi si è conclusa l’ispezione ministeriale per fare luce sul trattamento della disforia di genere negli adolescenti all’ospedale fiorentino di Careggi. L’ispezione era stata sollecitata in gennaio da un’interrogazione parlamentare di Maurizio Gasparri (Fi). Il senatore aveva denunciato l’uso della triptorelina – un farmaco che blocca la pubertà – senza adeguata presa in carico psico-terapeutica. È stato proprio lui, nel rendere pubblica la risposta del governo, a divulgare per sommi capi l’esito dell’ispezione. La relazione avrebbe effettivamente evidenziato alcune criticità nell’applicazione da parte dei sanitari di Careggi del protocollo elaborato dall’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) nel 2019 per il trattamento della disforia di genere nei minori. In particolare, «riguardo all’obbligo di esigere necessariamente il supporto psichiatrico per l’avviamento al trattamento con triptorelina». Inoltre, l’ispezione ha evidenziato la mancata trasmissione dei dati all’Aifa «che ha determinato l’impossibilità di poter disporre di dati di monitoraggio clinici» e «ulteriori criticità, anche di carattere organizzativo, in ordine al ruolo del neuropsichiatra infantile nell’ambito del percorso di presa in carico e gestione del paziente». L’accusa principale ai sanitari, dunque, è di somministrare la triptorelina senza fornire un adeguato supporto psicologico agli adolescenti come prevedono le linee guida Aifa.

La risposta del governo fornisce altri dati interessanti. Il primo riguarda i numeri: a Careggi sarebbero stati trattati 85 casi in tutto «negli ultimi anni». I minori sottoposti alla triptorelina sarebbero dunque poche decine all’anno. In secondo luogo, il ministro ammette che le conclusioni dell’ispezione sono sul suo tavolo da oltre un mese. La mancata divulgazione è legata a un’inchiesta della Procura di Firenze sull’operato dei medici di Careggi, avviata dopo un esposto presentato da una «parte interessata» non meglio specificata.

Nel mirino delle destre adesso c’è la Regione Toscana. Il più inviperito è il consigliere regionale di Fdi Diego Petrucci: «l’assessore regionale Bezzini faccia una comunicazione urgente in Commissione Sanità, lunedì chiederò di convocare una seduta straordinaria» dice. «La situazione è di una gravità inaudita».

Gasparri invece gongola. «Careggi ha violato le regole. Questo è un dato certo, lo dice il governo». Tuttavia, è chiaro che l’obiettivo della destra non è far rispettare le linee guida Aifa ma cancellarle. Ancor prima di rendere note le risultanze dell’ispezione, il ministro della salute Schillaci aveva già annunciato un «tavolo tecnico» per correggere il protocollo sulla disforia di genere elaborato nel 2019. «È bene – spiega il senatore – che il governo abbia deciso di ritornare sul tema triptorelina per rivedere un po’ le linee guida, perché un bambino di 10 anni che può assumere delle decisioni irreversibili sui propri orientamenti, sulla propria natura fisica, deve avere assistenza prima di avviare una somministrazione che poi cambia la vita per sempre».

In realtà, le «regole» richiamate da Gasparri non prevedono che un bambino di 10 anni possa «assumere decisioni irreversibili». Il protocollo richiede un consenso informato della famiglia e in ogni caso la triptorelina non serve a «cambiare sesso»: la transizione richiede infatti che l’assunzione della triptorelina venga interrotta.

Che la correttezza dei medici di Careggi sia soltanto un pretesto si capisce anche dalle parole del presidente dell’associazione Pro Vita e Famiglia Antonio Brandi: «rivolgiamo un accorato appello al nuovo presidente dell’Aifa Robert Giovanni Nisticò – dice – affinché, in scienza e coscienza, alla luce delle più recenti ricerche ed evidenze medico-scientifiche e sulla scia di quanto sta accadendo in tutto il mondo, vieti l’uso della Triptorelina». Come se negare le cure fosse una soluzione agli errori dei medici.