Lavoro

Guerra ai poveri: 400 mila famiglie escluse dal reddito di cittadinanza senza formazione né lavoro

Guerra ai poveri: 400 mila famiglie escluse dal reddito di cittadinanza senza formazione né lavoroRoma, protesta per un reddito garantito – LaPresse

Il caso I dati nel 27esimo rapporto Caritas «Tutto da perdere»: i primi effetti, e i rischi, dopo i tagli e il cambio di nome al «reddito di cittadinanza». La denuncia è stata rilanciata in un momento in cui le politiche di contrasto della povertà sono state oscurate nel dibattito pubblico sulla legge di bilancio

Pubblicato circa un anno faEdizione del 18 novembre 2023

Più di un terzo delle famiglie che hanno beneficiato del «reddito di cittadinanza» non avranno diritto alla nuova misura istituita dal governo Meloni: l’assegno di inclusione. Parliamo di 400 mila su 1 milione e 331 mila famiglie (più di 2,8 milioni di persone). Esistono, inoltre, numerosi dubbi sulla reale possibilità di trovare un corso di formazione ai cosiddetti «occupabili» (cioè i poveri assoluti giudicati disponibili o capaci di cercare una potenziale occupazione). Quelli che sono stati esclusi, via sms, dal «reddito di cittadinanza» e a tutti coloro che saranno contrassegnati con questa «etichetta» in futuro.

Secondo la nuova legge la non partecipazione a un simile corso esclude dal beneficio del «sussidio per la formazione e il lavoro» da 350 euro. Dunque, al termine di un percorso ideato per invisibilizzare i poveri, le stime sugli esclusi dal Workfare potrebbero essere anche più alte di quelle ipotizzate dalla 27esima edizione del rapporto della Caritas italiana intitolato «Tutto da perdere». Il rapporto che denuncia questi dati è stato presentato ieri a Roma in vista della VII Giornata Mondiale dei poveri, istituita da Papa Francesco, che sarà celebrata domenica.

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Il reddito è di base

Il rapporto è utile per tracciare un bilancio non inficiato dalle propagande contrapposte che hanno neutralizzato il «reddito di cittadinanza», una misura malconcepita di «politica attiva del lavoro» che tale non è mai stata, così come essa non è mai stata un «reddito di cittadinanza», cioè una forma di «reddito di base incondizionato» che avrebbe dovuto essere erogato a una platea potenziale dei poveri relativi, e non solo a quelli «assoluti». Nel 2021 il «reddito di cittadinanza è stato erogato al numero più alto dei beneficiari (quasi 4 milioni). Nei primi 7 mesi del 2023 (dopo i quali la misura è cambiata) le famiglie raggiunte sono state 1 milione e 331 mila. A questo numero andranno sottratti i 400 mila nuclei (e più) esclusi oggi e in futuro. Considerata la parabola osserviamo come, al peggioramento dei processi di impoverimento è seguita una progressiva esclusione dovuta anche ai paletti fiscali, patrimoniali e reddituali per l’accesso al «reddito di cittadinanza». Nel frattempo, la povertà assoluta è continuata ad aumentare.

Il rapporto Caritas riporta i dati Eurostat secondo i quali i poveri assoluti nel 2022 sono saliti da 5 milioni 317 mila a 5 milioni 674 mila (+ 357mila unità). Questa lenta ascesa potrebbe continuare. Non è escluso, infatti, che nel 2024 il governo Meloni sia costretto a diminuire i bonus energetici, e di altro tipo, che in questi anni sono riusciti a rallentare l’espansione della povertà, in particolare tra i “lavoratori poveri”. Per il momento va registrato il fatto che la quantità statistica della povertà assoluta è sostanzialmente la stessa del 2019 quando entrò in vigore il “reddito di cittadinanza”.

La tendenza potrebbe essere amplificata dall’intervento dell’attuale governo che «risparmierà» quasi un miliardo di euro dal taglio di una misura già di per sé concepita per selezionare i poveri «meritevoli» da quelli «immeritevoli». Questi dati non vengono quasi mai interrogati nel dibattito in cui il tema è quasi del tutto scomparso. Continua a non essere compresa la ragione di una «selezione» in un provvedimento che prima era presentato nei termini di un «universalismo selettivo», categoria discutibile quanto lo è stata l’applicazione. Con la guerra ai poveri di Meloni la selettività è stata rafforzata. E l’universalismo è un fantasma. Una delle poche note positive riguardano circa 50 mila nuclei di stranieri extracomunitari che accederanno alla tutela. Il governo ha dovuto abbassare da 10 a 5 anni lo sbarramento sulla residenza, pena una procedura europea di infrazione. Con l’«Assegno Universale Unico» per i figli la somma permetterà una vita più dignitosa.

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