Lavoro

Servizi museali fiorentini, oggi nuovo sciopero

Servizi museali fiorentini, oggi nuovo scioperoLa Galleria degli Uffizi – La Presse

Appalti e contratti Dopo le agitazioni agli Uffizi, Palazzo Pitti e Opificio delle Pietre Dure, questa volta incrociano le braccia gli addetti della Galleria dell'Accademia e del Bargello. Si protesta per un prossimo cambio di appalto senza che sia stato concordato il potenziamento degli organici, e le clausole sociali per garantire l'attuale inquadramento di lavoratrici e lavoratori, integrativo compreso

Pubblicato circa un'ora faEdizione del 16 novembre 2024

Oggi si replica, c’è il secondo sciopero dei servizi museali fiorentini, che questa volta interessa il centinaio di addetti della Galleria dell’Accademia e dei Musei del Bargello. Un’agitazione legata a un prossimo cambio di appalto senza che sia stato concordato il necessario potenziamento degli organici, e soprattutto le clausole sociali per garantire l’attuale inquadramento contrattuale di lavoratrici e lavoratori, integrativo compreso. Si incrociano le braccia, non per caso, nella settimana del G7 del turismo. Perché, come denunciano la Filcams Cgil e la Uiltucs, “questa vertenza, come quella degli Uffizi, è emblematica di questo sistema dell’overturismo, che non intende affatto redistribuire l’enorme ricchezza prodotta ai lavoratori, che sono i veri protagonisti”.

Non è solo una vertenza che riguarda i servizi museali, puntualizzano le due sigle sindacali: “Questo vale per i beni culturali ma anche per gli addetti al turismo, che hanno il contratto collettivo nazionale scaduto da ormai sei anni, e per quelli della ristorazione e dei pubblici esercizi, dove nonostante i recenti rinnovi dei contratti nazionali continuano ad esserci problemi di dequalificazione del lavoro, e di diffusa irregolarità”.

Parallelamente ai nodi dello spopolamento – 30mila residenti in meno rispetto al 2000 – e della gentrificazione del centro storico patrimonio dell’Unesco, con l’acquisto (favorito nei dieci anni di amministrazione Nardella) di palazzi storici, complessi pubblici e miriadi di abitazioni da mettere a rendita da parte di fondi di investimento per lo più angloamericani, anche le condizioni sempre più precarie di chi lavora nella “fabbrica del turismo” sono lo specchio di una città che nel corso dell’anno ha raggiunto la cifra record di almeno 15 milioni di presenze, come emerso dal Forum internazionale del turismo della scorsa settimana. Un aumento percentuale di almeno il 40% rispetto al 2023, e quasi triplicato nell’ultimo quarto di secolo. Con l’effetto tangibile di una vera e propria “crisi esistenziale” in un comune che ormai ha poco più di 360mila abitanti.

I cambi di gestione, con gare d’appalto che superano i 100 milioni di euro ma paradossalmente senza il mantenimento delle condizioni economico-normative delle lavoratrici e dei lavoratori, hanno già portato il 5 novembre scorso allo sciopero dei circa 200 addetti impiegati nei servizi (biglietteria, accoglienza, bookshop e didattica) della Galleria degli Uffizi, di Palazzo Pitti e dell’Opificio delle Pietre Dure.

L’agitazione odierna, accompagnata da un presidio in tarda mattinata in piazza delle Belle Arti davanti al Conservatorio Charubini, riguarda gli addetti degli stessi servizi alla Galleria dell’Accademia e ai Musei del Bargello. “Fin qui ci sono state date rassicurazioni deboli – denuncia la Filcams – e la stessa Ales spa, che dovrebbe subentrare ad Opera laboratori fiorentini ai Musei del Bargello, non si è mai presentata ai tavoli e non sappiamo ancora nulla sulle procedure e le clausole sociali che dovrebbero tutelare gli addetti”.

Per giunta, nel caso degli Uffizi dove ad Opera laboratori fiorentini subentrerà Coopculture/Electa , i lavoratori e i loro delegati sindacali non hanno ancora digerito la comunicazione da parte del nuovo direttore delle Gallerie, Simone Verde, di voler disconoscere l’accordo siglato nel novembre scorso fra le rappresentanze sindacali, il suo predecessore Eike Schmidt e i rappresentanti di Comune di Firenze e Regione Toscana, intesa con cui si riconosceva la tutela del contratto in essere anche in caso di cambio d’appalto.

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