Piana toscana: operai da risarcire, l’azienda in fuga
8x5 In assemblea permanente da cinque giorni i lavoratori pakistani della Iron & Logistics, presidiano la fabbrica per evitare che siano portati via i macchinari. Hanno vinto una causa di lavoro anche in appello e devono essere reintegrati con un risarcimento complessivo di mezzo milione di euro, in risposta i proprietari (italiani) hanno azzerato le produzioni
8x5 In assemblea permanente da cinque giorni i lavoratori pakistani della Iron & Logistics, presidiano la fabbrica per evitare che siano portati via i macchinari. Hanno vinto una causa di lavoro anche in appello e devono essere reintegrati con un risarcimento complessivo di mezzo milione di euro, in risposta i proprietari (italiani) hanno azzerato le produzioni
Presidiano lo stabilimento per evitare che siano portati via i macchinari, visto che i proprietari italiani dell’azienda hanno interrotto di punto in bianco la produzione, dopo una sentenza d’appello che li condanna a pagare circa mezzo milione di euro di risarcimenti ai lavoratori. Sono arrivati al quinto giorno di assemblea permanente gli operai della Iron&Logistics, l’azienda pratese di stireria, confezionamento di abiti e cucitura per noti marchi della moda made in Italy, ora con sede ad Agliana nel pistoiese, che nell’estate di due anni fa fu al centro di uno dei primi casi di presidi davanti alla fabbrica, per veder riconosciuto il diritto a un regolare contratto, con 40 ore di lavoro settimanali invece delle 70 cui erano costretti.
All’epoca, alla mobilitazione e allo sciopero degli operai, in massima parte pakistani, i proprietari avevano risposto licenziandone venti. Erano quelli iscritti al sindacato di base Si Cobas (oggi Sudd Cobas), allontanati “per giusta causa”, secondo l’azienda. Grazie alla mediazione dell’unità di crisi della Regione Toscana, l’agitazione finì con la firma di un accordo, anche istituzionale, che prevedeva il progressivo reintegro dei lavoratori licenziati. Ma dopo pochi giorni, una volta trasferito lo stabilimento da Prato ad Agliana, l’azienda annunciò pubblicamente che non avrebbe rispettato l’intesa.
Alla fine del 2023 il Tribunale del lavoro di Prato dichiarava comunque illegittimi tutti i licenziamenti. Una sentenza ora confermata dalla sezione lavoro della Corte di appello di Firenze, che ha ribadito come per gli operai, difesi dagli avvocati Lorenzo Nannipieri e Letizia Bertolucci, spetti il diritto alla reintegra e al risarcimento economico. A 15 di loro (altre cinque posizioni sono ancora al vaglio dei giudici), spettano complessivamente circa 500mila euro.
“Il problema è che nelle ultime settimane i lavoratori hanno visto la fabbrica svuotarsi di volumi produttivi – spiegano i sindacalisti Luca Toscano e Sarah Caudiero – e nessuna nuova commessa è entrata. La società non è stata in grado di fornirci alcuna spiegazione plausibile. Troppo forte è il sospetto che i volumi sono stati spostati altrove, e anche i macchinari potrebbero essere portati via. Purtroppo la giustizia e i suoi strumenti si scontrano con i continui tentativi degli imprenditori, in questo caso italiani, di sottrarsi alle loro responsabilità”.
Nel commentare positivamente un accordo raggiunto alla Vot International nella vicina Quarrata, dove 73 lavoratori avranno un contratto regolare dopo undici giorni di sciopero perché un operaio pakistano era stato bastonato dopo essersi rivolto al sindacato denunciando turni fino a 14 ore, il vice capogruppo di Avs a Montecitorio, Marco Grimaldi, osserva comunque: “Devono cessare le illegalità in tutto quel territorio, e soprattutto devono finire le violenze e le minacce verso i lavoratori che chiedono diritti. La lotta paga. Ma come mai il governo e le autorità competenti stanno in silenzio?”.
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