«Sono stato un attore nel cuore del sistema e posso testimoniare che Frontex era destinato a rinforzare il controllo delle frontiere esterne ma è stato trasformato dalla Comissione in una specie di “super Ong” diretta da osservatori e responsabili dei diritti fondamentali». È questa la tesi con cui Fabrice Leggeri si è presentato ieri a Mentone, confine franco-italiano, il giorno dopo aver annunciato la candidatura europea con il Rassemblement National (Rn), l’estrema destra di Marine Le Pen. È la carta che il partito, guidato dal giovane Jordan Bardella, si gioca per mettere l’immigrazione al centro della campagna elettorale.

Secondo Libération l’ex presidente di Frontex era in trattativa anche con i Repubblicani ma chiedeva una posizione blindata. I lepenisti sono stati più rapidi: sarà in terza posizione nel listone per l’europarlamento. Elezione assicurata visto che i sondaggi danno il Rn primo partito con cifre vicine al 30%.

«Per l’Ue l’immigrazione è un progetto, per noi un problema. Serve una riforma della Costituzione perché la politica dell’immigrazione la fanno migranti e giudici», ha detto ieri Bardella. All’estrema destra francese brucia ancora la bocciatura di una parte della recente «loi immigration» che aveva votato col governo. Attraverso Leggeri il Rn spera di guadagnare credibilità sfruttandone gli studi all’École nationale d’administration, dove si formano gli «enarchi», e il trentennale impegno al servizio dello Stato. Forse il primo, ma sicuramente non l’ultimo, funzionario d’alto rango che con un salto scavalca ciò che resta del barrage républicain, l’arco costituzionale che fino alla seconda elezione di Macron escludeva i neofascisti.

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La vicenda di Leggeri dalla nomina a presidente di Frontex nel 2015 all’ingresso nell’estrema destra domenica scorsa è emblematica di una parabola che va molto al di là della sua persona. A capo dell’agenzia europea finisce su spinta di Bernard Cazeneuve, allora ministro dell’Interno del Partito socialista francese e futuro capo del governo sotto la presidenza di François Hollande. In sette anni Leggeri, che accusava le Ong di essere un pull factor (tesi poi smentita dal suo successore), moltiplica gli incassi: Frontex diventa l’agenzia Ue con più fondi. Solo nell’ultimo periodo ha difficoltà a farsi approvare bilanci che ormai raggiungono i 750 milioni.

Dal 2021, infatti, si addensano nuvole sempre più scure: inchieste giornalistiche documentano respingimenti illegali nell’Egeo e dicono che Leggeri avrebbe chiuso un occhio, mentre l’Ufficio europeo per la lotta antifrode (Olaf) punta i fari sui comportamenti irregolari nella gestione di flussi migratori e risorse economiche. La relazione finale non viene mai pubblicata per intero, ma le indiscrezioni confermano le responsabilità di Leggeri. Nel 2022 si dimette.

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Punta il dito contro la Commissione e la commissaria per gli Affari interni Ylva Johansson. Sostiene che l’originaria missione di Frontex, controllo e sicurezza, sia stata fuorviata, spostata su diritti e perfino accoglienza. Un teorema smentito dai fatti, per ultimo la rivelazione di Der Spiegel sulle 2.200 mail inviate alla sedicente «guardia costiera libica» per segnalare, e far catturare, i barconi di migranti in fuga. Più verosimile è che le istituzioni Ue abbiano smesso di coprirgli le spalle: abusi e violazioni erano ormai troppo evidenti.

«Leggeri ha fatto di Frontex una banda di mercenari armati fino ai denti, che brutalizzano e lasciano morire migliaia di esiliati alle nostre frontiere – sintetizza Manon Aubry, co-presidente del Gruppo della sinistra al parlamento Ue ed eurodeputata della France Insoumise – Si è dovuto dimettere per i peggiori crimini e i respingimenti illegali». Quale miglior curriculum per l’estrema destra.