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La commissione d’inchiesta sull’assalto a Capitol Hill punta su Trump

La commissione d’inchiesta sull’assalto a Capitol Hill punta su TrumpMaxischermi a Washington Dc per le dirette dal congresso – Jose Luis Magan /Ap

Stati uniti Al via in diretta tv - tranne su Fox News - le sei udienze pubbliche della commissione parlamentare d'inchiesta sull'assalto al Parlamento americano del 6 gennaio 2021. Il Comitato accusa l’ex presidente attraverso le registrazioni dei suoi fedelissimi

Pubblicato più di 2 anni faEdizione del 11 giugno 2022

La prima delle 6 udienze del Congresso sull’assalto al Campidoglio del 6 gennaio 2021 da parte dei sostenitori di Trump, ha fatto il suo debutto televisivo in prima serata. Dopo più di un anno di lavoro da parte della Commissione bipartisan della Camera, e oltre 1.000 audizioni, le udienze hanno ora lo scopo di esporre le minacce che la democrazia Usa ha corso quel giorno, e chi e cosa ha causato l’attacco. E, se tutto va bene, spingere il Dipartimento di Giustizia a processare Trump per avere coordinato il tentato golpe.

La cosa non è piaciuta a Trump che ha condiviso il suo disappunto su Truth Social, il social network che ha creato dopo essere stato bandito da Twitter. “Quindi il Comitato Non Selezionato degli SGHERRI politici si rifiuta di interpellare qualcuno dei tanti testimoni e delle dichiarazioni positive, si rifiuta di parlare della frode elettorale e delle irregolarità che hanno avuto luogo su larga scala e ha deciso di utilizzare un documentarista di Fake News ABC per girare solo filmati negativi. Il nostro Paese è in grossi guai!”.

Un’immagine inedita dell’assalto a Capitol Hill del 6 gennaio 2021, foto Ap

Questa è la linea di difesa della destra, dire che non c’è contraddittorio come se fosse un processo e non delle udienze, come se in quelle dell’11 settembre avessero dovuto includere i rappresentanti di Al Qaeda, ma la loro premessa è che l’insurrezione non dovrebbe essere trattata come un attacco al sistema, ma come una disputa tra due parti dello stesso sistema di valori.

Di diverso approccio invece i deputati Bennie Thompson (Dem) e Liz Cheney (la rep reietta e ostracizzata dal partito per essersi opposta a Trump) che, rispettivamente presidente e vice presidente della commissione, hanno aperto la storica serie di audizioni pubbliche sostenendo l’esistenza di una cospirazione organizzata, guidata dall’ex presidente Donald Trump.

La commissione non ha giocato di fioretto ed ha esposto il caso in termini netti. Thompson si è presentato dicendo di essere “nato, cresciuto e vivo ancora a Bolton, Mississippi, dove le persone giustificano le azioni di schiavitù, il KuKluxKlan e linciaggio”, e ha subito specificato che quello del 6 gennaio è stato “un tentativo di colpo di stato”, un “tentativo di rovesciare il governo, di violare il giuramento che ogni singolo funzionario pubblico americano fa di difendere la Costituzione contro i nemici, stranieri e interni”.

Ha poi aggiunto che nelle prossime settimane non vuole solo ricordare agli americani ciò che è successo, ma parlare di come la democrazia Usa sia tuttora in pericolo, e che la cospirazione per ostacolare la volontà del popolo non è ancora chiusa, indicando come attori politici i membri del partito repubblicano.

L’udienza è stata un fuoco di fila di accuse, si sono visti filmati dell’ex procuratore generale di Trump, Bill Barr, in cui definisce “bullshits”, cazzate, le presunte prove di elezioni rubate portate avanti dalla Casa bianca e la stessa figlia di The Donald – Ivanka – prendere le distanze dal padre e affermare di credere alle dichiarazioni di Barr.

“Nella nostra seconda udienza, vedrete che Donald Trump e i suoi consiglieri sapevano di aver perso le elezioni – ha aggiunto Liz Cheney, vicepresidente della commissione – Ma nonostante questo, il presidente si è impegnato in uno sforzo massiccio per diffondere informazioni false e fraudolente”.

La testimonianza video di Ivanka Trump, foto Ap

Cheney ha letto la testimonianza secondo cui Trump era d’accordo con i rivoltosi sul fatto che il suo vicepresidente Mike Pence “meritasse di essere impiccato” per essersi rifiutato di rovesciare il risultato delle elezioni, e ha terminato rivolgendosi ai suoi colleghi di partito: “Questa sera lo dico ai miei compagni repubblicani che difendono l’indifendibile: verrà il giorno in cui Donald Trump se ne andrà, ma il vostro disonore rimarrà”.

Le due testimonianze più potenti sono state le immagini del documentarista inglese Nick Quested e dell’agente di polizia Caroline Edwards, la prima ad essere ferita quel giorno, riportando un trauma cranico.

Quested aveva iniziato a seguire il gruppo paramilitare di estrema destra Proud Boys dopo le elezioni per realizzare un documentario sulla polarizzazione politica Usa, e nella sua testimonianza ha descritto ciò che ha visto il 6 gennaio: una folla che si è trasformata “da manifestanti a rivoltosi, a insurrezionisti. Sono rimasto sorpreso dalle dimensioni del gruppo, dalla rabbia”, aggiungendo che “un paio di centinaia di Proud Boys hanno marciato verso il Campidoglio” già prima del discorso incendiario di Trump, come se tutto fosse già organizzato.

Dopo le immagini filmate da Quested, sono arrivate quelle descritte dall’agente Edwards: “Scivolavo sul sangue. Era una carneficina. Il caos”. La commissione ha poi mostrato un video dove la si vede spinta a terra, sbattere la testa sui gradini del Campidoglio e perdere i sensi. Per via della commozione cerebrale, Edwards ha dichiarato di avete avuto svenimenti improvvisi per mesi.

L’udienza pubblica a Capitol Hill, foto Ap

Le immagini e le testimonianze dei 2 testimoni oculari – il regista e l’agente -, hanno rafforzato e fatto da sfondo alla tesi della commissione secondo cui l’insurrezione “è stata il risultato di uno sforzo coordinato in più fasi per rovesciare i risultati delle elezioni del 2020 e fermare il trasferimento di potere da Donald Trump a Joe Biden”.

Mentre tutti i maggiori network televisivi trasmettevano l’udienza in diretta, il canale Tv di destra Fox News non ha reputato necessario fare altrettanto, e ha mantenuto invece la propria programmazione inalterata con il talk show di Tucker Carlson.

Una differenza rispetto a un giorno normale però c’è stata, l’assenza di interruzioni pubblicitarie.

Dopo aver cercato per mesi di sminuire i fatti del 6 gennaio, descrivendoli come un avvenimento minore che nei libri di storia occuperà al limite lo spazio di una nota a piè di pagina, Fox News si è mostrata tanto spaventata che i suoi telespettatori potessero cambiare canale, e seguire l’udienza, da rinunciare agli introiti pubblicitari pur di mantenere l’audience inchiodata alla propria narrativa parallela.

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