Le ricerche controverse del ministro della salute Schillaci potrebbero aver influenzato l’assegnazione di fondi pubblici per la ricerca scientifica. Tre delle otto pubblicazioni scoperte dal manifesto che contengono immagini duplicate firmate dal ministro sono infatti citate all’interno di un progetto di ricerca presentato da Manuel Scimeca, un altro dei ricercatori coinvolti nello scandalo, premiato il 18 luglio con un finanziamento pubblico di 199.875 euro. Il progetto, intitolato «Nuovi mediatori, biomarcatori predittivi e obiettivi terapeutici per il cancro metastatico al seno», verte proprio sull’argomento delle pubblicazioni contestate e il ministero lo ha selezionato tra i Progetti di rilevante interesse nazionale (Prin). «Dalla ricerca effettuata dagli uffici del ministero dell’Università e della ricerca sulla documentazione allegata dal dottor Scimeca all’atto della presentazione della domanda di partecipazione al bando Prin 2022 (assegnato nel 2023, ndr), risultano incluse tre pubblicazioni riportate sul sito online del vostro giornale» confermano dagli uffici del Mur con una nota. Si tratta degli studi pubblicati sulle riviste International Journal of Molecular Sciences, Contrast Media and Molecular Imaging e Journal of Clinical Medicine.

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IL FINANZIAMENTO tuttavia è confermato, nonostante la perplessità della comunità scientifica internazionale sulla qualità delle ricerche svolte dal gruppo diretto da Schillaci. Secondo il ministero il ruolo di quelle pubblicazione nell’assegnazione dei fondi sarebbe marginale. «La valutazione sul profilo del principal investigator (cioè il coordinatore del progetto Manuel Scimeca, ndr) è, quindi, globale e non analitica, dovendo tener conto del combinato disposto del curriculum vitae e degli aspetti significativi che emergono dalle pubblicazioni allegate e/o elencate nel curriculum; questa valutazione non distingue fra principal investigator e gruppo di ricerca ma li ricomprende entrambi» fanno sapere gli uffici. «Resta inteso che l’oggetto cruciale della valutazione (per il 90% del punteggio) verte sulla natura intrinseca del progetto (qualità, budget, impegno temporale, coerenza, innovatività etc.)».
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Secondo il ministero, dunque, le pubblicazioni hanno influenzato solo la valutazione del coordinatore scientifico e hanno inciso poco sul punteggio complessivo di 86 su 100 assegnato da tre revisori rigorosamente anonimi. Ma gli studi contestati e ora sotto la lente della comunità scientifica potrebbero aver pesato anche sugli altri criteri di valutazione. Ad esempio, il progetto è stato giudicato anche sulla «congruenza della metodologia adottata rispetto agli obiettivi» per il 10%, sul «posizionamento del progetto rispetto allo stato dell’arte nella specifica area scientifica» (10%) e sulla «capacità di realizzare il progetto proposto» (10%): tutti aspetti che potrebbero essere messi in discussione se quegli studi – che riguardano esattamente l’ambito di ricerca del progetto – si rivelassero fallati come ritengono diversi esperti del settore.

IL CONTENUTO dei progetti presentati per il bando Prin non è pubblico. Perciò è impossibile stabilire quanto gli errori negli studi di Schillaci e colleghi abbiano influenzato l’assegnazione. Come ricercatore under 40, Scimeca ha anche beneficiato di una corsia preferenziale perché il bando riservava il 30% delle risorse a ricercatori giovani. Dato che il punteggio minimo necessario per ricevere il finanziamento è di 75 punti, anche dopo una revisione della valutazione la decisione sull’assegnazione potrebbe rimanere positiva.

Malgrado anche la rivista Science abbia confermato i dubbi sollevati dal manifesto, la più influente nella comunità scientifica, né il ministero dell’università e della ricerca né quello della salute hanno finora avviato alcun approfondimento sulle ricerche svolte da Schillaci.

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Oltre alla duplicazione delle immagini, sull’operato del ministro-ricercatore pesano anche i dubbi su un’attività di ricerca singolarmente prolifica, che anche durante il 2023 trascorso al ministero lo ha portato a pubblicare uno studio ogni 8,6 giorni: una produttività mai raggiunta nemmeno quando si dedicava alla ricerca scientifica a tempo pieno.