La rivista Science ha calcolato che il ministro della salute e ricercatore Orazio Schillaci ha pubblicato una ricerca ogni dodici giorni nel periodo in cui è stato rettore dell’università di Tor Vergata, a Roma. Si tratta di una performance notevole, visto che mentre svolgeva le sue ricerche – in otto casi con le immagini duplicate come abbiamo scoperto e raccontato – dirigeva anche il secondo ateneo romano con oltre trentamila studenti immatricolati. Affinando le ricerche, tuttavia, si scopre che la sua produttività scientifica è persino aumentata durante il suo incarico da ministro.

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Secondo la banca dati Google Scholar, dopo la sua nomina (22 ottobre 2022) Schillaci ha inviato alle riviste scientifiche una pubblicazione ogni undici giorni, domeniche comprese. Il conto prende in considerazione solo gli studi già pubblicati ed è presumibile che altri, inviati e non ancora approvati, vengano alla luce prossimamente. Se si tiene conto solo della data di pubblicazione, nel 2023 gli studi pubblicati da Schillaci sono stati ventotto, cioè uno ogni 8,6 giorni.

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SIAMO VICINI AI RECORD scoperti dal celebre statistico e specialista di integrità scientifica John Ioannidis dell’università di Stanford (Usa), che nel 2018 aveva censito 265 ricercatori in ambito biomedico in grado di pubblicare addirittura un articolo ogni cinque giorni. Anche Ioannidis osservò che, paradossalmente, più un ricercatore assume incarichi di gestione che lo allontanano dal laboratorio (come la direzione di una facoltà o di un ateneo) e più diventa magicamente «prolifico», segno che il gran numero di pubblicazioni riflette più spesso le gerarchie accademiche più che il contributo scientifico dei ricercatori.

Nessuno dei recordman di Ioannidis, tuttavia, contemporaneamente alle sue ricerche faceva il ministro della salute, un incarico che non lascia tempo per coltivare una carriera universitaria: ci sono una sanità pubblica da ricostruire, liste di attesa che si allungano e il Pnrr da mettere a terra. E c’è da chiedersi se davvero Schillaci abbia fatto il doppio lavoro di ministro-ricercatore, oppure se quelle pubblicazioni siano honorary authorship, il termine inglese che indica i ricercatori che firmano le ricerche anche senza contribuire alle ricerche solo in virtù del loro potere accademico.

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LUCA FILIPPI, radiologo all’ospedale «S. Maria Goretti» di Latina, è uno dei più stretti collaboratori di Schillaci avendo collaborato con lui a una ventina di studi solo nel 2023 e garantisce che anche da ministro non ha abbandonato il lavoro accademico: «Il lavoro del professore è stato sia diretto che di guida e ispirazione» spiega al manifesto. In concreto, Schillaci fa anche il ricercatore? «La collaborazione per indirizzare, rivedere e orientare le nostre ricerche è indubbiamente continuata da Rettore e prosegue, seppure con minor intensità, anche ora». Infatti negli studi con Filippi a Schillaci viene riconosciuto un ruolo di «supervisione». Ma da lontano, visto che non si è occupato nemmeno di scegliere dove pubblicare gli studi: «L’apporto del professore – prosegue Filippi – non ha riguardato la scelta delle riviste».

LA SCELTA è ricaduta molto spesso su quelle del famigerato editore Mdpi, in cui gli autori pagano migliaia di euro per pubblicare i loro studi senza troppi controlli. Lo dimostrano le numerose immagini riciclate scoperte negli studi di Schillaci e colleghi, che non avrebbero superato un esame più attento come quello operato dalle riviste serie. Lo ammette Manuel Scimeca, un altro collaboratore del ministro e colui che si è assunto la responsabilità diretta sulle immagini controverse: «Non è una linea cellulare e si vede lontano un miglio» ha spiegato al manifesto commentando un’immagine di una biopsia di un tumore al seno riciclata come cellule della prostata, una delle duplicazioni più eclatanti. Eppure Schillaci, che di quella ricerca si dichiara ideatore, supervisore, responsabile della metodologia e della stesura, non se n’era accorto. Scimeca garantisce tuttavia che le ricerche saranno corrette e che i dati analizzati verranno messi a disposizione della comunità scientifica. Che adesso vuole vederci chiaro.